Lavoro dipendente e partita IVA sono due concetti che possono coesistere. Al giorno d’oggi sempre più persone si ritrovano esattamente in questa situazione. La maggior parte di queste hanno un lavoro dipendente, ma decidono di avviare un business secondario.
Partita IVA e lavoro dipendente: la normativa attuale
Quando si parla di lavoro dipendente e partita IVA, si fa riferimento alla possibilità di aprire una partita IVA mentre si è già assunti con un contratto di lavoro dipendente.
Dipendenti privati
Per i dipendenti privati, la possibilità di aprire una partita IVA è generalmente consentita, a meno che nel contratto di lavoro non sia esplicitamente vietato. Un altro caso in cui non è possibile aprire una partita IVA se si ha già un contratto lavorativo è quando si vorrebbe aprire un’attività concorrente dell’azienda in cui si lavora, perché si cadrebbe in una situazione di conflitto di interessi.
Dipendenti pubblici
Il discorso è diverso per quanto riguarda i dipendenti pubblici. Nel loro caso esiste un decreto, il D.Lgs. 165/2001, che limita questa possibilità. Il decreto di fatto vieta di aprire la partita IVA ai dipendenti pubblici, se ciò non viene fatto previa autorizzazione da parte della propria pubblica amministrazione.
Vantaggi di avere una partita IVA da dipendente
Avere una partita IVA mentre si lavora da dipendente può portare diversi vantaggi:
- Per coloro che aprono una partita iva per ditta individuale non è obbligatorio versare i contributi pensionistici obbligatori relativi all’attività autonoma, poiché il datore di lavoro li versa già al loro posto. Ciò non vale per i liberi professionisti;
- Grazie a un secondo lavoro, aumentano le entrate mensili;
- La gestione di un’attività autonoma diversifica e migliora le proprie competenze professionali, migliorando il CV;
- Chi rientra nel regime forfettario gode anche di una tassazione agevolata e semplificazioni dal punto di vista contabile.
Partita IVA in regime forfettario e lavoro come dipendente
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato molto vantaggioso. Esso prevede infatti:
- Tassazione ridotta: riduzione dell’imposta sostitutiva rispetto all’IRPEF del regime ordinario. Si paga infatti un’imposta unica del 15% (del 5% per i primi cinque anni di una nuova attività) che sostituisce l’IRPEF, le addizionali regionali e comunali, e l’IRAP. Le spese vengono calcolate con una percentuale sui ricavi;
- Semplificazioni contabili: non vi è obbligo di tenere la contabilità ordinaria.
Quali sono i requisiti per accedere al regime forfettario da dipendente privato?
Per poter accedere al regime forfettario, nell’anno precedente non si deve aver guadagnato più di 85.000 euro tramite il lavoro dipendente, anche in caso di datore di lavoro estero.
Partita IVA e lavoro dipendente: chi paga più tasse?
Per quanto riguarda la partita IVA abbiamo già visto che bisogna distinguere il regime ordinario da quello forfettario e le tasse IRPEF vengono calcolate di conseguenza: nel caso di partita IVA in regime ordinario i costi si basano su aliquote progressive, mentre col regime forfettario si paga il 15%.
Nel caso di ditta individuale si può optare anche per il regime semplificato, e in tal caso bisogna utilizzare il principio di cassa o competenza.
Nel caso del lavoro dipendente tutte le imposte sono trattenute direttamente dal datore di lavoro, mentre per la partita IVA bisogna presentare il Modello Redditi PF (Persone Fisiche) e sommare i redditi da lavoro dipendente con quelli dell’attività autonoma.
Non è però facile capire chi paga più tasse in relazione alla categoria di appartenenza, perché queste dipendono sempre dal livello di reddito imponibile, dalle detrazioni disponibili, dalle deduzioni, dal regime fiscale e dai contributi previdenziali.
Possiamo affermare con certezza che:
- I lavoratori dipendenti hanno un regime fiscale più semplice e con contributi previdenziali inferiori;
- I lavoratori autonomi con regime forfettario possono godere di una riduzione sulle tasse e vantaggi fiscali. Per loro però è più complesso il processo amministrativo di pagamento delle imposte e i contributi pensionistici risultano essere superiori.
Quando si è sia lavoratore dipendente che detentore di partita IVA, le tasse aumentano complessivamente perché si devono pagare più contributi previdenziali e il reddito complessivo può far raggiungere scaglioni di reddito IRPEF maggiori.
Come aprire una partita IVA e continuare a essere lavoratore dipendente
Vediamo costi e passaggi necessari ad aprire una partita IVA come lavoratore dipendente:
Costi per aprire una partita IVA come lavoratore dipendente
Aprire una partita IVA è di per sé gratuito e i costi sono legati a un’eventuale iscrizione presso la Camera di Commercio, che possono variare tra i 50 e i 100 euro.
