Naspi e partita IVA possono coesistere. In questo articolo vi spieghiamo in quali casi è possibile avere NASPI e partita IVA allo stesso tempo, quali sono i requisiti e le modalità di richiesta.
Cos’è la NASPI?
La NASPI (Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego), è quella che chiamiamo abitualmente disoccupazione o indennità di disoccupazione. Introdotta col Decreto Legislativo n. 22 del 4 marzo 2015, garantisce un sostegno economico mensile a chi perde il lavoro o si licenzia per giusta causa. Tale pagamento viene garantito per un massimo di due anni. Altrimenti, può essere elargito in un’unica soluzione (NASPI anticipata).
Come si richiede la NASPI?
La NASPI viene erogata in seguito a domanda telematica, che il beneficiario deve presentare sul sito dell’INPS. La richiesta deve essere inoltrata entro 68 giorni dalla cessazione del contratto di lavoro. Una volta approvata, i soldi vengono accreditati mensilmente sul conto corrente del richiedente.
Importo e durata della NASPI
L’importo della NASPI viene calcolato in base alla retribuzione media mensile imponibile. Se questa è inferiore a 1.352,19 euro mensili, l’importo della NASPI corrisponde al 75% di tale importo. Se la retribuzione supera questa soglia, si aggiunge un 25% calcolato sulla differenza.
L’indennità viene erogata per un numero di settimane pari alla metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti. Tuttavia, la durata massima perciò non può superare i due anni.
Requisiti per accedere alla NASPI
Per poter presentare domanda di NASPI è necessario soddisfare alcuni requisiti fondamentali:
- Disoccupazione involontaria: il richiedente deve essere senza lavoro a causa di un licenziamento o dimissioni volontarie per giusta causa.
- Requisiti contributivi: nei quattro anni precedenti allo stato di disoccupazione, il richiedente deve aver lavorato per almeno 13 settimane e aver versato i relativi contributi.
- Requisiti lavorativi: possono richiedere la disoccupazione dipendenti di aziende private e cooperative, apprendisti e lavoratori della pubblica amministrazione. Un ulteriore requisito prevede di aver lavorato almeno 30 giorni nell’anno precedente la richiesta.
Si può accedere alla NASPI se si ha la Partita IVA?
Per quanto possa sembrare che NASPI e partita IVA non possano coesistere, questa non è la realtà: non è necessario chiudere la partita IVA per poter richiedere la disoccupazione.
Esistono infatti casi in cui è possibile richiedere la NASPI anche se si percepisce un reddito tramite lavoro autonomo. Questo vale, ad esempio, quando un lavoratore part-time svolge anche un lavoro parallelo regolato da partita IVA.
Questa coesistenza avviene anche in caso di partita iva in regime forfettario, salvo il rispetto dei seguenti requisiti:
- Aver perso un lavoro dipendente per cause non volontarie;
- Aver contributi per almeno 13 settimane di lavoro nei 4 anni precedenti la richiesta di disoccupazione;
- Avere, o stare per avviare, una nuova attività come libero professionista con un reddito massimo di 4.800 euro annui.
Limiti di reddito con Partita IVA
Se la partita IVA è già attiva, è necessario comunicare all’INPS il reddito dell’anno precedente. L’importo della NASPI potrebbe variare in base a tale reddito:
- Se il reddito è 0 euro: si ottiene il 100% della NASPI;
- Se il reddito è compreso tra 1 e 4.800 euro: viene erogato solo il 20% del totale della NASPI;
- Se il reddito è superiore a 4.800 euro: la NASPI viene interrotta.
Chi percepisce la NASPI può aprire una Partita IVA?
Come già anticipato sopra, è possibile aprire una partita IVA percependo una NASPI. In questo caso, è necessario fornire una stima dei guadagni previsti dall’attività autonoma, poiché l’importo della NASPI dipenderà proprio dal reddito presunto.
Quando si perde la NASPI?
La NASPI ha una durata massima di due anni. Tuttavia, oltre alla scadenza naturale, esistono altre situazioni in cui l’erogazione della disoccupazione può essere interrotta, tra cui:
- Sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro subordinato;
- Superamento del limite di reddito derivante dal lavoro autonomo (oltre 4.800 euro annui);
- Cancellazione dalle liste di disoccupazione;
- Raggiungimento dell’età pensionabile.
È sempre necessario comunicare all’INPS ogni variazione di questo tipo. La mancata comunicazione di informazioni che portano alla sospensione dell’indennità può comportare una serie di sanzioni.
