Le sopravvenienze passive aiutano le aziende a registrare correttamente i costi imprevisti, a valutarne l’impatto sul bilancio e a calcolare in modo accurato la base imponibile. In questo articolo scoprirai cosa sono, come funzionano e quando possono essere portate in deduzione.

Contenuti

Cosa sono le sopravvenienze passive?

Le sopravvenienze passive rappresentano componenti inattesi di reddito negativo. Si tratta di perdite o maggiori spese non previste al momento della contabilizzazione iniziale di un’operazione, che vengono rilevate in esercizi successivi.

Un tipico caso è quando un costo stimato in passato risulta, a consuntivo, superiore a quanto rilevato in bilancio. Sono quindi differenze negative rispetto a poste contabili già chiuse. Si pensi anche, per esempio, alla restituzione di ricavi già contabilizzati, alla comparsa di debiti inattesi e a errori di stima nei valori patrimoniali.

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Perché le sopravvenienze passive sono importanti per le imprese?

Le sopravvenienze passive sono costi non programmati che vanno a incidere sul risultato economico dell’azienda. La corretta rilevazione e registrazione delle sopravvenienze passive è fondamentale in contabilità per garantire trasparenza nei bilanci, rappresentare fedelmente la situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda. Inoltre, è essenziale per rispettare quanto sancito dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

Dal punto di vista fiscale le sopravvenienze passive assumono particolare rilevanza poiché influiscono sul calcolo del reddito imponibile e, di conseguenza, sugli obblighi tributari e sulla pianificazione fiscale complessiva.

Esempi pratici di sopravvenienze passive

Tra i più comuni esempi di sopravvenienze passive, che vanno registrate alla voce B14 (“Oneri diversi di gestione”) del Conto economico o in altre voci appropriate in base alla loro natura, si annoverano:

  • Multe, ammende e sanzioni dovute a irregolarità fiscali o amministrative, che rappresentano costi imprevisti in generale non fiscalmente deducibili come, per esempio, un’azienda che riceve una multa per dichiarazioni IVA errate.
  • Rettifiche di ricavi per errori di esercizi precedenti, come nel caso di resi di prodotti emersi in seguito a contenziosi o errori contabili di anni precedenti non rilevati tempestivamente (N.B.: i normali resi per merce difettosa dell’esercizio in corso vanno invece contabilizzati in A1 come rettifica ricavi, non in B14).
  • Risarcimenti per danni a seguito di contenziosi legali, come nel caso di una società condannata a risarcire un cliente o fornitore per inadempienza contrattuale.
  • Perdite su crediti inesigibili di esercizi precedenti, qualora il mancato incasso venga riconosciuto in esercizi successivi, come per esempio nel caso di un cliente fallito il cui credito non può più essere riscosso.
  • Errori contabili di anni precedenti che emergono in sede di revisione o controllo, come nel caso di fatture di acquisto registrate per importi inferiori rispetto a quelli effettivi, con conseguente rettifica dei costi.

In ogni situazione è essenziale che tali eventi vengano correttamente registrati in bilancio, così da fornire un quadro fedele della situazione patrimoniale ed economica e garantire la massima trasparenza nei confronti del fisco.

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Come si registrano le sopravvenienze passive nel conto economico?

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo numero 139 del 18 agosto 2015, attuativo della Direttiva Comunitaria 2013/34/UE, è stata eliminata la sezione “E” del conto economico, che accoglieva i proventi e gli oneri straordinari. Ora tali componenti vanno ricondotti alle voci ordinarie del bilancio, in base alla loro natura.

La registrazione delle sopravvenienze passive segue i principi della contabilità a partita doppia. L’impatto sul patrimonio netto si realizza indirettamente, attraverso la riduzione del risultato d’esercizio. Una volta chiuso l’esercizio, l’effetto di tale riduzione si trasferisce alle voci del patrimonio netto, insieme a eventuali incrementi delle passività correnti.

Per un’accurata gestione contabile occorre integrare queste voci con altre rilevazioni come ratei e risconti, così da fornire una rappresentazione completa della situazione economica e patrimoniale dell’impresa.

Quali sono le sopravvenienze passive deducibili? 

Le sopravvenienze passive deducibili sono definite dall’articolo 101, comma 4, del TUIR, che stabilisce la loro natura giuridica. La loro deducibilità dipende dai principi generali di inerenza e competenza fiscale, non essendo previste regole specifiche nel TUIR. Sono generalmente deducibili le sopravvenienze che presentano le seguenti caratteristiche: 

  • restituzione di ricavi già tassati in esercizi precedenti
  • insussistenze dell’attivo dovute a errori di contabilizzazione o stime inesatte, che rendono necessario un adeguamento
  • maggiori spese obbligatorie imposte da norme di legge o sentenze, come nel caso di un risarcimento disposto dal tribunale

In queste circostanze, l’azienda ha diritto di portare tali oneri in deduzione dal reddito imponibile, riducendo così la base su cui vengono calcolate le imposte, proprio perché collegati in modo diretto e necessario all’attività.

Le perdite su crediti seguono la specifica disciplina dell’art. 101, comma 5 TUIR (deducibilità solo con “elementi certi e precisi”).

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Quali sono le sopravvenienze passive indeducibili? 

Le sopravvenienze passive indeducibili rappresentano costi che, seppur registrati in bilancio, non possono ridurre la base imponibile ai fini fiscali. L’indeducibilità deriva dall’applicazione dei principi di inerenza all’attività d’impresa e dagli orientamenti consolidati dell’Agenzia delle Entrate e della giurisprudenza. Questi costi rimangono quindi integralmente a carico dell’azienda, senza alcun vantaggio fiscale. Ad esempio:

  • multe, ammende e sanzioni amministrative o penali
  • perdite su crediti che non soddisfano i requisiti di certezza e precisione stabiliti dall’art. 101 comma 5 del TUIR
  • costi estranei all’attività d’impresa o che eccedono i limiti di deducibilità previsti dalla normativa fiscale

Che differenza c’è tra sopravvenienze attive e passive? 

Chiariamo qual è la differenza tra sopravvenienze attive e passive. Le prime, definite dall’articolo 88 del TUIR, rappresentano proventi straordinari che incrementano il reddito. Si pensi, per esempio, a incassi inattesi e riduzioni di debiti.

Le seconde sono costi imprevisti che, al contrario, riducono il reddito o incrementano la perdita. Entrambe devono essere registrate correttamente per fornire un quadro fedele e veritiero della situazione economico-patrimoniale dell’impresa.

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