Spieghiamo cos'è il regime forfettario (ex regime dei minimi), quali sono i requisiti e i limiti, quali sono i vantaggi, e come si calcolano le imposte in un regime forfettario
Che cos'è il regime forfettario e a chi è adatto? La Legge n. 190. 190/2014 (Finanziaria 2015) ha introdotto nell'ordinamento italiano, a partire dal 1° gennaio 2015, un nuovo regime fiscale agevolato denominato regime forfettario, destinato alle persone fisiche esercenti attività d'impresa o di lavoro autonomo in possesso di determinati requisiti.
Con la sua entrata in vigore a partire dal 2015, il regime di aliquota unica ha abolito tutti i regimi agevolati preesistenti, come ad esempio il nuovo regime delle iniziative produttive (art. 13 della Legge 388/2000), il sistema di incentivi all'imprenditoria giovanile e ai lavoratori in mobilità, noto come nuovo regime dei minimi (art. 27, commi 1 e 2, del D.Lgs. n. 98/2011), e regime di contabilità semplificata "ex minima" (articolo 27, comma 3, del decreto legislativo n. 98/2011).
Regime forfettario, il regime fiscale che prevede più agevolazioni per le partite IVA.
In questo articolo ti parleremo di come funziona, di quali sono le sue caratteristiche e di ciò che questo regime comporta a livello fiscale.
Che cos'è il regime forfettario
Si tratta di un regime agevolativo previsto in Italia, che determina il modo in cui chi vi accede debba trattare la contabilità, versare tasse e contributi previdenziali.
È dunque, più semplicemente, un regime contabile che si differenzia dagli altri maggiori regimi – il regime semplificato e quello ordinario – per essere quello utilizzato dalle attività di piccole dimensioni, in quanto garantisce alcuni vantaggi e permette una minore pressione fiscale.
Tutti i liberi professionisti e le imprese possono adottarlo – tranne le società di capitali e gli enti equiparati – a patto che vengano rispettati i limiti per accedere al regime forfettario – di cui parleremo in dettaglio in seguito.
Uno dei vantaggi che vengono riconosciuti al forfettario è senza dubbio una gestione più snella della contabilità: non si è infatti tenuti a produrre bilanci, né a mantenere libri contabili. Sebbene questo sia un beneficio dal punto di vista gestionale, è importante comunque tenere un'ottima contabilità per poter valutare oggettivamente i cambiamenti e i progressi della tua attività.
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Regime forfettario: requisiti, limiti e come funziona
I requisiti di accesso al regime forfettario non sono stati modificati con la legge di bilancio del 2022, ma sono state introdotte alcune novità.
È bene specificare che il nome di questo regime fiscale deriva dal fatto che le spese sostenute da una persona fisica o un’impresa che applica il regime forfettario vengono determinate a seconda del codice Ateco dell’attività: il codice determina il coefficiente di redditività, ossia la percentuale di reddito sulla quale si dovranno calcolare le tasse e i contributi da versare.
Per questa ragione non è possibile detrarre le spese con questo regime – come si può invece fare, secondo i termini previsti per legge, con il regime semplificato e con quello ordinario.
Il primo passo per adottare questo regime fiscale è senza dubbio quello di aprire partita IVA: mentre le nuove attività dovranno dichiarare quello che presumono sarà il loro giro d’affari, le partite IVA già esistenti dovranno dimostrare di non aver superato i limiti previsti per questo regime fiscale.
Ecco quali sono i requisiti del regime forfettario:
- Reddito non superiore ai 65.000 € – anche nei casi in cui si svolgono più attività, la somma del fatturato non deve superare questo limite;
- Spese per lavoratori dipendenti o lavoro accessorio non superiori a 20.000 € annui.
Nel 2022 è stato eliminato il limite sui beni strumentali per il forfettario arte o professione.
Regime forfettario: vantaggi
Tutti coloro che vi possono accedere usufruiscono di certi vantaggi:
- Non vige l’obbligo di presentare bilanci annuali, né di tenere particolari scritture contabili;
- La fatturazione elettronica non è obbligatoria se nell'anno precedente sono stati percepiti redditi inferiori a 25.000 euro, ma dal 1° luglio 2022 l'obbligo di emettere fatture elettroniche si applica ai contribuenti in regime forfettario che nell'anno precedente hanno percepito redditi o compensi superiori a 25.000 euro. E a partire dal 1° gennaio 2024, questo obbligo si applicherà a tutti gli altri contribuenti forfettari. E va ricordato che la fatturazione elettronica è sempre obbligatoria se si fattura alla pubblica amministrazione;
- Non deve essere aggiunta l’IVA in fattura – si tratta di un vantaggio enorme se consideri che di fatto i prezzi si abbassano per i clienti. L’esenzione dall’IVA per i forfettari deve però essere specificata in fattura, aggiungendo una clausola standard che giustifichi al cliente il mancato inserimento e che confermi l’adesione al regime forfettario;
- Adesione al principio di cassa e non a quello di competenza – questo significa che le somme da versare per tasse e contributi verranno calcolate in base agli effettivi movimenti finanziari, e non in base alle fatture emesse e ricevute;
- Come vedremo in seguito, la tassazione prevede un’imposta sostitutiva al 15% o al 5% a seconda dei casi.
Ecco dunque come funziona e quali sono i requisiti della partiva IVA a regime forfettario. È però bene precisare che questo regime fiscale non deve essere necessariamente adottato, anche qualora si rispettassero i requisiti: una partita IVA forfettaria potrebbe trovare poco conveniente il fatto di non poter detrarre le spese, magari perché superiori a quelle previste dal codice Ateco di appartenenza. In questi casi è dunque possibile scegliere di adottare un regime fiscale diverso al termine dell’anno fiscale – e comportarsi di conseguenza per confermare al fisco la decisione presa.
