La partita IVA a regime forfettario rappresenta una delle scelte più diffuse quando si inizia una nuova attività. Si tratta infatti di un regime agevolativo che permette di pagare un’imposta sostitutiva ridotta.
In questo articolo ti parleremo di come funziona, dei limiti e di come aprire una partita IVA a regime forfettario.
Come funziona la partita IVA a regime forfettario?
La partita IVA forfettaria può essere aperta da tutte le persone fisiche che decidono di avviare una nuova attività e vogliono limitare i costi nella fase iniziale – ma a certe condizioni.
Tra i regimi fiscali previsti dall’ordinamento italiano, il regime forfettario è infatti quello che permette di pagare un’imposta sostitutiva ridotta anziché la normale imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) che rappresenta un’imposta progressiva.
Il termine forfettario deriva dal fatto che, a seconda del codice ATECO attribuito all’attività svolta, l’imponibile è prestabilito: in seguito vedremo quali sono gli imponibili a seconda del tipo di attività, ma per fare un esempio pratico, se consideriamo un codice ATECO che prevede un imponibile del 67% il restante 33% verrà considerato come una sorta di spesa che viene detratta forfettariamente.
Tra i vantaggi del forfettario troviamo:
- La mancanza di IVA in fattura – cosa che costituisce un vantaggio competitivo rispetto a coloro che devono aggiungere l’IVA in fattura, poiché di fatto permette di abbassare i costi per il cliente e di essere più competitivi;
- La mancanza di obbligo di fatturazione elettronica – anche se la fatturazione elettronica potrebbe essere estesa ai forfettari nel 2022;
- Una contabilità meno rigida e complessa.
Ma come vedremo, l’apertura della partita IVA a regime forfettario è concessa solo a coloro che rispettano certi limiti, tra i quali il limite sui compensi ai collaboratori: questa è una delle ragioni per le quali i forfettari si trovano spesso a doversi far carico di più mansioni, e un partner affidabile diventa dunque indispensabile.
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Regime forfettario: partita IVA e limiti
Aprire partita IVA con il regime forfettario permette a chi avvia una nuova attività di pagare un’imposta sostitutiva pari al 5% per i primi cinque anni.
Le attività in fase di startup che possono ottenere questo beneficio sono:
- Le attività i cui titolari non hanno esercitato attività d’impresa, arti o professioni – neanche in forma familiare;
- Le attività che non costituiscono una semplice continuazione di una precedente attività da lavoro dipendente;
- Le attività acquisite da un precedente titolare che non hanno ottenuto compensi superiori a 65.000 € nel precedente periodo d’imposta.
Anche qualora questi requisiti non potessero essere rispettati, si può aprire una partita IVA forfettaria con imposta sostitutiva al 15% se:
- La persona fisica che avvia l’attività non si avvale di altri regimi speciali per la determinazione del reddito;
- Chi avvia l’attività è residente in uno dei paesi che aderiscono all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo e produce almeno il 75% del proprio reddito in Italia;
- Non si esercitano attività d’impresa, arti o professioni con partecipazioni in società di persone, di capitali o associazioni che si occupano di attività direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte con la nuova attività;
- Non si esercitano prevalentemente attività per coloro che sono stati i datori di lavoro di chi avvia l’impresa nei due anni precedenti all’apertura della partita IVA forfettaria;
- Non siano stati raggiunti, nell’anno precedente all’apertura della partita IVA, redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 € quando il rapporto di lavoro è ancora attivo.
Tutte le persone fisiche che esercitano attività d’impresa, arti o professioni – rientra dunque anche la partita IVA libero professionista – che rispettano questi limiti possono aprire una partita IVA forfettaria, ma ci sono ulteriori limiti per non perdere l’accesso a questo regime fiscale nel 2022:
- Non aver superato – nel 2021 – ricavi superiori a 65.000 €;
- Non aver superato i 20.000 € per spese relative al lavoro accessorio e dipendente;
- Qualora ci fosse anche un reddito da lavoro dipendente o pensione, non bisogna aver superato i 30.000 € di reddito.
Regime forfettario e codice ATECO
Come abbiamo anticipato, il coefficiente di redditività su cui calcolare l’imposta sostitutiva e i contributi previdenziali da versare dipende dal codice ATECO.
Per calcolare le tasse di una partita IVA a regime forfettario bisognerà dunque individuare il corretto codice e il relativo coefficiente:
- Per le industrie del settore alimentare, del commercio all’ingrosso e al dettaglio e per i settori della ristorazione e alberghiero il coefficiente è del 40%;
- Il commercio ambulante di prodotti non alimentari vede il coefficiente salire al 54%;
- Per gli intermediari del commercio il coefficiente è al 62%;
- Per le attività professionali dei settori scientifico, tecnico, sanitario, dell’istruzione, e dei servizi assicurativi e finanziari il coefficiente è del 78%;
- Per le attività immobiliari e di costruzione il coefficiente è dell’86%;
- Per tutte le altre attività il coefficiente è al 67%.
Apertura partita IVA regime forfettario
L’apertura di una partita IVA forfettaria è un procedimento molto semplice: chi desidera aprirla dovrà presentare copia dei documenti e codice ATECO all’Agenzia delle Entrate per richiedere l’apertura. Alla stessa Agenzia andrà comunicata anche un’eventuale chiusura, e sia l’apertura che la chiusura possono essere effettuate anche esclusivamente per via telematica.
L’apertura non ha alcun costo di per sé, ma spesso si ricorre a un professionista per non commettere errori con la richiesta e – soprattutto – per non sbagliare sul codice ATECO, che influenzerà sia la tassazione che i contributi previdenziali.
Il costo del commercialista è variabile, anche a seconda del luogo in cui si decide di avviare la propria attività.
Possibili novità per la partita IVA forfettaria nel 2022
Oltre al possibile allargamento dell’obbligo di fatturazione elettronica che abbiamo già anticipato, per il 2022 è stato proposto dalle Commissioni parlamentari un procedimento facilitato per passare a un altro regime fiscale quando si perdono i requisiti per il forfettario.
Questa proposta consiste nell’aumentare l’imposta sostitutiva – dal 15% al 20%, o dal 5% al 10% – per due anni a partire da quando i requisiti vengono persi, a patto che per quei due periodi di imposta si registri un incremento dei ricavi almeno del 10%.
Conclusioni
Il regime forfettario è la scelta più comune per chi decide di aprire una partita IVA, perché permette di accedere a un regime fiscale agevolato, ma esistono dei limiti ben precisi.
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