Il break even point è uno strumento essenziale per ogni attività, dal libero professionista alla piccola impresa strutturata. Vediamo nel dettaglio come funziona, perché è importante e come si calcola.

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Che cos’è il break even point e perché è importante

Il break even point (spesso abbreviato in bep) è il punto in cui i ricavi totali di un’attività sono uguali ai costi totali. In altre parole, rappresenta la soglia minima di vendite per non perdere denaro. Superato questo punto, ogni euro generato diventa profitto netto.

Conoscere cos’è il break even point ti permette di:

  • Capire quando un progetto o un prodotto diventa economicamente sostenibile.
  • Valutare il rischio associato a nuovi investimenti o modifiche ai prezzi.
  • Pianificare obiettivi di vendita realistici.

Se stai lanciando una nuova attività, è uno dei primi calcoli da fare. E se stai già operando, ti aiuta a migliorare la redditività, lo stato patrimoniale e a prendere decisioni consapevoli basate su dati reali.

In ambito pratico, il break even point viene utilizzato anche per valutare la sostenibilità economica di una campagna di marketing, di un evento o di una nuova linea di prodotto. È un riferimento utile sia per chi lavora da solo sia per team che devono prendere decisioni rapide basate su dati oggettivi e sviluppare previsioni di cash flow.

Componenti fondamentali per il calcolo del break even point

Il calcolo del break even point parte dall’analisi di tre elementi base: costi fissi, costi variabili e prezzo di vendita unitario.

Costi fissi: la base da coprire

I costi fissi sono quelli che non variano al variare delle vendite. Rientrano in questa categoria l’affitto, il commercialista, eventuali stipendi fissi, l’assicurazione e così via.

Ad esempio, se hai costi fissi mensili pari a 3.000 €, dovrai coprire questa cifra prima di iniziare a generare profitti.

Costi variabili: quanto spendi per ogni unità venduta

I costi variabili aumentano proporzionalmente con le vendite. Per ogni unità venduta, dovrai sostenere un certo costo di produzione, spedizione o gestione.

Supponiamo che ogni prodotto venduto costi 20 € tra materiali, packaging e commissioni. Questo è il tuo costo variabile unitario.

Prezzo di vendita e margine unitario

Il prezzo di vendita deve essere superiore al costo variabile per generare profitto. La differenza tra prezzo e costo variabile è il tuo margine di contribuzione.

Facciamo un esempio:

  • Prezzo di vendita = 60 €
  • Costo variabile = 20 €
  • Margine di contribuzione = 40 €

Questo margine rappresenta quanto ogni unità venduta “contribuisce” a coprire i costi fissi. Una volta coperti, tutto il margine diventa utile.

Formule e metodi di calcolo del break even point

Capire come si calcola il break even point è essenziale per chi gestisce una PMI o lavora come freelance. Esistono diversi approcci, ma tutti partono dallo stesso principio: individuare il punto esatto in cui i costi totali sono coperti dai ricavi.

Detto ciò, esistono tre metodi principali più specifici e precisi: quello analitico, quello per margine di contribuzione e quello grafico.

Metodo analitico (equation method)

Il metodo analitico è il più diretto. Parte dall’equazione che mette in relazione i ricavi con i costi, sia fissi che variabili. L’obiettivo è trovare la quantità (Q) per cui questa uguaglianza è vera. Si può scrivere così:

Quantità (Q) = Costi fissi / (Prezzo di vendita unitario – Costo variabile unitario)

Esempio pratico: calcolo del break even point

Hai un’attività che vende t-shirt personalizzate e identifichi i seguenti parametri:

  • Prezzo di vendita medio: 25 €
  • Costo variabile unitario: 10 €
  • Costi fissi mensili: 3.000 €

Q = 3.000 / (25 – 10) = 3.000 / 15 = 200 unità

Il tuo break even point è di 200 magliette. Dopo questa soglia inizi a guadagnare.

Una volta calcolato il punto di pareggio in termini di unità vendute, è utile anche convertirlo in valore monetario per sapere quale fatturato è necessario raggiungere. Per farlo, basta moltiplicare le unità del break even point (Q₍BEP₎) per il prezzo di vendita unitario.

La formula è:

Ricavi₍BEP₎ = Q₍BEP₎ × Prezzo di vendita unitario

Riprendendo l’esempio delle t-shirt:

Ricavi₍BEP₎ = 200 unità × 25 € = 5.000 €

Questo significa che la tua attività deve generare 5.000 € di ricavi per coprire tutti i costi fissi e variabili. Ogni euro incassato oltre questa soglia rappresenterà un profitto.

