Comprendere le opportunità offerte dal credito d'imposta è fondamentale per chi desidera ottimizzare la propria posizione finanziaria.

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In questo articolo andremo ad analizzare le tipologie principali di credito d’imposta, spiegando dettagliatamente in che modo questo può essere sfruttato a proprio vantaggio, passando per i criteri di eleggibilità e i benefici, nuovi o sostanzialmente migliorati, introdotti nel 2024.

Cos’è il credito d’imposta?

Il credito d’imposta è un’agevolazione messa in atto per le imprese, che permette di ridurre l’imposta da pagare sugli utili. Questo si traduce in un credito che l’azienda detiene nei confronti dello Stato, che ha valore pari alla riduzione e che può essere tramutato in costi deducibili nella dichiarazione dei redditi dell’impresa.

Se analizziamo la dicitura “credito d’imposta” nel suo significato letterale, apprendiamo quanto segue:

  • Credito: somma di denaro prestata da una parta a un’altra, che deve essere restituita, spesso con degli interessi;
  • Imposta: tassa obbligatoria sul reddito, su prodotti esistenti o che vengono acquistati e su servizi, che deve essere pagata allo Stato e che viene poi utilizzata per il finanziamento di beni pubblici.

Importanza del credito d’imposta

Tradotto in pratica, il credito d’imposta è un grosso aiuto per le aziende che vantano un credito nei confronti dello Stato o di un qualunque altro ente (INAIL, INPS, Enti locali, ENPALS). Tali aziende possono riscattare questo credito per:

Il credito d’imposta è importante per le aziende in quanto queste possono:

  • Ridurre il carico del credito fiscale: questo dà all’azienda la possibilità di reinvestire i soldi risparmiati in aree strategiche o aumentare gli utili annuali;
  • Avere un incentivo da investire: i crediti d’imposta hanno proprio lo scopo di portare le aziende a investire in settori e beni specifici per migliorare la competitività tra la stesse e contribuire allo sviluppo economico nazionale;
  • Effettuare una buona pianificazione strategica: conoscere a fondo e saper utilizzare al meglio i crediti d’imposta aiuta a effettuare una buona pianificazione strategica, così da poter programmare al meglio futuri investimenti e processi di produzione nuovi.

Cosa si può compensare con il credito d'imposta?

Il credito d’imposta può essere utilizzato come compensazione in due diverse modalità:

  • Orizzontale: il credito viene utilizzato per saldare un debito riguardante tasse di natura differente, come un credito IVA con debito IRES. Questa modalità offre alle aziende una maggiore flessibilità nella gestione delle loro risorse fiscali, permettendo di ottimizzare i flussi di cassa. Ad esempio, consente di ridurre immediatamente debiti pendenti senza dover aspettare il rimborso diretto;
  • Verticale: il credito viene usato per saldare un debito dello stesso tipo di imposta, ad esempio IVA con IVA. Questa opzione è particolarmente utile per aziende che operano in settori con cicli fiscali ricorrenti, in quanto permette di mantenere una coerenza tra entrate e uscite dello stesso tipo, semplificando la contabilità e la rendicontazione fiscale. 

Differenze tra credito d’imposta e finanziamento

Spesso il termine credito d’imposta viene confuso con finanziamento, quando in realtà si tratta di due modalità differenti per ottenere un credito. 

Il credito d’imposta si traduce in una riduzione delle tasse e, di conseguenza, il credito ottenuto può essere utilizzato esclusivamente a fini fiscali.

Il finanziamento è invece un prestito che si presenta come credito di capitale che può essere utilizzato a piacimento per qualunque scopo, che sia realizzazione di prodotti, miglioramento di strutture produttive già esistenti o acquisto di materie prime. Solo nel caso dei finanziamenti agevolati l’utilizzo del credito deve rientrare in alcune categorie specifiche.

Come funziona il credito d’imposta?

Il credito d’imposta può essere erogato per due motivazioni principali:

  1. Come conseguenza di un errore di calcolo, che ha causato un pagamento superiore a quello effettivamente dovuto per le tasse;
  2. Come incentivo statale, erogato alle aziende come incentivo per spese specifiche (un bonus fiscale).

