Tassazione utile Srl: un argomento complesso che, se non affrontato nel modo giusto, potrebbe portare gli imprenditori a subire una pressione fiscale che può arrivare anche al 70% degli utili.
Pertanto, è bene considerare tutte le opzioni per fare in modo che la tua attività imprenditoriale non si riveli un peso piuttosto che un modo per gestire il tuo lavoro in modo indipendente.
Perché gli imprenditori scelgono la Srl
Come vedremo nel corso di questo articolo, la Srl – Società a responsabilità limitata – pone delle sfide non indifferenti quando si tratta di prelevare gli utili, ma nonostante questo rimane una forma giuridica molto apprezzata.
Si tratta infatti di una società di capitali, che pertanto ha il vantaggio di limitare i rischi individuali per gli imprenditori: rispetto a una ditta individuale o a una società di persone, la Srl gode infatti di autonomia patrimoniale perfetta che fa sì che il patrimonio dei soci sia sempre indipendente rispetto a quello della società.
Se questo ha il vantaggio di non intaccare i beni personali di ciascun socio in caso di debiti o fallimento, dall’altra parte bisogna considerare che saranno entrambi i capitali a essere tassati: il reddito delle società, in quanto soggetto indipendente dal punto di vista giuridico e fiscale, e i dividendi distribuiti ai soci.
Ma poiché le società di capitali operano in regime ordinario, esistono vari metodi per limitare la tassazione degli utili dei soci. Rispetto ad altri regimi fiscali, infatti, è possibile dedurre costi e ridurre l’imponibile, sempre prestando attenzione alle normative vigenti.
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Tassazione dividendi: come calcolarla per una Srl
In seguito alla legge di bilancio 2018 sono state introdotte alcune modifiche per calcolare la tassazione degli utili di una Srl.
Prima di analizzare i metodi con i quali è possibile ridurre la tassazione degli utili distribuiti ai soci, è dunque bene conoscere quali sono queste modifiche per comprendere appieno di cosa si tratta.
Innanzitutto, è bene specificare che non tutti i soci sono uguali: i soci possono essere infatti qualificati e non qualificati, e questo dipenderà dalla loro partecipazione alla società. La partecipazione di un socio è qualificata quando rispetta questi requisiti:
- Il socio ha un diritto di voto superiore al 20%;
- Il socio ha una partecipazione al capitale sociale superiore al 25%.
È poi necessario specificare che una Srl tradizionale può essere costituita anche da altre società, e dunque si presentano vari tipi di soggetti percettori degli utili – cosa che influisce sul tipo di tassazione:
- Quando il soggetto percettore è un’altra società di capitali, indipendentemente da quando gli utili sono stati maturati, verrà calcolata la tassazione su una base imponibile pari al 5% dell’utile;
- Se il soggetto è una persona fisica che percepisce utili derivanti da partecipazioni qualificate, l’imposta del 26% viene applicata. Una delle maggiori modifiche introdotte dalla legge di bilancio è che i soci vengono equiparati quando si tratta di società di capitali – inclusa la Srl: anche un socio con partecipazione non qualificata versa la ritenuta a titolo d’imposta corrispondente al 26%. Questa percentuale viene calcolata sull’intero ammontare del dividendo percepito.
Nel caso della tassazione dei dividendi di una Srl a socio unico, la questione diventa ancora più complessa: come abbiamo anticipato, la tassazione non riguarda solo gli utili, ma anche il reddito della società. Andranno dunque calcolate IRES, IRPEF, IRAP – che di base è al 3,4% – e contributi INPS.
La tassazione delle società di capitali deve essere considerata diversamente da quella delle società di persone, poiché in questo caso l’imponibile sale al 58,14%.
È utile introdurre questa informazione perché i soci possono optare per il tipo di tassazione riservata alle società di persone con quello che viene definito regime di trasparenza.
Regime di trasparenza applicato alle società di capitali
Con questo regime, i soci di una Srl ricevono gli utili nello stesso modo usato dalle società di persone: sugli utili viene pagata dunque l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) con aliquote diverse e progressive a seconda del reddito – l’aliquota può arrivare fino al 43%.
Quando viene scelto questo regime, bisogna tener presente che deve valere per un minimo di tre esercizi.
Pianificazione fiscale
Un altro strumento a disposizione dei soci delle Srl è la pianificazione fiscale, che consiste nel ridurre quanto più possibile la base imponibile sulla quale calcolare la tassazione.
Il socio può optare per deduzioni, per l’utilizzo di regimi fiscali agevolati, per la scelta di distribuire il reddito prodotto dai dividendi su più anni fiscali.
Schema holding-trading
Come abbiamo anticipato, il caso in cui l’imponibile è minore è quello in cui a percepire gli utili sia un’altra società di capitali – inclusa un’altra Società a responsabilità limitata. Con questo schema si fa in modo di creare più società in cui una percepisce i dividendi dell’altra, fornendo così anche una fonte di autofinanziamento per lo sviluppo dell’attività.
Contributi previdenziali e dividendi Srl
Un discorso a parte va fatto per i contributi INPS. Anche in questo caso, se non gestiti nel modo migliore, questi potrebbero portare a ridurre ulteriormente e drasticamente il reddito che i soci riescono a produrre grazie alla Srl.
Solitamente, l’aliquota applicata è quella del 24%, ma è bene specificare che non dipende dall’ammontare dei dividendi, e i soci saranno tenuti a versare i contributi anche qualora la società non distribuisse gli utili.
Pertanto, anche in questo caso andranno valutate tutte le possibilità e le opportunità fornite dall’ordinamento giuridico italiano, e andranno scelte quelle più adatte alla propria attività.
In quali casi i soci non devono versare i contributi
Esistono dei casi in cui i soci non sono tenuti a versare alcun contributo al sistema previdenziale. Questi sono principalmente due:
- I casi in cui la società non rientra né nelle attività commerciali né in quelle artigianali;
- Nei casi in cui i soci percepiscono reddito da attività dipendenti - e dunque gli utili derivanti dalla società non sono la loro fonte primaria di reddito.
Contributi INPS per i soci lavoratori
I soci evitano i contributi INPS anche quando la loro posizione è quella del socio lavoratore.
Dunque, i soci risultano essere dipendenti dell’azienda, con regolare busta paga. In questo modo evitano i contributi che spettano a commercianti e artigiani.
Per attuare questa opzione è però necessario nominare un amministratore esterno che di fatto gestisca la società.
Questo schema diventa possibile anche quando i soci sono solo soci di capitale e nei casi in cui la loro fonte primaria di reddito è un contratto da lavoro dipendente in altre aziende.
I compensi amministratore
Un altro metodo utilizzato per limitare l’importo dei contributi è quello di determinare i compensi dell’amministratore o degli amministratori e di trattenere contributi e IRPEF in busta paga.
In questo caso si può anche sfruttare la deduzione dall’imponibile dei costi relativi alle attività degli amministratori per conto della società.
Conclusioni
La distribuzione dei dividendi e la relativa tassazione è un argomento complesso, e un’operazione che può essere effettuata solo quando ci sono effettivamente degli utili. Un altro aspetto da considerare è che i contributi previdenziali, invece, andrebbero pagati in ogni caso in base al reddito che si può imputare ai soci.
Per questa ragione è fondamentale conoscere le opzioni a disposizione dei soci di una Srl e usarle al meglio a seconda del tipo di attività svolta dalla società a responsabilità limitata e del reddito effettivamente prodotto.
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