Ai titolari di partita IVA con regime ordinario può capitare di dover utilizzare il codice tributo 1989 per eseguire versamenti tramite modello F24. Di cosa si tratta? Vediamo nel dettaglio cos’è il codice tributo 1989, a cosa si riferisce e quando si usa. 

Contenuti

Cos’è il codice tributo 1989?

1989 è il codice tributo da utilizzare per il pagamento degli interessi dovuti in caso di versamento tardivo dell’IRPEF in regime ordinario.

Per andare incontro ai titolari di partita IVA con regime ordinario che, sebbene non abbiano rispettato le scadenze previste, dimostrano di essere intenzionati a regolarizzare prontamente la propria situazione debitoria, l’articolo 13 del decreto legislativo numero 472 del 18 dicembre 1997 permette di rimediare al ritardo nel pagamento delle imposte senza dover pagare per intero le sanzioni previste. Per potersi avvalere di tale beneficio, però, occorre pagare gli interessi tramite modello F24. In caso di ritardo con l’IRPEF bisogna utilizzare il codice tributo 1989, denominato “Interessi sul ravvedimento - IRPEF”.

Quando si utilizza il codice tributo 1989?

Il codice 1989 può essere utilizzato per il pagamento degli interessi dovuti in caso di mancato rispetto della scadenza prevista per il versamento dell’IRPEF, sia prima che dopo aver ricevuto l’avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per tale irregolarità.

Nel secondo caso, si hanno 30 giorni di tempo dalla data di ricezione della comunicazione dell’Agenzia per effettuare il pagamento.

Chi deve versare gli interessi con codice tributo 1989?

A dover provvedere al pagamento degli interessi sul versamento in ritardo dell’IRPEF sono i titolari di partita IVA con regime ordinario. Per i titolari di partita IVA regime forfettario, invece, non è previsto l’uso di tale codice tributo.

Come si calcolano gli interessi da versare con il codice tributo 1989?

Gli interessi da versare con il codice 1989 si calcolano moltiplicando l’importo dovuto a titolo di imposta per il tasso di interesse legale del 2% (nel 2025) e per il numero di giorni trascorsi dalla scadenza prevista per il pagamento. Il risultato ottenuto va poi diviso per i giorni dell’anno, ossia 365, per rapportare il tasso annuale al periodo di ritardo.

La formula da applicare per il calcolo degli interessi da versare nel 2025 con il codice tributo 1989 è la seguente:

Interessi = (Importo dovuto × Tasso di interesse del 2% × giorni di ritardo) / 365

Per effetto del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 10 dicembre 2024, a partire dal 1° gennaio 2025 si applica, ai ritardi verificatisi da quella data in poi, il tasso di interesse legale del 2%. Ma ricordate che le informazioni riportate, valide al momento della stesura dell’articolo, possono cambiare in seguito. Vi consigliamo di consultare sempre una risorsa istituzionale o un professionista del settore tributario.

Anche perché, come stabilito dall’articolo 1284, primo comma, del Codice civile, l’aggiornamento del tasso di interesse avviene ogni anno. E quindi che il tasso da applicare potrebbe non essere unico, ma cambiare in ragione di quello vigente nei diversi periodi della violazione. Per esempio, nel 2024 era del 2,5%, nel 2023 del 5%, nel 2022 dell’1,25% ecc.

Ora facciamo un esempio concreto. Supponiamo di essere titolari di partita IVA con regime ordinario e di accorgerci di non aver provveduto al pagamento del saldo IRPEF di 3.000 € entro il 30 giugno. Ipotizziamo che la data entro cui avremmo dovuto pagare il saldo dell’IRPEF sia passata da 30 giorni. Per calcolare gli interessi moltiplichiamo 3.000 € per il tasso di interesse legale (se la violazione si riferisce al 2025, del 2%) e per i 30 giorni di ritardo. Dividiamo poi il risultato per 365. L’importo degli interessi sarà di 4,93 €. Pertanto, nel modello F24 in corrispondenza del codice tributo 1989 dovremo indicare 4,93 € di interessi.

