Anche se spesso si pensa che i buoni pasto siano riservati solo ai dipendenti, in realtà possono essere un’ottima risorsa anche per chi lavora con Partita IVA. Liberi professionisti e ditte individuali possono, infatti, acquistarli e usarli per ottimizzare la gestione delle spese legate alla propria attività lavorativa. Scopri come funzionano, quali sono i vantaggi fiscali e come funziona la richiesta.

Contenuti

Cosa sono i buoni pasto e come funzionano nel 2025?

I buoni pasto sono uno strumento molto diffuso nel mondo del lavoro, pensato per coprire le spese legate ai pasti. Nati come alternativa alla mensa aziendale, oggi rappresentano un vero e proprio benefit, utilizzabile anche da chi lavora in autonomia.

In pratica, si tratta di voucher di un valore predefinito (generalmente compreso tra i 2 e i 10 €) che possono essere usati per acquistare alimenti e bevande (escludendo gli alcolici).

Nel 2025, si possono spendere al massimo 8 buoni pasto per ogni transazione e solo per prodotti alimentari. Questo vale sia che si tratti di un pranzo al bar sotto l’ufficio, sia per fare la spesa al supermercato, che per ordinare online sulle piattaforme di food delivery.

Esistono due formati: buoni pasto cartacei ed elettronici. I primi sono quelli tradizionali, da consegnare fisicamente alla cassa. I secondi, sempre più usati, invece, sono caricati su una carta elettronica o su delle app dedicate, e funzionano come una tessera prepagata.

Buoni pasto per Partita IVA: sono davvero utilizzabili?

Quando si parla di buoni pasto per Partita IVA, è lecito chiedersi se siano utilizzabili anche da chi svolge un’attività in autonomia, senza dipendenti. La risposta è sì: liberi professionisti, artigiani e titolari di Partita IVA individuale possono acquistare e utilizzare i buoni pasto, purché siano destinati a spese effettivamente collegate alla propria attività professionale.

In ogni caso, è sempre bene consultare un commercialista per l’inquadramento corretto. 

Buoni pasto nel regime ordinario: sono deducibili?

Chi ha una Partita IVA in regime ordinario può ottenere degli importanti vantaggi fiscali dall’utilizzo dei buoni pasto. In particolare, la deducibilità del costo è pari al 75%, con un tetto massimo fissato al 2% del fatturato annuo. Questo significa che, entro questi limiti, l’importo speso per l’acquisto dei ticket può essere sottratto dal reddito imponibile, contribuendo a ridurre la pressione fiscale complessiva.

Inoltre, se si opta per i buoni pasto elettronici, è possibile usufruire anche della detrazione dell’IVA al 10% sull’importo pagato. Un doppio vantaggio che rende questa soluzione particolarmente interessante per chi sostiene frequentemente spese alimentari legate alla propria attività professionale.

Tuttavia, ai fini della deducibilità, è necessario che le spese per i buoni pasto siano effettivamente inerenti all’attività lavorativa. In particolare, la deduzione è ammessa, ad esempio, in caso di trasferte, riunioni esterne o quando non è prevista una mensa aziendale. La documentazione deve essere sempre conservata per eventuali controlli fiscali.

Buoni pasto nel regime forfettario: posso utilizzarli?

Chi opera con Partita IVA in regime forfettario può acquistare e utilizzare i buoni pasto per coprire le spese alimentari legate al proprio lavoro, ma non può beneficiare di alcuna deduzione o detrazione fiscale.

Questo perché il regime forfettario prevede un calcolo semplificato del reddito imponibile, basato su una percentuale forfettaria di redditività (definita dal codice ATECO dell’attività) la quale viene applicata ai ricavi annuali. Di conseguenza, le spese sostenute non vengono contabilizzate in modo analitico e non è possibile scaricare né i costi né l’IVA.

Anche in assenza di vantaggi fiscali diretti, i buoni pasto possono comunque rappresentare una soluzione utile per la gestione organizzata delle spese alimentari, soprattutto se si lavora spesso fuori casa. Inoltre, permettono di fissare un tetto mensile di spesa e semplificano i pagamenti, specialmente attraverso soluzioni digitali.