Le spese maggiori sono quelle relative all’assunzione di un consulente per la fase di apertura, pari a 100-200 euro, e di un commercialista, consigliabile se non si è esperti in materia. Quest’ultima figura ha un costo fisso perché aiuterà nella gestione continuativa dell’attività, e il suo pagamento può arrivare a 2000 euro mensili, in relazione a diversi fattori.
Una volta avviata l’attività bisogna tener conto anche di spese fiscali e contributi previdenziali, che variano in relazione alle singole attività.
Passaggi da seguire per aprire una partita IVA da dipendente
Per fare le cose al meglio, è consigliato seguire i seguenti passaggi:
- Verificare che non esistano divieti per l’apertura della partita IVA;
- Comunicare l’azione al proprio datore di lavoro (non obbligatorio, ma consigliato);
- Scegliere tra regime forfettario, semplificato e ordinario;
- Aprire la partita IVA mediante il sito dell’Agenzia delle Entrate o presso un ufficio locale. Se la tua attività autonoma non prevede una cassa previdenziale specifica, è necessario iscriversi alla Gestione Separata INPS e versare i contributi previdenziali in base ai redditi.
Regime fiscale e contributi previdenziali: lavoro dipendente e partita IVA
Il pagamento dei contributi previdenziali dipende dal regime fiscale e dalla tipologia di attività.
Innanzitutto, bisogna distinguere l'attività con cassa professionale da quelle senza. Nel primo caso è necessario iscriversi a tale cassa e versare i contributi previsti. In caso, invece, non vi sia cassa professionale, il pagamento dei contributi è gestito dall’INPS in tre diverse modalità:
- Gestione separata: i contributi vengono calcolati moltiplicando l’imponibile per l’aliquota di contribuzione fissata dalla legge. I lavoratori dipendenti con partita IVA devono versare il 24%;
- Gestione commercianti: oltre alla percentuale stabilita dalla legge, devono versare anche una quota fissa chiamata Minimale IVS;
- Gestione artigiani: segue lo stesso criterio della gestione commercianti.
I dipendenti con partita IVA possono essere esonerati da questo contributo, evitando di iscriversi alla gestione commercianti, in presenza dei seguenti presupposti:
- Il reddito da lavoro dipendente è prevalente rispetto a quello di lavoro autonomo;
- Il lavoro dipendente dipende da un contratto full time a tempo indeterminato.
Obblighi fiscali e dichiarativi per lavoro dipendente e partita IVA
Gli obblighi fiscali e dichiarativi variano a seconda del caso specifico. In particolare:
- I lavoratori dipendenti dichiarano le proprie tasse tramite la presentazione del modello 730;
- I lavoratori con partita IVA devono presentare un modello redditi per Persona Fisica;
- Chi ha entrambe le tipologie di lavoro non deve presentare alcuno di questi documenti, ma compilare invece il Modello Redditi PF, che prevede appunto la presenza di due contratti lavorativi. In esso verranno compilate sia la sezione per lavoro dipendente che quella relativa al lavoro autonomo.
Vantaggi e svantaggi di avere sia un lavoro dipendente che una partita IVA
Come abbiamo visto, i vantaggi principali di avere due contratti lavorativi riguardano la diversificazione delle competenze e, soprattutto, un aumento del reddito personale. È indubbio che arrivare a fine mese con più soldi da parte sia nettamente più vantaggioso!
Ricordiamoci però che fare due lavori, perché di questo si tratta, può diventare molto oneroso dal punto di vista dell’impegno dedicato e del tempo impiegato. È innegabile che se al proprio lavoro dipendente si affianca anche un’attività autonoma, le ore lavorative giornaliere aumentano e, di conseguenza, anche la stanchezza. Allo stesso tempo si ridurrà il tempo da dedicare a se stessi.
Un altro aspetto negativo, conseguenza diretta dell’aumento del reddito, è che la gestione contabile delle proprie finanze diventa senza dubbio più complessa.
Consigli pratici per gestire partita IVA e lavoro dipendente
Abbiamo visto come far coesistere partita IVA e lavoro dipendente possa essere molto dispendioso in termini di tempo, ma anche di costi, soprattutto se necessitiamo aiuto dal punto di vista contabile. Andiamo quindi a vedere alcuni suggerimenti per poter gestire al meglio questi due aspetti:
- Organizza il tuo tempo: crea un piano orario da seguire, soprattutto per quanto riguarda il lavoro autonomo, così da non rischiare di privarti del tutto di momenti per te stesso;
- Elabora un business plan: anticipa i costi da sostenere e valuta le tue capacità economiche, per poi strutturare un piano di spese dettagliato;
- Cerca finanziamenti o agevolazioni: informati su prestiti o incentivi disponibili per ridurre i costi di apertura;
- Formati sulla gestione fiscale: dedica del tempo a imparare come gestire autonomamente il pagamento delle imposte, così da non dover pagare un commercialista che lo faccia al posto tuo;
- Investi in un software gestionale: programmi come SAP o NetSuite possono offrire un valido supporto nell’organizzazione e nella gestione fiscale.
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