Quando viene concesso come incentivo, il credito d’imposta può avere diverse finalità:

  • Investimenti in beni strumentali: detrazioni per acquistare beni materiali e immateriali;
  • Ricerca e sviluppo: agevolazioni per attività legate alla ricerca e alla sperimentazione;
  • Formazione del personale: incentivi per investire nella formazione e nell’aggiornamento;
  • Sostenibilità ambientale: aiuti per investire in tecnologie a basso impatto ambientale, per ridurre inquinamento e promuovere l’efficienza energetica;
  • Occupazione giovanile: agevolazioni per l’assunzione di giovani, per favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro;
  • Export: incentivi legati all’esportazione per supportare lo sviluppo nei mercati internazionali.

Quali sono i beni agevolabili?

In generale i beni inclusi nel calcolo del credito d’imposta si suddividono in due categorie:

  • Beni materiali: includono strumenti e macchinari specifici, sistemi per la gestione della qualità e della sostenibilità, e dispositivi per interagire con i macchinari;
  • Beni immateriali: quali software, sistemi e servizi digitali di diverso tipo.

I beni che fanno parte dell’investimento devono soddisfare requisiti specifici in merito alla strumentalità e alla novità, alla territorialità e alla modalità di effettuazione degli investimenti. 

Requisiti per richiedere il credito d’imposta

Per poter richiedere il credito d’imposta nel nostro Paese bisogna soddisfare alcuni requisiti di partenza:

  • Essere residenti in Italia o essere proprietari di un’impresa sul territorio italiano;
  • Dimostrare regolarità fiscale e contributiva: tutto deve essere in regola dal punto di vista finanziario e previdenziale;
  • Presentare una documentazione adeguata: viene richiesto di attestare la natura delle spese sostenute e dimostrare di aver rispettato i requisiti previsti;
  • Rientrare nei limiti di spesa: le uniche spese che partecipano al calcolo del credito d’imposta sono quelle che rientrano nei limiti stabiliti.

Al momento dell’erogazione di un credito d’imposta viene emesso un bando in cui sono specificate tutte le specifiche relative a tale credito, ovvero l’importo in percentuale e il tetto massimo di spesa su cui questo può essere calcolato. Vengono anche indicate le “spese ammissibili”, e quindi tutti i beni e materiali che possono concorrere al totale su cui calcolare il credito d’imposta.

Il credito d’imposta specifico può essere richiesto se vengono soddisfatti anche i requisiti dedicati inclusi nel bando, e questi variano da caso a caso, poiché sono legati agli investimenti specifici che il credito d’imposta ha intenzione di promuovere.

Come beneficiare del credito d’imposta

Per poter beneficiare del credito d’imposta è necessario presentare una domanda all’ufficio preposto. In essa devono essere indicati:

  • Il tipo di attività svolta dall’azienda richiedente;
  • Il periodo di riferimento;
  • L'importo totale richiesto.

Una volta presentata la domanda, l’ente che se ne occupa procederà a esaminarla e prenderà una decisione in merito all’erogazione del credito. Questo verrà concesso se la domanda è ritenuta idonea. A quel punto l’azienda potrà utilizzarlo per compensare l’imposta che deve pagare.

Modalità di fruizione

Il credito d’imposta può essere fruito secondo tre diverse modalità:

  • In compensazione tramite F24, utilizzando i codici specifici destinati ai beni materiali e immateriali, 6936 e 6937, e inserendo come “anno di riferimento” l’anno di completamento dell’investimento agevolato.
  • Tramite dichiarazione dei redditi, indicando nel quadro RU; esso viene escluso dal calcolo della base IRAP. Il credito viene poi rimborsato direttamente dall'Agenzia delle Entrate.
  • Tramite cessione. In questo caso l’azienda cede il proprio credito d’imposta a un altro soggetto, come una banca o un intermediario finanziario, ottenendo liquidità in cambio. In questo modo riesce a monetizzare il credito in tempi brevi. Per poterlo fare, il cedente deve comunicare la cessione all’Agenzia delle Entrate, e il cessionario può usarlo come compensazione tramite F24 o cederlo nuovamente. 

Credito d’imposta e legge di stabilità

Il credito d’imposta viene disciplinato dalla Legge di Stabilità. Questa viene decretata annualmente e determina le misure economiche e fiscali per l’anno seguente.

La Legge di Stabilità stabilisce:

  • L’importo massimo a cui si può accedere grazie al credito d’imposta;
  • Le spese ammesse e la percentuale del totale dei costi che può essere detratta;
  • I requisiti che bisogna soddisfare per poter richiedere il credito d’imposta.

