Il regime semplificato è uno dei regimi fiscali previsti dall'ordinamento italiano. Rispetto al regime ordinario e al regime forfettario presenta alcune differenze di cui parleremo nel corso di questo articolo, che riguardano soprattutto i limiti di fatturato e il modo in cui gestire la contabilità.
Che cos’è il regime semplificato?
Tra i regimi contabili, il regime contabile semplificato suggerisce già dal nome che la sua caratteristica più rilevante è quella di permettere a chi lo adotta una gestione contabile più semplice.
Si pone come una sorta di via di mezzo tra il regime forfettario – che rappresenta il regime fiscale con più agevolazioni – e il regime ordinario – il regime fiscale più complesso da gestire.
Le partite IVA che non superano i limiti di cui vi parleremo in seguito adottano automaticamente il regime semplificato: al momento dell’apertura della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate, una delle richieste sarà quella di comunicare il presunto fatturato che ci si aspetta di raggiungere con la propria attività.
L’adozione di questo regime contabile verrà automaticamente confermata in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi – senza dunque richiedere alcuna particolare azione da parte del titolare dell’attività o del libero professionista.
Il fatto che il regime semplificato preveda meno scritture contabili di quante ne siano previste dall’ordinario potrebbe essere un’arma a doppio taglio: i lavoratori autonomi o gli imprenditori che non si sentono in obbligo di tenere una contabilità completa potrebbero infatti avere più difficoltà nel valutare l’andamento della propria attività. È pertanto consigliabile tenere sempre conto di entrate e uscite in modo esaustivo, anche perché – come vedremo in seguito – le spese saranno utili nella valutazione dell’imponibile.
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Regime fiscale semplificato: quali sono i requisiti?
È bene innanzitutto specificare quali sono i soggetti che possono optare per questo regime fiscale:
- Persone fisiche e attività commerciali sotto forma di ditta individuale;
- Società di persone (sas o snc).
In generale, tutti possono adottarlo tranne le società di capitali – che sono sempre soggette al regime ordinario.
Il regime fiscale semplificato prevede però dei limiti:
- Per le attività che si occupano esclusivamente di prestazioni di servizi, non si possono superare i 400.000 € annuali di fatturato;
- Per tutte le altre attività il limite è di 700.000 €;
- Nei casi in cui l’attività rientra in più categorie si hanno due opzioni: se è possibile valutare quale sia l’attività prevalente, allora si dovrà seguire il primo limite se si tratta di servizi, il secondo se si tratta di attività di altra natura; se invece non è possibile fare questa distinzione, si dovrà considerare sempre il limite dei 700.000 €.
Qualora questi limiti venissero superati, diventerebbe obbligatorio il regime ordinario.
Una partita IVA a regime semplificato ha anche degli obblighi:
- È necessario mantenere i registri IVA – c’è infatti l’obbligo di inserire l’IVA in fattura, e si dovrà sempre usare la fatturazione elettronica;
- Il registro dei beni ammortizzabili;
- Il Libro Unico del Lavoro – solo nei casi in cui si abbiano dei dipendenti;
- Il registro di incassi e pagamenti – in cui vanno registrati incassi e pagamenti entro 60 giorni dalla transazione.
Chi segue il regime semplificato ha un ulteriore vantaggio, poiché non è prevista la bollatura dei registri – evitando così ulteriori costi. Non è inoltre necessario presentare un bilancio annuale.
Tasse in regime semplificato: come calcolarle?
Per le attività che adottano il regime semplificato bisogna considerare il principio di cassa: si tratta di un principio che permette di registrare solo incassi e pagamenti che sono effettivamente avvenuti. Chiariamo con un esempio: chi adotta il regime ordinario è soggetto al principio di competenza, e questo significa che per dichiarare il proprio reddito dovrà inserire anche, ad esempio, le fatture che sono state emesse ma non ancora incassate.
Si tratta di un altro dei vantaggi del semplificato. Per calcolare l’imponibile andranno dunque sottratte le spese – secondo le modalità previste dal sistema tributario italiano – ai ricavi.
Una volta ottenuto l’imponibile sono principalmente tre le imposte da versare:
- IVA – ogni fattura registrerà una percentuale di IVA che si differenzia in base ai prodotti e servizi di cui si occupa l’attività;
- IRAP – si tratta di un’imposta regionale e pertanto variabile;
- IRPEF – un’imposta progressiva che prevede aliquote dal 23% al 43% a seconda del reddito.
IRPEF 2022: le nuove aliquote
Alla Legge di Bilancio 2022 sono state apportate le seguenti modifiche:
- 23% per i redditi fino a 15.000 euro
- 25% per i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro
- 35% per i redditi compresi tra 28.001 e 50.000 euro
- 43% per i redditi superiori a 50.000 euro
Esempio di calcolo:
Reddito annuo 36.000 euro
Pagherai il 23% su 15.000 euro + il 25% su 13.000 euro (cioè 28.000-15.000 euro) + il 35% sui restanti 8.000 euro (cioè 36.000 euro - (15.000 + 13.000)).
Vantaggi e svantaggi del regime semplificato
Il regime semplificato permette di beneficiare di molti vantaggi rispetto al regime ordinario: i costi sono inferiori, si usa il principio di cassa e la contabilità non è complessa come quella dell’ordinario.
Presenta dei vantaggi anche rispetto al regime forfettario: chi ha molte spese potrà infatti dedurle dall’imponibile senza seguire percentuali forfettarie.
Allo stesso tempo potrebbe però rappresentare un limite nella valutazione dell’andamento dell’attività: per questa ragione ti abbiamo indicato Finom, che ti permette di tenere tutto sotto controllo in modo semplice.
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