Nei casi in cui si superino i limiti previsti, o qualora si decidesse di aprire una società di capitali, adottare un diverso regime fiscale non sarà una scelta ma un obbligo: mentre le società di capitali devono sempre adottare il regime ordinario, coloro che prima adottavano il forfettario dovranno passare al semplificato o all’ordinario a seconda del reddito percepito.
Chi non può aderire al regime forfettario e cause di esclusione
In generale, tutte le persone fisiche che esercitano un’attività d’impresa, arte o professione, possono accedere al regime forfettario. Ci sono però dei casi in cui non è possibile utilizzare questo regime fiscale, o per la natura dell’attività stessa o per i propri trascorsi lavorativi:
- Come abbiamo anticipato, le società di capitali non possono accedere al forfettario, perché questo tipo di società è sempre soggetto, per legge, al regime ordinario;
- Non possono accedervi coloro che utilizzano regimi speciali per l’IVA o coloro che svolgono attività in cui il reddito viene determinato forfettariamente;
- Il forfettario non può essere applicato da coloro che hanno residenza fiscale all’estero – a meno che non si tratti di uno stato che fa parte dell’Unione Europea o dello Spazio economico europeo, ma anche in questi casi si dovrà produrre in Italia almeno il 75% del reddito;
- Non possono accedervi coloro che si occupano prevalentemente o esclusivamente di cessione di fabbricati, terreni edificabili o nuovi mezzi di trasporto;
- Non possono accedervi coloro che hanno contemporaneamente partecipazioni in società di persone, associazioni, imprese familiari, società a responsabilità limitata che svolgono attività direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte dalla propria attività;
- A meno che il rapporto di lavoro non sia concluso, coloro che hanno ottenuto redditi da lavoro dipendente superiori ai 30.000 € durante l’anno precedente non possono accedere al regime forfettario;
- Neanche coloro che esercitano prevalentemente attività per coloro che sono stati i propri datori di lavoro nei due anni precedenti possono accedere al forfettario – a meno che non si sia trattato del periodo di pratica richiesto obbligatoriamente per certe professioni.
Come calcolare le tasse nel regime forfettario
Sono due gli elementi da considerare per calcolare quante tasse si pagano con il regime forfettario:
- Questo regime fiscale è soggetto al regime di cassa;
- Il coefficiente di redditività è predeterminato – forfettariamente – in base al codice Ateco.
Dunque, per stabilire quali siano i ricavi di un anno fiscale, bisognerà fare riferimento solo agli incassi effettivamente avvenuti.
Per chiarire meglio questo concetto facciamo un esempio pratico: chi utilizza il principio di competenza, come nel caso del regime ordinario, dovrà considerare tutte le fatture emesse – anche qualora non avesse ancora effettivamente incassato.
Il regime di cassa, invece, prevede che si prendano in considerazione solo le somme effettivamente incassate.
Il codice Ateco determinerà, invece, quale sia la percentuale di reddito sulla quale calcolare le tasse dovute.
Facciamo un altro esempio: un forfettario che ha incassato in un anno 10.000 € e svolge un’attività per la quale il codice Ateco prevede un coefficiente di redditività del 67%, dovrà calcolare le tasse su un imponibile di 6.700 €.
Come abbiamo anticipato, il forfettario pagherà un’imposta sostitutiva, una sorta di flat tax, che solitamente corrisponde al 15%.
Questa imposta sostituisce l’IRPEF, l’IRAP e le addizionali regionali e comunali. Considerando il nostro esempio, dunque, il nostro forfettario dovrebbe versare un importo pari a 1.005 €.
Ma esistono dei casi in cui la percentuale scende al 5%. Si tratta di un’agevolazione prevista per coloro che avviano una nuova attività, e prevede che l’imposta sostitutiva ammonti al 5% del reddito imponibile per i primi 5 anni a patto che:
- Il titolare dell’attività non abbia svolto attività d’impresa – neanche in forma associata o familiare, arte o professione nei tre anni precedenti;
- La nuova attività non deve costituire una semplice continuazione di un precedente lavoro dipendente – a meno che non si tratti di una di quelle professioni per le quali è previsto un periodo di pratica obbligatorio;
- Nei casi in cui si continua l’attività aperta in precedenza da un altro titolare, si può accedere all’agevolazione se quell’attività rientra nei limiti previsti dal forfettario.
Sempre prendendo in considerazione il precedente esempio, se il forfettario ha accesso all’agevolazione dovrebbe versare un’imposta sostitutiva pari a 335 €.
Con il regime forfettario si paga l’INPS?
Assolutamente sì: i contribuenti verseranno i contributi a seconda della cassa previdenziale d’appartenenza – sia che si tratti della Gestione separata che delle casse di categoria.
I forfettari possono però accedere a un’ulteriore agevolazione: le ditte individuali che esercitano attività commerciali e sono tenute all’iscrizione presso la gestione IVS Artigiani e Commercianti, possono ottenere una riduzione del 35% sui contributi da versare quando adottano il regime forfettario.
Conclusioni
Il regime forfettario viene scelto dalla maggior parte delle nuove partite IVA date le agevolazioni previste. In questo articolo ti abbiamo parlato di come funziona questo regime fiscale e di cosa dovresti aspettarti dal punto di vista fiscale.
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