Assunzione di lavoratori percettori di NASpI: ci sono benefici?
Le aziende che assumono a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato persone in stato di disoccupazione e beneficiarie della NASpI possono accedere a specifiche agevolazioni.
Chi può accedere alle agevolazioni
Tutte le imprese, comprese le cooperative che instaurano con i soci un rapporto di lavoro subordinato, nonché le agenzie di somministrazione del lavoro, possono beneficiare di queste misure.
L’accesso alle agevolazioni è garantito anche in caso si decida di tramutare in tempo indeterminato un contratto a tempo determinato attivato a una persona che godeva di NASpI e ha dovuto interromperla per accettare.
Quali benefici si ottengono
L’agevolazione spettante è pari al 20% dell’indennità NASpI residua che sarebbe stata erogata al lavoratore se non avesse trovato un lavoro.
L’incentivo viene riconosciuto solo per il periodo in cui il lavoratore percepisce una retribuzione. Se ci sono giornate non retribuite, anche il datore di lavoro non riceverà il beneficio per quei giorni.
Condizioni
Il beneficio non può durare più del periodo di disoccupazione originariamente previsto. Inoltre, l’incentivo cessa se il lavoratore raggiunge i requisiti per il pensionamento.
Se il lavoratore aveva subito un licenziamento nei 6 mesi precedenti da un’azienda in rapporto di collegamento o controllo con quella che lo ha assunto e chiede le agevolazioni statali, queste vengono negate.
Chi lavora in proprio ha diritto alla disoccupazione?
Come abbiamo visto in precedenza, un lavoratore autonomo ha diritto alla disoccupazione solo se affianca un lavoro dipendente che, al momento della richiesta, non è più attivo.
Chi lavora esclusivamente con partita IVA non può usufruire della NASPI, ma può accedere a un’altra forma di sostegno dedicata ai liberi professionisti. Si tratta dell’ISCRO - Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa, il cui scopo è garantire sostegno al libero professionista in caso di difficoltà finanziarie. Questa indennità entra in atto per chi lavora in proprio a tempo pieno ed è iscritto alla Gestione Separata INPS.
Per poterla richiedere bisogna avere la partita IVA da almeno 4 anni ed essere in regola con il versamento dei contributi. La domanda va inoltrata all’INPS attraverso la sezione “Sostegni, Sussidi e Indennità” del portale.
Quando chiudo la partita IVA ho diritto alla disoccupazione?
Purtroppo, chi chiude la partita IVA e cessa la propria attività di lavoratore autonomo non ha diritto ad alcun sussidio. L’unica eccezione riguarda chi è iscritto alla Gestione Commercianti INPS, che può ottenere un indennizzo mensile di 525,38 euro. Chi, però, è iscritto alla Gestione Separata o a una cassa professionale non ha diritto ad alcuna indennità.
Può richiedere un indennizzo solo chi:
- È iscritto alla Gestione Commercianti da almeno 5 anni;
- Ha un’età pari a 62 anni se uomo e 57 anni se donna;
- Dimostra di aver chiuso definitivamente l’attività commerciale, con relativa cancellazione dal Registro delle Imprese.
Sono ammesse solo le seguenti attività:
- Titolari di bar e ristoranti;
- Titolari o coadiutori di attività commerciali su spazi pubblici;
- Agenti o rappresentanti di commercio.
La domanda per indennizzo va presentata online tramite il portale INPS, nell’area “Prestazione e servizi – Prestazioni – Indennizzo per cessazione definitiva dell’attività commerciale”.
Leggi gli altri articoli:
- Codice tributo 9001 e 9002: cosa sono e come si paga con il modello F24
- Carte prepagate usa e getta: ecco cosa sono e come funzionano
- Nome azienda: come creare un nome migliore
- Generatori di nomi: 13 ottimi servizi per trovare nomi creativi per un'azienda o una start-up
- Differenze tra Spa e Srl: quale forma societaria scegliere?
Ultimi articoli
Contributi previdenziali: cosa sapere su calcolo e pagamento INPS
Prima nota: cos’è, come si fa e come si compila? Guida completa
Bilancio consolidato: cos’è, chi è obbligato e come si redige
Risconto attivo: esempi e scritture contabili
Prestito infruttifero: cos’è, come funziona e quando conviene
Brand identity: cos’è, come si crea e perché è fondamentale
Spese di rappresentanza: tutto su deducibilità e limiti nel 2025
Condividi post