Buoni pasto per aziende con dipendenti: vantaggi fiscali e operativi

Per le imprese con dipendenti, i buoni pasto sono un’ottima soluzione per offrire un beneficio concreto ai lavoratori senza aumentare il costo del personale. Dal punto di vista fiscale, l’intera spesa sostenuta per i buoni pasto è deducibile al 100%, quindi va a ridurre l’imponibile dell’azienda. In aggiunta, se si sceglie il formato elettronico, l’IVA applicata (al 4%) è totalmente detraibile, il che contribuisce a un ulteriore risparmio fiscale.

Non solo: i buoni pasto elettronici sono esenti da tassazione e contributi fino a un valore di 8 € al giorno per dipendente (4 € nel caso di buoni cartacei). Questo significa che, entro questi limiti, i ticket non generano reddito imponibile né costi previdenziali aggiuntivi, rendendoli così molto convenienti rispetto a un aumento in busta paga.

È bene, però, tenere presente che il benefit deve essere assegnato in modo non discriminatorio tra i dipendenti, secondo quanto previsto dal TUIR e dai CCNL di settore.

Buoni pasto per ditta individuale senza dipendenti: cosa sapere

Anche le ditte individuali senza dipendenti possono acquistare e utilizzare i buoni pasto, nonostante si pensi spesso il contrario. L’acquisto è, infatti, ammesso anche in assenza di personale, a condizione che i buoni vengano utilizzati per finalità legate all’attività lavorativa.

Per chi opera in regime ordinario, valgono le stesse regole previste per i liberi professionisti: deducibilità al 75% della spesa, entro il limite del 2% del fatturato annuo.

È importante, però, conservare la fattura rilasciata dal fornitore dei buoni pasto, la quale andrà inserita in contabilità come documento valido ai fini fiscali.

Vantaggi pratici dei buoni pasto per i professionisti

Oltre ai vantaggi a livello di tassazione, i buoni pasto offrono anche dei benefici pratici molto utili per chi lavora con Partita IVA. Permettono, infatti, di semplificare la contabilità grazie alla fattura unica mensile rilasciata dal fornitore, evitando così la gestione di scontrini e di ricevute.

Aiutano, inoltre, a tenere sotto controllo le spese, stabilendo un budget mensile dedicato ai pasti. Sono accettati in un’ampia rete di esercizi: bar, ristoranti, supermercati, negozi di alimentari e servizi di delivery.

Infine, utilizzarli in contesti professionali, come incontri con clienti o collaboratori, contribuisce a trasmettere un’immagine più organizzata e professionale dell’attività.

Come richiedere i buoni pasto con Partita IVA?

Richiedere i buoni pasto con Partita IVA è un procedimento molto semplice e rapido. Il primo passo consiste nella scelta del fornitore più adatto alle proprie esigenze: tra i principali operatori del settore troviamo Edenred, Coverflex, Pluxee, Satispay e altre realtà specializzate nel welfare aziendale.

Una volta individuato il provider, è sufficiente registrarsi sulla piattaforma dedicata e stipulare il relativo contratto. In fase di configurazione del servizio è possibile selezionare il formato preferito, scegliendo tra buoni cartacei ed elettronici, oltre a definire il numero e il valore dei ticket.

Il pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario, carta di credito o PayPal, in base alle modalità offerte dall’operatore scelto. I buoni vengono generalmente consegnati entro pochi giorni lavorativi e sono immediatamente pronti per l’utilizzo.

È importante che la fattura emessa dal fornitore sia intestata correttamente al titolare della Partita IVA e che il pagamento avvenga con strumenti tracciabili (come bonifico o carta). Solo in questo modo si potrà utilizzare il documento ai fini fiscali nei regimi che lo prevedono.

Confronto tra i principali fornitori di buoni pasto per liberi professionisti

Ogni piattaforma ha caratteristiche specifiche, e la scelta del fornitore ideale dipende dalle esigenze operative, oltre che dal profilo della propria attività.