La Legge di Stabilità può essere modificata anche ogni anno, perciò è necessario verificare sempre le disposizioni vigenti per ogni periodo di riferimento per cui si chiede un credito d’imposta.

Credito d’imposta e incentivi incompatibili

In molte situazioni i crediti d’imposta possono essere cumulati tra loro e vi è quindi la possibilità di utilizzarne più di uno allo stesso tempo. Bisogna però fare attenzione a limiti e condizioni degli stessi per non fare errori:

  • Limiti di cumulabilità: alcuni crediti d’imposta possono essere cumulati con altri, ma il totale non può superare una certa percentuale definita;
  • Esclusioni esplicite: alcuni crediti d’imposta non possono essere utilizzati con altri specifici. Generalmente questo avviene quando i due incentivi coprono spese dello stesso tipo;
  • Sovrapposizione di spese ammissibili: allo stesso modo, anche spese generiche, come ad esempio la formazione del personale, non possono essere coperte da più di un incentivo;
  • Normative nazionali e regionali: non sempre gli incentivi regionali possono essere utilizzati quando si sta usando un incentivo nazionale, o viceversa. È consigliato leggere bene tutte le clausole;
  • Regolamenti a livello europeo: le leggi europee limitano in alcuni casi il cumulo di crediti d’imposta nazionali, con lo scopo di evitare di distorcere la concorrenza.

Errori da evitare quando si parla di credito d’imposta

Quando si richiede un credito d’imposta, non è sufficiente conoscere bene il suo funzionamento per assicurarsi di ottenerlo. Bisogna evitare di compiere errori durante tutto il processo. Qui di seguito andiamo ad elencare gli errori più comuni e come evitarli:

  • Documentazione insufficiente: quando si presenta domanda per ottenere un credito d’imposta, è essenziale essere in grado di documentare tutte le spese per cui lo si richiede. Bisogna perciò essere sicuri di conservare fatture, scontrini e altri documenti giustificativi. La mancanza di documentazione è il motivo principale per cui una domanda per il credito d’imposta viene rifiutata. Per evitare questo tipo di errore è importante conservare una registrazione dettagliata di tutte le spese che si vorranno dichiarare per il credito d’imposta;
  • Calcolo del credito errato: un calcolo impreciso del credito, nel totale rispetto delle percentuali e dei criteri espressi nella normativa, può portare al rigetto della domanda o a una riduzione del credito finale. Per evitare questo tipo di problema, è possibile affidarsi a software specifici;
  • Mancato rispetto delle tempistiche: per avere la possibilità che la propria domanda venga accettata, è essenziale presentare tutta la documentazione necessaria entro i limiti temporali descritti nella normativa relativa al credito d’imposta prescelto. In questi casi, una buona pianificazione è di notevole aiuto;
  • Errori nella compilazione della dichiarazione dei redditi: se si richiede il rimborso del credito nella dichiarazione dei redditi, è essenziale compilare quest’ultima con la massima precisione e correttezza. È importante verificare sempre di aver compilato tutti i campi necessari e non aver commesso errori;
  • Incompatibilità con altri incentivi: controllare sempre che sia possibile richiedere un determinato credito d'imposta, alla luce dei crediti già richiesti, e in quali casi è possibile fare richieste cumulative;
  • Non rispetto della normativa specifica: ogni credito d’imposta ha una normativa diversa che lo regola ed è importante rispettarla in tutti i punti perché la propria richiesta venga accettata. Bisogna sempre assicurarsi di aver letto tutti i termini e le condizioni prima di fare domanda.

Cessione del credito d’imposta

Si parla di cessione del credito d’imposta quando il beneficiario decide di non riscattare il credito ma di cederlo a terzi, quali banche o istituti finanziari. Si tratta di un modo rapido e sicuro di ottenere liquidità immediata. In questo modo il credito d’imposta diventa uno strumento che può essere sfruttato rapidamente e in modo diverso.

Nel caso di una cessione del credito, si parla di:

  • Ceduto: il debitore a cui il cessionario chiederà il credito;
  • Cedente: colui che ha diritto su un credito;
  • Cessionario: chi acquisisce e gestisce il credito.