3.000 € x 2% x 30 giorni / 365 giorni = 4,93 € 

Poniamo invece che il ritardo sia relativo al pagamento IRPEF del 30 novembre 2024 e che lo si sani il 3 gennaio 2025. In questo caso avremo da calcolare due diversi tassi di interesse: del 2,5% per i 30 giorni del 2024 e del 2% per i 3 giorni del 2025. Il tasso legale da applicare è, infatti, quello in vigore nei singoli periodi.

3.000 € x 2,5% x 30 giorni / 365 giorni = 6,16 €

3.000 € x 2% x 3 giorni / 365​ giorni = 0,49 €

6,16 € + 0,49 € = 6,65 €

Modalità di pagamento del codice tributo 1989

Il versamento degli interessi con il codice 1989 deve essere eseguito contestualmente al pagamento del tributo a cui si riferisce e delle sanzioni. Analogamente a quanto previsto per il codice tributo 1035, l’operazione può essere eseguita tramite:

  • sezione “Pagamenti F24” sul portale dell’Agenzia delle Entrate;
  • home banking, avviando la procedura di pagamento di un nuovo modello F24;
  • sportelli bancari e postali.

Nella compilazione del modello F24 occorre indicare il codice tributo 1989 nell’apposita riga della sezione Erario, l’anno d’imposta espresso nella forma AAAA e l’importo dovuto a titolo di interessi.

Scadenze e sanzioni per il mancato versamento

La legge al momento non stabilisce una specifica scadenza entro cui poter utilizzare il codice tributo 1989. All’aumentare del ritardo, gli interessi crescono.

Come accennato, il codice 1989 può essere usato anche dopo aver ricevuto l’avviso da parte dell’Agenzia delle Entrate. In tal caso è necessario eseguire il pagamento entro e non oltre 30 giorni, altrimenti le autorità possono procedere con la riscossione coattiva, con l’aggravio di ulteriori sanzioni.

Differenze tra codice tributo 1989 e altri codici simili

Il codice 1989 si usa solo per gli interessi legali in materia di IRPEF e non va confuso o sovrapposto ad altri codici tributo relativi a sanzioni e interessi. Si differenzia dal codice tributo 1993, da utilizzare specificatamente per gli interessi sul ravvedimento IRAP, dal 1994 da usare per gli interessi sul ravvedimento per l’addizionale regionale e dal 1995 usato negli interessi sul ravvedimento in caso di addizionale comunale. Attenzione anche a non fare confusione con il codice 8901 per la sanzione pecuniaria IRPEF e con il codice tributo 8911 utilizzato per il pagamento delle sanzioni tributarie derivanti da errori nelle dichiarazioni fiscali e nei versamenti delle imposte.

FAQ

Cosa succede se utilizzo il codice tributo 1989 per un’imposta sbagliata?

Il codice 1989 si può utilizzare solo per gli interessi legali in materia di IRPEF. L’utilizzo per un’imposta errata è considerato una violazione formale, che in genere è possibile sanare.

Posso compensare gli interessi versati con il codice tributo 1989 con crediti fiscali?

Sì, la compensazione degli interessi versati con codice 1989 è ammessa nel 2025, purché i crediti siano dichiarati e certificati (con visto per importi superiori a 15.000 €), non sussistano debiti iscritti a ruolo che superino i 100.000 € e si rispettino i limiti quantitativi e le modalità telematiche.

Dove posso trovare assistenza se ho dubbi sull’uso del codice tributo 1989?

In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a professionisti accreditati, competenti ed esperti del settore tributario. 

È possibile annullare un pagamento già effettuato con il codice tributo 1989?

In linea generale, una volta effettuato un pagamento con il codice 1989, non lo si può annullare.

Quali riferimenti normativi regolano il codice tributo 1989?

La normativa di riferimento è l’articolo 13 del decreto legislativo numero 472 del 18 dicembre 1997.

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