Impara a conoscere le differenze tra libero professionista e ditta individuale: si tratta di due forme giuridiche adottate da chi inizia a svolgere un lavoro autonomo

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Libero professionista o ditta individuale: i lavoratori autonomi e gli imprenditori si trovano spesso in difficoltà quando si tratta di scegliere una delle due e si ritrovano ad avviare una propria attività.

Sebbene possano sembrare simili, ci sono delle differenze che riguardano soprattutto i metodi di tassazione e il tipo di attività svolta. Vediamole insieme. 

Ditta individuale o libero professionista? Capire di cosa si tratta per fare la scelta migliore

La principale differenza tra la ditta individuale e il libero professionista sta, come abbiamo anticipato, nel tipo di attività svolta. 

Mentre il libero professionista svolge attività intellettuali, soprattutto in qualità di consulente, la ditta individuale si concentra sullo scambio e la produzione di beni e servizi, svolgendo dunque attività di natura artigianale. 

La principale ragione per la quale spesso si fa confusione tra libero professionista e ditta individuale è che in entrambi i casi, l’imprenditore o professionista si trovano a dover gestire la propria attività autonomamente. 

Finom ha pensato soprattutto a queste due categorie nella creazione dei propri servizi: minimizzando i costi e avendo la possibilità di poter gestire gli aspetti contabili e gestionali anche da mobile, i liberi professionisti e i titolari di ditte individuali avranno la possibilità di servirsi di un intero team di professionisti, di creare e gestire le proprie fatture, di integrare servizi di contabilità. Inoltre, l’account business permette di accedere a servizi di home banking e di gestire i propri conti bancari sulla stessa piattaforma. 

Libero professionista e ditta individuale: cos‘hanno in comune?

La gestione autonoma dell’attività lavorativa non è il solo punto in comune tra queste forme giuridiche: 

  • Sia la ditta individuale che il libero professionista sono obbligati ad aprire la partita IVA, facendone richiesta all’Agenzia delle Entrate, per poter avviare le proprie attività. Abbiamo parlato di come farlo negli articoli "Partita IVA libero professionista" e "Partita IVA ditta individuale";
  • Entrambi potranno scegliere di aderire a un particolare regime fiscale - solitamente il primo è il regime forfettario, poiché garantisce dei benefici fiscali, ma il regime potrebbe cambiare nel corso del tempo, o in base al fatturato o a causa delle scelte dell’imprenditore e del libero professionista;
  • Non esiste una separazione tra il capitale del lavoratore e quello dell’attività: sia l’imprenditore che il libero professionista dovranno farsi carico di rischi e costi - che però potranno dedurre a seconda del regime fiscale o che influiranno sulla diminuzione del reddito imponibile. Si tratta senza dubbio di uno svantaggio di questo tipo di attività, poiché il rischio è costante e a carico di un unico lavoratore, ma si tratta solitamente di attività che vengono svolte da coloro che vogliono lavorare autonomamente, indipendentemente dai rischi.

Questi sono i principali aspetti che accomunano i liberi professionisti e le ditte individuali, ma sono le differenze ad evidenziare meglio le caratteristiche proprie di ciascuna categoria. 

Differenze tra ditta individuale e libero professionista 

In base alle differenze tra questi due tipi di attività sarà senza dubbio più semplice comprendere quale sia la corretta forma giuridica da adottare e cosa questo comporti.

Iscrizione presso la Camera di Commercio

Mentre i liberi professionisti non sono tenuti a iscriversi presso la Camera di Commercio di competenza, le ditte individuali devono effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese a seconda del codice ATECO - che cambia a seconda del tipo di attività svolta e si determina all'apertura della partita IVA

Funzionamento dei contributi previdenziali

I liberi professionisti devono versare i contributi previdenziali in modi diversi a seconda della natura della loro professione: 

  • Per le professioni ordinistiche con cassa professionale dedicata, il libero professionista dovrà versare i contributi alla cassa di riferimento;
  • Nel caso di professioni non ordinistiche, che non prevedono l’iscrizione a un albo professionale o una cassa specifica, il libero professionista dovrà iscriversi alla Gestione separata INPS per versare correttamente i contributi.

Anche i titolari di ditte individuali possono servirsi della gestione separata, ma nel caso di artigiani o commercianti si aggiunge il contributo IVS - acronimo di Invalidità, Vecchiaia e Superstiti - che garantisce a questa categoria di lavoratori una sicurezza economica qualora fossero obbligati a smettere di lavorare. 

Tassazione diretta

Nel caso dei liberi professionisti, le tasse da versare alle casse dello stato sono determinate in base a quello che viene definito principio di cassa: il professionista pagherà le tasse in base al fatturato. 

Le ditte individuali vengono tassate in base al principio di competenza, ossia in base alla percentuale di reddito imponibile - calcolato in base ai profitti e al codice ATECO dell’attività. Abbiamo scritto di più sulle tasse nell'articolo "Tasse ditta individuale". 

Dunque sia la fatturazione del libero professionista che quella delle ditte individuali saranno centrali nella gestione di entrambi i tipi di attività.

Si tratta davvero di una scelta?

Come abbiamo visto, le principali differenze tra le due categorie sono di natura fiscale, e in realtà non si può scegliere di far parte di una categoria o dell’altra solo per ottenere le condizioni più vantaggiose. 

Qualora voglia avviare una tua attività e non sia sicuro della forma giuridica corretta, potrai affidarti a un professionista, ma questo sceglierà in base al tipo di attività che svolgi: 

  • Se si tratta di un’attività di tipo intellettuale, svolta dietro compenso e senza carattere di subordinazione, allora il lavoratore rientra nella categoria dei liberi professionisti. Questi possono far parte, a loro volta, di categorie differenti: esistono infatti delle professioni che vengono definite “protette”, come il giornalismo, che richiedono il superamento di un esame di abilitazione e l’iscrizione all’albo di appartenenza; e le professioni cosiddette “libere”, perché non prevedono particolari vincoli - come nel caso dei consulenti aziendali.
  • Se invece l’attività svolta prevede che il titolare sia anche un imprenditore, che svolge una determinata attività lavorativa in modo continuativo, che deve gestire da unico responsabile il coordinamento di capitali e lavoro, e se l’attività è perlopiù artigianale e concentrata sulla produzione e sullo scambio di beni e servizi, allora si tratterà di una ditta individuale. In questo caso il rischio sarà totalmente a carico dell’imprenditore, che non avrà l’appoggio di particolari associazioni professionali, e i costi saranno superiori specialmente a causa dell’iscrizione in Camera di Commercio.

In entrambi i casi ci saranno dunque vantaggi e svantaggi, ma a dettare la categoria adatta a una particolare attività lavorativa sarà l’attività stessa, e non le scelte dei lavoratori. 

Conclusioni

Individuare le differenze tra liberi professionisti e ditte individuali non è sempre facile, e questo comporta che i lavoratori che vogliono mettersi in proprio abbiano spesso dubbi su quale sia la giusta forma giuridica di appartenenza. 

Sebbene in questi casi si parli spesso di scelta, in realtà sarà il tipo di attività svolta dal lavoratore a determinare se questo possa considerarsi titolare di una ditta individuale o libero professionista. 

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Abbiamo inoltre parlato di Finom, che permette a imprenditori e lavoratori autonomi di limitare eventuali errori contabili e semplificare la gestione delle proprie attività. 

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