La cessione del credito può essere di due tipi:

  • Credito pro soluto: viene ceduto un credito di cui si può assicurare l’esistenza, ma non si può garantire che venga pagato; 
  • Credito pro solvendo: quando si cede un credito, il cedente deve garantire sia la sua esistenza che la solvibilità. In caso questo non venga pagato dal ceduto, il cessionario può rivalersi sul cedente. 

Responsabilità solidale

Si parla di responsabilità solidale quando due o più soggetti sono debitori nei confronti di un creditore. Nel caso di debito d’imposta, la responsabilità è del cessionario qualora venga commessa una frode riferita al credito d’imposta stesso, e il beneficiario della cessione di un credito viene ritenuto solidalmente colpevole. 

In alcune situazioni, il cessionario è effettivamente colpevole, e si può parlare di dolo o di colpa grave. Nel primo caso il cessionario acquista un credito che sa bene non esistere. Generalmente si tratta di accordi precedenti alla stipula dell’accordo, e il cessionario accetta un credito fittizio, traendone un vantaggio fiscale. Si parla invece di colpa grave quando viene effettuata e portata a termine una cessione in assenza di documentazione completa o in presenza di errori plateali, come documentazione contraddittoria.

In altri casi però il cessionario non è a conoscenza dell’infrazione di legge commessa dal cedente, ma deve comunque pagarne le conseguenze. Questo ha portato molte persone a tirarsi indietro di fronte a una cessione di credito d’imposta. La responsabilità solidale è stato uno dei motivi per cui il mercato dei crediti d’imposta per bonus e super bonus è stato bloccato. 

Il decreto blocca cessioni - Legge 38/2023

Per cercare di risolvere questo problema e non influenzare negativamente il mercato dei crediti d’imposta, è stato emanato il decreto “Blocca Cessioni” 11/2023, convertito poi nella Legge 38/2023. In questa è riportata una serie di documenti che devono essere presentati per non ricadere nella responsabilità solidale del cessionario.

I documenti che consentono di non ricadere nella responsabilità solidale del cessionario sono:

  • Titolo edilizio abitativo degli interventi o autodichiarazione;
  • Notifica dell'avvio dei lavori all’Asl o autodichiarazione, se la notifica non è richiesta;
  • Visura catastale precedente i lavori dell'immobile oggetto degli interventi o domanda di accatastamento;
  • Documenti che dimostrano le spese;
  • Certificazioni dei requisiti tecnici e della congruità delle spese, con ricevute di presentazione e deposito presso gli uffici competenti;
  • Delibera condominiale di approvazione dei lavori e tabella di ripartizione delle spese;
  • Visto di conformità dei dati;
  • Attestazione di aver assolto agli obblighi antiriciclaggio.

In caso un cessionario acquisti crediti da una banca, la responsabilità solidale è evitata anche solo se la banca rilascia un documento che attesti che è in possesso di tutti i documenti.

Nel caso il cessionario non sia in possesso di tutti i documenti richiesti, può comunque dimostrare con ogni mezzo la sua non responsabilità per l’eventuale infrazione. È l’Agenzia delle Entrate poi a stabilire l’esistenza di una colpa o dolo. 

Piattaforma cessione del credito

Per poter cedere un credito è possibile utilizzare la piattaforma di cessione del credito del sito dell’Agenzia delle Entrate. Farlo è molto semplice: basta accedere tramite autenticazione alla sezione Cessione Crediti del sito dell’AE, scegliendo “Servizi” - “Agevolazioni” nel menu.

Una volta all’interno della piattaforma, potrete visionare tutti i crediti ricevuti e gestirli come preferite. Qui sarà possibile scegliere di cederli a terzi.

Non tutte le banche accettano cessione di crediti d’imposta, perciò informatevi in anticipo per essere sicuri di poter svolgere le azioni che preferite.

Come si calcola il credito d’imposta? 

Per poter calcolare con esattezza l’importo di un credito d’imposta è necessario innanzitutto conoscere la normativa relativa ad esso, le percentuali e il limite massimo per ciascuna delle categorie a cui si riferisce. A quel punto si potrà calcolare con esattezza l’ammontare, tenendo in considerazione la tipologia di investimento e il costo totale delle spese ammesse.

Esempio

Facciamo un esempio pratico per poter capire al meglio.

