La differenza tra imposte e tasse è fondamentale per capire come funzionano i pagamenti obbligatori in Italia. In questo articolo scoprirai cosa distingue questi due concetti e quale ruolo hanno per cittadini, imprese e titolari di Partita IVA.

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Come è strutturato il sistema tributario italiano e quali principi lo regolano?

Il sistema tributario italiano si basa su alcuni principi fondamentali fissati dalla Costituzione. Il più importante è quello della capacità contributiva: ognuno contribuisce alle spese pubbliche in base al proprio reddito o patrimonio. A questo si affianca la progressività, secondo cui chi ha di più versa una quota proporzionalmente più elevata, così da garantire una maggiore equità.

Accanto a questi principi, è importante ricordare che lo Stato organizza il prelievo fiscale su più livelli: nazionale, regionale e comunale. Ciò significa che, oltre alle imposte statali come l’IRPEF o l’IVA, esistono anche dei tributi regionali e locali, ad esempio l’addizionale IRPEF o la tassa sui rifiuti.

Questa struttura può sembrare complessa, ma risponde all’esigenza di finanziare sia i servizi generali, come la sanità e la sicurezza, sia quelli più specifici legati al territorio locale.

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Cosa sono le imposte?

Le imposte rappresentano il principale strumento con cui lo Stato raccoglie le risorse e sono un obbligo sia per i cittadini che per le imprese. Si calcolano in base alla capacità contributiva: chi guadagna o possiede di più contribuisce in misura maggiore.

La loro particolarità è che non sono legate a un servizio diretto ricevuto in cambio. Il gettito raccolto serve, infatti, a sostenere le cosiddette spese indivisibili, cioè quelle attività che portano vantaggi a tutta la collettività, come la sanità, l'istruzione, la sicurezza o la giustizia.

Vi sono due categorie di imposta:

  • Imposta diretta, che si applica alla ricchezza nel momento in cui si produce o si possiede (ad esempio l’IRPEF, l’IRES o l’IMU).
  • Imposta indiretta, che grava, invece, sui consumi e sulle transazioni, come l’IVA, le accise sui carburanti o l’imposta di registro.

Cosa sono le tasse?

Le tasse sono pagamenti che il cittadino o l’impresa versano nel momento in cui utilizzano un determinato servizio pubblico o beneficiano di una specifica attività dell’amministrazione. A differenza delle imposte, quindi, sono collegate in modo diretto e riconoscibile a una singola prestazione.

Un esempio semplice è la tassa sui rifiuti (TARI), che copre il costo della raccolta e dello smaltimento dell’immondizia, oppure la tassa di concessione governativa, dovuta per ottenere determinati permessi. Ci sono poi le tasse universitarie o quelle per l’occupazione del suolo pubblico.

Chi lavora in autonomia conosce bene questo meccanismo: oltre alle imposte sui redditi d’impresa, esistono, infatti, anche diverse tasse correlate alla Partita IVA, che dipendono dai servizi richiesti o dagli adempimenti necessari per svolgere l’attività.

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Quali sono le principali differenze tra imposte e tasse?

Capire la differenza tra imposte e tasse è fondamentale per orientarsi nel sistema fiscale italiano. Entrambe rientrano nella categoria dei tributi, ma si distinguono per natura, finalità e modalità di riscossione.

I principali punti chiave che aiutano a distinguerle sono:

  • Obbligatorietà: le imposte sono dovute da tutti in base alla capacità contributiva, mentre le tasse si pagano solo se si utilizza un determinato servizio.
  • Collegamento al servizio: le imposte non hanno un ritorno diretto per il singolo contribuente, ma finanziano delle spese generali e indivisibili. Le tasse, invece, sono collegate a una prestazione precisa e divisibile.
  • Principio di riscossione: le imposte seguono dei criteri generali fissati dalla legge (aliquote, scaglioni, base imponibile). Le tasse, invece, si calcolano in base al costo dello specifico servizio o all’utilizzo che ne fa il contribuente.

Per rendere più chiara la differenza tra tassa e imposta, riportiamo di seguito una breve tabella riassuntiva:

AspettoImposteTasse
Obbligo di pagamentoSempre, in base al reddito o al patrimonioSolo se si utilizza un servizio o si ottiene un determinato beneficio
Collegamento al servizioNessuno: finanziano delle spese generali dello StatoDiretto: finanziano dei servizi specifici e divisibili
EsempiIRPEF, IRES, IVA, IMUTARI, tassa di concessione, tassa scolastica

Qual è la differenza tra tasse, imposte e contributi nel sistema fiscale italiano?

Per avere un quadro completo è utile considerare anche i contributi, che insieme a imposte e tasse formano la grande famiglia dei tributi.

Questi ultimi si caratterizzano per la loro natura intermedia: come le imposte sono obbligatori, ma come le tasse finanziano dei servizi specifici. Un esempio tipico sono i contributi previdenziali versati all’INPS dai lavoratori e dalle imprese, i quali servono a garantire le pensioni e altre prestazioni sociali.

Nel sistema fiscale italiano il ruolo di ciascun prelievo è, quindi, distinto, ma complementare:

  • Le imposte assicurano le risorse generali per lo Stato e gli enti pubblici.
  • Le tasse coprono i costi di servizi mirati, legati a un utilizzo diretto.
  • I contributi finanziano dei diritti futuri o dei servizi collettivi, come la previdenza e l'assistenza sociale.

Questi tre strumenti interagiscono tra loro al fine di garantire un equilibrio finanziario dell'economia statale. Le imposte sostengono la spesa pubblica complessiva, le tasse legano i costi a chi fa uso di un particolare servizio e i contributi permettono di mantenere il sistema di welfare.

Quali riforme hanno interessato la differenza tra imposte e tasse nel 2024-2025?

Nel biennio 2024 - 2025 le modifiche più rilevanti su imposte e tasse hanno riguardato l’IRPEF. È stata, infatti, ridotta stabilmente a tre aliquote (23%, 35% e 43%) con la Legge di Bilancio 2024. La modifica è stata confermata anche nel 2025. Questa scelta ha comportato il conseguente adeguamento delle addizionali regionali e comunali, oltre che un rafforzamento delle detrazioni per i redditi più bassi.

A seguito del Decreto Fiscale 2025 (D.L. 84/2025, convertito in Legge n. 108 del 30 luglio 2025) sono arrivate anche altre novità: la proroga delle scadenze di saldo e acconto al 21 luglio (o al 20 agosto con una maggiorazione dello 0,4%), delle regole più precise per il calcolo degli acconti e l’obbligo di pagamenti tracciabili per poter dedurre alcune spese, come quelle di trasferta e di rappresentanza.

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