Edenred è uno dei player storici del settore, con una delle reti di esercizi convenzionati più ampie in Italia. Rappresenta una soluzione solida e capillare, ideale per chi desidera la massima spendibilità su tutto il territorio nazionale.

Coverflex si distingue per un approccio completamente digitale, senza buoni cartacei. Propone, infatti, una card elettronica e un’app intuitiva, pensate su misura per freelance e liberi professionisti in cerca della massima efficienza e flessibilità.

Pluxee, nuovo nome di Sodexo, unisce affidabilità e versatilità, con soluzioni adatte sia a piccole imprese sia a realtà più strutturate, grazie a un’offerta modulabile e completa.

Satispay, infine, integra i buoni pasto direttamente nella propria app, offrendo una gestione semplice e moderna, ideale per chi privilegia la velocità e la praticità nei pagamenti quotidiani.

Il costo medio di un buono pasto si aggira intorno agli 8 €, con eventuali commissioni aggiuntive che variano in base al tipo di contratto e ai servizi inclusi nell’offerta. Valutare attentamente la rete di utilizzo, i costi e le modalità di gestione diventa, quindi, fondamentale per individuare il fornitore più adatto.

Chi usa più spesso i buoni pasto tra i professionisti

I buoni pasto per professionisti trovano particolare utilità in tutte quelle attività che comportano frequenti spostamenti. Tra i principali utilizzatori ci sono consulenti, sviluppatori, commercialisti, avvocati e agenti di commercio: figure che spesso lavorano fuori ufficio.

In questi casi, i buoni pasto rappresentano una soluzione per gestire le spese dei pasti in modo pratico e ordinato. Oltre a semplificare i pagamenti, permettono di fissare un budget mensile chiaro, evitando che le piccole spese quotidiane si accumulino in modo disordinato.

Questo aiuta a rendere i costi dei pasti più prevedibili, facilmente monitorabili e tracciabili in contabilità, senza la necessità di raccogliere scontrini o ricevute per ogni singolo acquisto.

Domande frequenti (FAQ)

Come funzionano i buoni pasto?

I buoni pasto sono voucher, cartacei o elettronici, che possono essere usati per pagare i pasti o acquistare alimenti.

Come funzionano i buoni pasto al supermercato?

Al supermercato è possibile usare i buoni pasto per l’acquisto di alimenti e bevande (esclusi gli alcolici). Basta presentarli alla cassa, come un normale metodo di pagamento.

Quanti buoni pasto si possono usare al giorno?

È possibile usare fino a 8 buoni pasto per ogni transazione, anche nello stesso giorno. Non sono, però, cumulabili oltre questo limite in un singolo pagamento.

Dove si possono spendere i buoni pasto?

I buoni pasto si possono spendere in bar, ristoranti, supermercati, gastronomie, negozi di alimentari e anche sulle piattaforme di food delivery convenzionate.

A chi spetta il buono pasto?

Il buono pasto spetta ai dipendenti e ai collaboratori, ma può essere acquistato anche da liberi professionisti e dai titolari di Partita IVA.

Quando spetta il buono pasto?

Il buono pasto spetta solo per i giorni lavorativi effettivi e viene riconosciuto come contributo per le spese relative alla pausa pranzo, anche in smart working o per i contratti part-time.

Quanti buoni pasto spettano al mese?

Di solito spettano tanti buoni pasto quanti sono i giorni lavorativi del mese, quindi circa 20, ma il numero può variare in base agli accordi aziendali o alle esigenze personali.

Quanto costano i buoni pasto alle aziende?

Il costo dei buoni pasto per le aziende varia in base al valore facciale scelto per il singolo ticket (di solito 7 - 8 €) e al fornitore, con possibili commissioni aggiuntive per la gestione del servizio.

Come avere i buoni pasto con Partita IVA?

Per avere i buoni pasto con Partita IVA, basta scegliere un provider (come Edenred o Coverflex), registrarsi sulla relativa piattaforma, selezionare il numero e il valore dei buoni, effettuare l’ordine e conservare la fattura per l’eventuale deducibilità a livello fiscale.

Leggi gli altri articoli:

Ultimi articoli