Un bando prevede un credito d’imposta pari al 35% e una spesa massima di €350.000 per acquisti relativi a una categoria di beni specifica. Se un’azienda ha delle spese pari a €250.000, potrebbe ricevere un credito d’imposta pari al 35% di €250.000, pari a €87.500. Se le imposte per quello stesso periodo temporale ammontano a €120.000, il beneficiario del credito potrà quindi detrarre gli €87.500 dal totale dovuto. 

120.000 - 87.500 = 32.500

Le tasse da pagare si possono quindi ridurre a 32.500 euro, oppure il beneficiario può decidere di ricevere gli 87.500 euro come rimborso, richiedendolo nella dichiarazione dei redditi.

Credito d'imposta 4.0

Per incentivare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione delle imprese è stato creato il Piano Transizione 4.0.

Cosa si intende con piano transizione 4.0

Si tratta di un insieme di agevolazioni che hanno come scopo quello di sostenere le imprese italiane per il passaggio all’industria 4.0. Il piano di transizione è nato nel 2020, ma è stato ampliato in seguito, tra il 2021/22, grazie ai fondi del PNRR.

Nel 2023 ha subito ulteriori modifiche che ne hanno ridotto le aliquote e hanno rimosso alcune agevolazioni. Ma ci si aspettano nuove modifiche nel breve periodo.

Quando se ne ha diritto

Il Credito d’imposta 4.0 può essere richiesto da tutte le imprese sul territorio italiano, indipendentemente dal settore di appartenenza, dalle dimensioni e dal regime contabile. Le uniche aziende escluse sono quelle in stato di crisi o destinatarie di sanzioni interdittive.

A quali categorie si applica

Il credito d’imposta 4.0 si applica a due categorie specifiche: beni strumentali e ricerca e sviluppo.

Beni strumentali 4.0

Questo tipo di bonus si applica ai beni acquistati per avvicinare le aziende al digitale e ampliare appunto la digitalizzazione. Questi possono essere beni materiali o immateriali.

Nel caso dei beni materiali, sono previste agevolazioni pari a:

  • 20% per spese sotto i 2,5 milioni di euro;
  • 10% per spese fino a 10 milioni;
  • 5% per spese fino a 20 milioni, che corrisponde al tetto massimo previsto dal bonus.

Per quanto riguarda invece i beni immateriali (quali software, ad esempio) il credito d’imposta era pari al 20% del costo nel 2023, con un massimale di 1 milione di euro, è ora al 15% e nel 2025 passerà al 10%.

Ricerca e sviluppo

In questa tipo di credito d’imposta abbiamo tre diverse aliquote, dedicate a settori diversi della ricerca:

  • Credito del 10%, con un massimo annuo di 5 milioni, per le attività di ricerca e sviluppo;
  • Credito del 5%, con un massimo di 2 milioni di euro, per attività di innovazione, design e ideazione estetica;
  • Credito d’imposta del 10%, con un massimo di 4 milioni l’anno, per le attività di innovazione tecnologica e green, rivolte anche a una transizione di tipo ecologico.

Altre tipologie di credito d’imposta

Nell’ambito del piano 4.0, sono state stabilite anche altre tipologie di credito d’imposta, che andremo ad analizzare qui di seguito.

Credito d’imposta formazione 4.0

Il credito d’imposta formazione 4.0 è dedicato alla compensazione di parte delle spese sostenute dall’azienda per fare corsi di formazione per i propri dipendenti. Questo settore è molto importante per le imprese, che grazie al credito d’imposta hanno la possibilità di formare i propri dipendenti con costi ridotti.

Le attività che rientrano tra quelle ammesse in questo credito d’imposta includono:

  • Corsi di formazione su piattaforme digitali;
  • Addestramento per imparare ad utilizzare nuove tecnologie;
  • Workshop o seminari.

Le spese che possono essere coperte dal credito includono:

  • Spese per pagare i formatori;
  • Costi relativi a spese di viaggio, materiali, strumenti e attrezzature utilizzati per il corso, ma sono escluse le spese di alloggio;
  • Costi dei servizi di consulenza connessi al progetto;
  • Spese relative ai partecipanti e spese indirette.

Il credito d’imposta ha valore diverso in relazione alle imprese che lo richiedono e ammonta al 70% delle spese ammissibili per le piccole imprese (con un massimo di 300.000 euro), del 50% per le medie imprese, con un massimale di 250.000 euro, e un 30% delle spese per le grandi imprese, con un massimale di 250.000 euro.

