Il ROI è tra gli strumenti più usati per capire se un investimento sta davvero portando valore in termini di redditi d’impresa. Esso, infatti, indica il rapporto tra il guadagno ottenuto e il capitale impiegato. In questa guida vedremo cos’è il ROI, come si calcola e perché può essere decisivo nelle scelte strategiche di un’azienda.
ROI: definizione e significato
Il ROI, acronimo di Return on Investment, è uno degli strumenti più usati nelle imprese per capire se un investimento ha effettivamente prodotto dei risultati concreti. In sostanza, aiuta a misurare quanto guadagno si è ottenuto rispetto al capitale speso.
Nel contesto aziendale, il ROI è molto apprezzato perché permette di valutare se le risorse sono state impiegate in modo efficiente. Serve anche a mettere a confronto diverse iniziative, aiutando a riconoscere quelle che hanno offerto i ritorni migliori. In questo modo, chi gestisce l’azienda può prendere delle decisioni più consapevoli e orientate agli obiettivi.
Questo indice viene utilizzato anche per monitorare l’andamento di alcuni KPI operativi o per analizzare i risultati di un marketing plan, offrendo delle indicazioni utili sulle performance delle attività svolte.
Formula del ROI e struttura
La formula del ROI è piuttosto semplice: basta dividere l’utile operativo per il capitale investito e poi moltiplicare per 100 in modo da ottenere il risultato in percentuale.
ROI = (Utile operativo / Capitale investito) x 100
L’utile operativo è il guadagno generato direttamente dall’attività dell’impresa, senza considerare interessi, tasse o altri elementi straordinari. Il capitale investito, invece, comprende tutte le risorse impiegate per realizzare quell’utile: macchinari, risorse umane, tecnologia, campagne di marketing e così via.
Il valore che si ottiene con questa equazione ROI indica quanta redditività è stata prodotta rispetto all’investimento effettuato. Se, ad esempio, si sono investiti 10.000 € e si ottiene un utile di 2.000 €, il ROI sarà pari al 20%.
Un indice ROI positivo indica che l’investimento ha generato un ritorno economico tra i redditi di impresa, mentre un valore negativo evidenzia una perdita. Tuttavia, non esiste una soglia universale per definire un buon ROI: un risultato del 10%, ad esempio, può rappresentare un’ottima performance in settori a bassa marginalità, ma risultare insufficiente in contesti ad alto rischio o con elevate aspettative di rendimento.
Come si effettua il calcolo del ROI e modalità di applicazione
Il calcolo del ROI è un’operazione piuttosto semplice, ma richiede una certa attenzione nella raccolta dei dati. Il primo passo è identificare chiaramente a quale investimento si riferisce l’analisi: può trattarsi, ad esempio, del lancio di un nuovo prodotto, di una campagna pubblicitaria, dell’acquisto di attrezzature o dell’apertura di una nuova sede.
Una volta definiti i contorni dell’investimento, è importante distinguere tra i costi sostenuti e i risultati economici ottenuti, considerando solo quelli realmente legati all’iniziativa che si vuole prendere in considerazione.
Per semplificare il processo, molte aziende utilizzano degli strumenti digitali che integrano il ROI nelle attività quotidiane. Software gestionali, piattaforme di business intelligence e report automatizzati permettono di monitorare costantemente le performance, facilitando il confronto tra diversi investimenti e aggiornando i dati in tempo reale.
Calcolo del ROI: un esempio pratico
Per comprendere meglio come funziona il calcolo del ROI e come può essere interpretato, facciamo un esempio con dati concreti.
Supponiamo che un’azienda investa 5.000 € in una campagna pubblicitaria e, grazie a questa iniziativa, riesca a ottenere un utile operativo di 7.500 €.
Applicando la formula del ROI otteniamo: ROI = (7.500 / 5.000) × 100 = 150%.
Tale risultato significa che ogni euro investito ha generato un euro e mezzo di guadagno netto. In altre parole, l’investimento è stato altamente profittevole.
Ora ipotizziamo, invece, un altro scenario, meno vantaggioso: stesso investimento di 5.000 €, ma l’utile operativo è di soli 4.000 €.
In questo caso, avremo: ROI = (4.000 / 5.000) × 100 = 80%.
Il ritorno è comunque positivo, ma inferiore all’investimento iniziale: per ogni euro speso, infatti, si sono ottenuti solo 80 centesimi di guadagno.
Un ROI inferiore al 100% (punto di pareggio, dove i ricavi eguagliano l’investimento iniziale) segnala, quindi, che l’investimento non ha prodotto un ritorno sufficiente a coprire il capitale speso e si parla, quindi, di investimento in perdita.
Limiti e criticità dell’indice ROI
Uno dei limiti più evidenti del ROI è che non tiene conto del fattore tempo. Un ritorno del 20%, ad esempio, può sembrare un buon risultato, ma il giudizio cambia parecchio se lo si ottiene in sei mesi oppure in tre anni. Per questo, quando si vanno a confrontare investimenti con durate diverse, molte aziende preferiscono calcolare anche il ROI annualizzato, che consente di rendere il confronto più realistico e coerente.
C’è poi la questione del rischio, spesso sottovalutata. Due investimenti con lo stesso ROI sulla carta possono essere molto diversi nella pratica: uno può essere più stabile e prevedibile, l’altro invece può essere soggetto a fluttuazioni del mercato, a imprevisti o a variazioni nei costi. Il problema è che il ROI non distingue tra queste situazioni: restituisce un numero, ma non è in grado di rappresentare le variabili qualitative e i contesti che incidono sull’investimento.
Questo diventa ancora più evidente nei progetti a lungo termine. Iniziative complesse (come lo sviluppo di un nuovo prodotto, la digitalizzazione di un processo o la costruzione di un impianto) richiedono tempo prima di generare dei risultati effettivi. Se ci si fermasse solamente al ROI iniziale, si rischierebbe di scartare dei progetti strategici che, sul lungo periodo, potrebbero, invece, portare a benefici molto significativi.
Ecco perché il ROI non andrebbe mai interpretato da solo. È più efficace affiancarlo ad altri indicatori di redditività. Il ROE, ad esempio, mostra quanto rende il capitale immesso in azienda da parte dei soci; il ROS aiuta a capire quanto margine operativo si ottiene rispetto al fatturato; il ROA, infine, misura quanto bene l’azienda sta sfruttando le sue risorse. Usati insieme, tutti questi dati permettono di avere una visione più completa delle performance, il che è utile per una migliore pianificazione strategica nel medio-lungo termine.
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