La riclassificazione del conto economico consente una lettura più efficace dei dati di bilancio, facilitando l’analisi della redditività aziendale e supportando le decisioni strategiche. Scopri nel dettaglio cos’è, come funziona e quali sono i principali metodi che possono essere utilizzati.
Riclassificazione conto economico: cos’è e perché si fa
La riclassificazione del conto economico consiste nel riorganizzare le voci del bilancio secondo dei particolari criteri gestionali. L’obiettivo è quello di rendere i dati di contabilità più chiari, leggibili e funzionali per effettuare le analisi della performance aziendale.
Attraverso questa attività, l’impresa può individuare con maggiore precisione dove viene generato valore, confrontare l’andamento economico nel tempo e comunicare in modo più efficace (oltre che trasparente) con gli stakeholder esterni come investitori, istituti di credito e partner strategici.
A differenza del conto economico civilistico, che segue uno schema rigido stabilito dalla normativa, la versione riclassificata suddivide le voci per area gestionale (operativa, finanziaria, accessoria), offrendo così una visione più chiara e approfondita dei margini intermedi e dei risultati ottenuti dalla gestione dell’impresa.
I principali metodi di riclassificazione del conto economico
La riclassificazione del conto economico può essere effettuata secondo tre approcci principali: a valore aggiunto, a costo del venduto e a margine di contribuzione. Ognuno di questi metodi risponde a esigenze diverse, in base al settore in cui opera l’azienda e agli obiettivi specifici dell’analisi gestionale.
Il metodo a valore aggiunto è il più diffuso in quanto può essere impiegato per qualsiasi tipologia di attività. Lo schema a costo del venduto è particolarmente indicato per le imprese manifatturiere. La riclassificazione a margine di contribuzione è, invece, utile per capire quanto ogni prodotto o servizio contribuisca alla copertura dei costi fissi.
Riclassificazione del conto economico a valore aggiunto
Il conto economico a valore aggiunto è uno degli schemi più utilizzati. Esso, infatti, si adatta perfettamente alle imprese di ogni settore, comprese le PMI in Italia e le attività industriali. Questo approccio permette di capire quanto valore l’azienda crea internamente, a partire dalle risorse acquistate da terzi.
Il valore aggiunto si ottiene sottraendo dai ricavi i costi esterni (beni e servizi acquistati da fornitori). A questo punto, si calcolano i principali indicatori economici, ossia:
- MOL (EBITDA), si ottiene sottraendo dal valore aggiunto i costi del personale.
- ROL (EBIT), si calcola sottraendo dal MOL ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti.
- RAI (EBT), è il risultato prima delle imposte, dato dal ROL meno gli oneri finanziari.
- RE (Risultato d’Esercizio), è l’utile netto, ottenuto sottraendo le imposte dal RAI.
Questo schema permette di rendere più chiara la distribuzione della ricchezza prodotta dall’organizzazione e consente di effettuare un’analisi dettagliata della gestione operativa. È particolarmente utile per valutare la redditività, monitorare i margini e comunicare i dati più significativi a investitori e banche.
Uno schema sintetico è il seguente:
Valore della produzione
– Costi esterni
= Valore aggiunto
– Costi del personale
= MOL (EBITDA)
– Ammortamenti, accantonamenti
= ROL (EBIT)
– Oneri/proventi finanziari
= RAI (EBT)
– Imposte
= RE (Utile di esercizio)
Riclassificazione del conto economico a margine di contribuzione
La riclassificazione a margine di contribuzione è particolarmente utile per analizzare la redditività di prodotti, servizi o di determinate aree aziendali. Il margine di contribuzione rappresenta quanto ogni unità venduta contribuisce a coprire i costi fissi e a generare profitto.
A differenza degli altri schemi, in questo caso, i costi vengono suddivisi in variabili (ossia che cambiano al variare delle vendite) e in fissi (cioè che restano costanti). Questo approccio permette di calcolare il punto di pareggio (break-even point) e di prendere delle decisioni operative più mirate.
Si tratta di uno strumento molto usato nel controllo di gestione, soprattutto in aziende con più linee di prodotto o che operano in diversi mercati di riferimento. Tale approccio aiuta a capire quali attività sono realmente profittevoli e dove intervenire al fine di migliorare i risultati.
Uno schema sintetico è il seguente:
Ricavi
– Costi variabili
= Margine di contribuzione
– Costi fissi
= Risultato operativo
Come si riclassifica il conto economico: guida operativa
Il primo passo per la riclassificazione del conto economico è raccogliere tutte le informazioni necessarie a partire dal bilancio civilistico: ricavi, costi, oneri finanziari, imposte, ecc. Successivamente, le voci vanno riorganizzate secondo lo schema prescelto (valore aggiunto, costo del venduto o margine di contribuzione), raggruppandole per area gestionale o per natura dei costi.
Attenzione, però, a non commettere i seguenti errori comuni:
- Non distinguere correttamente i costi fissi e quelli variabili;
- Inserire delle voci doppie o mancanti;
- Usare uno schema poco indicato per il proprio settore.
Riclassificazione conto economico: schema ed esempio
Un esempio pratico può essere realizzato facilmente per mezzo del noto programma di calcolo Excel, utilizzando dei modelli preimpostati. In questo caso, basta inserire all’interno dei vari fogli i dati contabili del bilancio civilistico per ottenere in modo automatico i valori riclassificati e i principali indicatori di performance.
Nel caso di un’azienda commerciale, lo schema può evidenziare la redditività per linea di prodotto, isolando i costi di acquisto e quelli di distribuzione. In una società di servizi, invece, permette di analizzare il peso del costo del lavoro e la capacità dell’impresa di generare valore per mezzo delle proprie risorse interne.
Saper leggere un conto economico riclassificato significa andare oltre i semplici dati grezzi: vuol dire capire quali aree aziendali generano dei margini, dove si concentrano i principali costi e come migliorare le scelte gestionali in modo concreto.
Benefici della riclassificazione del conto economico
La riclassificazione del conto economico porta numerosi vantaggi, a partire da una maggiore trasparenza e da una migliore leggibilità dei dati. Investitori, banche e partner possono, infatti, interpretare più facilmente la situazione economica dell’azienda, mentre il management ha a disposizione delle informazioni più chiare per prendere delle decisioni strategiche più consapevoli.
Tale attività consente, inoltre, di effettuare con maggiore facilità dei confronti tra esercizi diversi, ma anche con altre imprese del settore, rendendo più semplici le valutazioni oggettive delle performance.
Infine, la riclassificazione del conto economico rappresenta un alleato prezioso per la pianificazione e il controllo di gestione. Aiuta, infatti, a tenere monitorati i margini, a individuare eventuali criticità e ad allocare le risorse in modo più consapevole, oltre che efficiente.
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