Per poter accedere al credito d’imposta formazione, anche in questo caso è sufficiente che l’azienda sia stabilita sul territorio italiano e che non sia in fase di crisi, oltre a non avere alcuna sanzione interdittiva a proprio carico.

Credito d’imposta per il mezzogiorno: la ZES Unica

Questo tipo di credito d’imposta è stato messo in opera per agevolare le industrie del Mezzogiorno, specificatamente della ZES: zona economica speciale, che comprende Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Abruzzo, Sicilia e Sardegna. Sono incluse tutte le imprese che decidono di investire in queste aree geografiche, che hanno uno sviluppo economico particolare. Qualunque azienda del territorio italiano che soddisfa questi requisiti può accedervi.

Richiedibile fino al 12 luglio 2024, questo credito d’imposta copre una percentuale delle spese ammissibili, con un massimale di 50 milioni di euro. Il credito varia in relazione alla dimensione delle imprese e si divide regionalmente. Per le grandi imprese è stabilito come segue:

  • 15% per le zone dell’Abruzzo inserite nella Carta degli aiuti a finalità regionale;
  • 30% per Molise, Basilicata e Sardegna;
  • 40% per Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

Le medie imprese ricevono un incremento del 10%, mentre le piccole imprese godono di un aumento del 20%.

Le spese ammissibili sono:

  • Acquisto di terreni e fabbricati;
  • Costruzione di nuovi edifici;
  • Acquisto di macchinari e attrezzature.

Il credito d’imposta speciale per il mezzogiorno può essere associato ad altri crediti d’imposta.

Credito d’imposta per l’acquisto della carta 2024

Per il 2024 e 2025 è stato anche confermato il credito d’imposta per l’acquisto della carta, dedicato alle imprese editoriali che stampano quotidiani e periodici. Nel biennio 2023-2024 il suo valore è pari al 30% delle spese, con un massimale di 60 milioni di euro l’anno.

Le imprese che hanno diritto a questo credito d’imposta devono soddisfare i seguenti requisiti:

  • Avere sede legale in Europa;
  • Il proprietario deve avere residenza in Italia o avere una organizzazione sul territorio italiano alla quale è legata l’attività commerciale;
  • L’azienda deve essere inserita nel registro delle imprese con il codice ATECO 58.13 o 58.14;
  • L’azienda deve essere iscritta al registro degli operatori della comunicazione (ROC).

Altre tipologie di credito d’imposta

Oltre a quelli già citati e approfonditi in precedenza, esistono molti altri crediti d’imposta da poter richiedere. Tra questi troviamo:

  • Credito d’imposta per redditi prodotti all’estero;
  • Credito d’imposta per l’efficienza energetica e la sostenibilità;
  • Credito d’imposta per l’occupazione giovanile;
  • Credito d’imposta per l’internazionalizzazione;
  • Bonus teatro e spettacoli;
  • Credito d'imposta Imu per il turismo;
  • Bonus acqua potabile.

Novità 2024 per il credito d’imposta

Il 2024 ha portato importanti novità per quanto riguarda alcuni aspetti relativi ai crediti d'imposta, che hanno come scopo primario quello di monitorare al meglio i super bonus e i crediti d’imposta relativi, in quanto negli ultimi anni si è rivelata necessaria una monitorizzazione maggiore.

D.L. n. 39/2024: quali modifiche ha introdotto

A tal fine è stato introdotto il D.L. n. 39/2024, entrato in vigore il 30 marzo 2024, che ha introdotto, tra gli altri, l’obbligo di comunicare preventivamente alcuni dettagli al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per poter usufruire del credito d’imposta. L’elenco dei dettagli e le caratteristiche è disponibile sul sito del Ministero delle imprese e del Made in Italy.

Lo stesso ministero ha anche definito modalità e termini di invio di tale comunicazione, che dal 18 maggio 2024 è possibile inviare utilizzando una funzionalità semplificata introdotta sul sito del GSE (Gestore dei Servizi Energetici).