Metodo del margine di contribuzione

Oltre al calcolo in unità, è possibile calcolare il punto di pareggio direttamente in termini monetari. Un approccio alternativo è calcolare il margine di contribuzione percentuale, che indica quanto del ricavo di ogni vendita vada a coprire i costi fissi.

Formula:

Break even point (in €) = Costi fissi / Margine di contribuzione (%)

Dove il margine di contribuzione è:

(Prezzo – Costo variabile) / Prezzo

Esempio con margine di contribuzione

Riprendendo l’esempio precedente:

  • Prezzo: 25 €
  • Costo variabile: 10 €
  • Costi fissi: 3000 €

Calcolo:

Margine: (25 – 10) / 25 = 60%

Break even point = 3.000 / 0,6 = 5.000 €

Devi fatturare almeno 5.000 € al mese per coprire i costi e iniziare a generare profitto.

Metodo grafico: visualizzare il break even point

Il break even point grafico è una rappresentazione visiva del punto di pareggio. Sull’asse orizzontale metti la quantità venduta, su quello verticale i costi e i ricavi.

Nello specifico, la linea dei costi totali parte dai costi fissi e sale in base al costo variabile. Invece, la linea dei ricavi parte da zero e cresce proporzionalmente al prezzo unitario.

Il punto in cui le due linee si incrociano è il break even point: lì i ricavi eguagliano i costi totali.

break even point (bep) grafico

Questo metodo è particolarmente interessante per chi non ha un background finanziario, perché rende immediato il confronto tra costi e ricavi. È anche efficace in fase di presentazione a soci o investitori, dove un grafico chiaro può trasmettere più fiducia di un semplice foglio Excel.

Come abbassare la soglia di pareggio nel break even point

Una volta capito il tuo bep, puoi adottare strategie per abbassarlo, migliorando così la redditività. Vediamo le azioni principali che solitamente si attuano.

Ridurre i costi fissi

Puoi cercare alternative più economiche per spazi, strumenti o servizi ricorrenti. L’uso di un conto aziendale digitale aiuta a monitorare le spese e tagliare costi superflui. Anche esternalizzare alcune funzioni può diminuire le uscite fisse mensili.

Ottimizzare i costi variabili

Migliora i margini negoziando con fornitori, scegliendo materiali alternativi o automatizzando i processi. Ogni euro risparmiato sui costi variabili alza il margine di contribuzione e ti avvicina al pareggio.

Aumentare il prezzo senza perdere domanda

Se hai un prodotto di valore percepito alto, puoi valutare un leggero aumento di prezzo. L’importante è che il mercato continui a rispondere bene, e che tu mantenga o aumenti le vendite. In alternativa, puoi offrire pacchetti o servizi aggiuntivi per alzare il prezzo medio.

Ad esempio, se vendi un prodotto artigianale a 40 € con un costo variabile di 20 €, e riesci ad aumentare il prezzo a 45 € mantenendo lo stesso volume di vendita, il tuo margine passa da 20 a 25 €. Questo riduce sensibilmente il numero di unità necessarie per coprire i costi fissi, accelerando il raggiungimento del pareggio.

Limiti dell’analisi del break even point

Cos’è il break even point lo abbiamo chiarito, ma è utile anche conoscere i suoi limiti.

Valido solo per un prodotto alla volta

L’analisi classica funziona bene con un solo prodotto o con prodotti simili tra loro. Se hai un portafoglio variegato, è necessario un calcolo ponderato, tenendo conto dei volumi e dei margini diversi.

Costi fissi e variabili non sempre distinguibili

Nella realtà, alcuni costi sono misti. Ad esempio, una bolletta energetica include una parte fissa e una variabile. Stimare queste voci richiede attenzione e aggiornamenti periodici, possibilmente con l’aiuto di un commercialista.

Collegamento a una soglia minima

Il bep non dice tutto: sapere quando raggiungerai il pareggio dipende dal tasso di vendita, dalla stagionalità e da altri fattori esterni. È una fotografia statica, utile ma da integrare con altri strumenti di analisi.

Nonostante questi limiti, il break even point è spesso incluso nei business plan per dimostrare la sostenibilità dell’idea imprenditoriale. Anche le banche o gli investitori lo guardano con attenzione, soprattutto quando devono valutare la capacità di un’attività di generare flussi positivi nel medio termine.

Ignora l’effetto sul Cash flow

Il break even point si riferisce ai profitti contabili, ma non considera la tempistica degli incassi. Puoi aver venduto abbastanza da pareggiare, ma se i clienti pagano a 60 giorni e tu hai spese mensili, il tuo cash flow rischia comunque di andare in crisi.

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