Oltre a questa imposizione di comunicazione preventiva, il DL 39/2024 introduce anche altre misure:

  • La detrazione deve essere spalmata su 10 anni per Superbonus, sisma bonus o barriere architettoniche;
  • Dal 30 marzo non è più possibile effettuare sconto in fattura o cessione del credito per barriere architettoniche, case popolari, cooperative e onlus;
  • Viene bloccata la remissione in bonis;
  • I soggetti con debiti erariali non possono più fruire del bonus edilizio;
  • Dal 2028 il bonus ristrutturazioni sarà al 30%;
  • I comuni hanno obbligo di vigilanza e controllo sugli interventi del superbonus;
  • Sono stati istituiti dei contributi a fondo perduto per il terzo settore e le aree colpite da sismi e calamità.

Esempi di crediti d’imposta

Qui di seguito facciamo alcuni esempi specifici di situazioni in cui è possibile richiedere un credito d’imposta.

Esempio pratico di utilizzo del Credito d’imposta R&S

Un’azienda agroalimentare investe in ricerca e sviluppo per avviare un nuovo processo di coltivazione con tecniche idroponiche ad alta tecnologia nella propria filiera. L’azienda ha investito €1.000.000 nel 2020, €2.000.000 nel 2021, €1.500.000 nel 2022, e 2 milioni nel 2023. Ha in programma di investire €1.400.000 entro la fine del 2024. In questo caso l’impresa potrebbe usufruire del credito d’imposta ricerca e sviluppo per le attività di innovazione tecnologica 4.0. 

Secondo le aliquote riferite agli anni 2020-2024, il credito d’imposta per le attività sostenute fino al 31 dicembre 2022 è pari al 15% delle stesse: €150.000 per il 2020, €300.000 per il 2021 e €225.000 per il 2022. Per il 2023 e il 2024, il credito d’imposta è pari rispettivamente al 10% e al 5% delle spese: €200.000 per il 2023 e €100.000 per il 2024.

Il credito d’imposta totale equivale a €975.000, calcolato sull’investimento complessivo.

Credito d’imposta per l’acquisto di autocompattatori 4.0. 

Gli autocompattatori rientrano tra i veicoli speciali che possono godere del credito d’imposta beni strumentali. Di conseguenza si può ottenere un rimborso pari al 50% delle spese di acquisto degli stessi. Per poter richiedere questo credito d’imposta è necessario che gli autocompattatori siano collegati al sistema informatico aziendale per poter controllare alcuni parametri in tempo reale e rendere il lavoro più efficace.

Credito d’imposta per l’implementazione di nuove tecnologie

Altri beni che possono essere oggetto di un credito d’imposta per beni strumentali sono le soluzioni tecnologiche d’avanguardia, per usare realtà virtuale ed aumentata, con lo scopo di migliorare prodotti e processi.

Il credito d’imposta si divide in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati, con un valore pari al 40% di un investimento fino a 2,5 milioni di euro, al 20% tra 2,5 milioni e 10 milioni di euro, e beni strumentali immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0, con un credito d’imposta del 15% fino a un massimo di €700.000. Tutte le spese devono essere documentate.

FAQ

In quali settori è disponibile il credito d’imposta 4.0?

Il credito d’imposta è disponibile per qualunque azienda italiana non in stato di crisi, e si riferisce alle seguenti categorie:

  • L'acquisto di beni strumentali 4.0 (materiali e immateriali);
  • Gli investimenti effettuati in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica.

Il credito d’imposta è rimborsabile?

Il credito d’imposta, se non utilizzato per una riduzione dei contributi, può essere rimborsato tramite il 730, compilando il quadro G ad esso dedicato.

Quanto tempo ci vuole per ottenere il credito d’imposta?

Se chiesto come rimborso tramite la dichiarazione dei redditi, il credito d’imposta verrà erogato nei tempi previsti dal rimborso del 730.

Posso cumulare diversi crediti d’imposta?

Sì, è possibile cumulare diversi crediti d’imposta, ma con regole ed eccezioni. Nei bandi e nei regolamenti dei crediti d’imposta specifici è indicato se cumulare il credito è possibile, in quale quantità e con quali altri tipi di credito.

Quali documenti sono necessari per ottenere il credito d’imposta?

Per richiedere un credito d’imposta bisogna sempre essere in grado di fornire:

  • Fatture e altri documenti d’acquisto, cartacei o elettronici;
  • Attestati di conformità del bene acquistato;
  • Attestato di avvenuta interconnessione dei sistemi.

Come posso recuperare il credito d’imposta non utilizzato?

Non è possibile richiedere il rimborso del credito d’imposta non utilizzato e questo non può neanche essere utilizzato negli anni successivi.

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