Il reverse charge è un meccanismo fiscale importante, soprattutto nei settori ad alto rischio. Leggi questo articolo per sapere cos’è, come funziona, quando viene applicato e quali sono le differenze tra reverse charge e split payment.

Contenuti

Cos’è il reverse charge?

Il reverse charge, conosciuto anche come inversione contabile, è un meccanismo fiscale che impone l’obbligo al destinatario di beni o servizi, e non al fornitore, di pagare l’IVA. Questo sistema è pensato per contrastare le frodi fiscali, poiché attribuisce al destinatario, in qualità di soggetto passivo rivenditore, la responsabilità sia del calcolo che del versamento dell’IVA.

Nel caso di applicazione del reverse charge, il fornitore (detto anche cedente o prestatore) emette una fattura senza IVA, specificando chiaramente che l’operazione rientra nel regime dell’inversione contabile.

Il reverse charge trova applicazione anche nel commercio intracomunitario e in altri settori specifici, come quello dell’energia. Questo meccanismo consente al destinatario della prestazione di assumersi l’obbligo IVA, riducendo significativamente il rischio di evasione fiscale e garantendo una maggiore sicurezza per il fisco.

Funzionamento del reverse charge

Tra le situazioni in cui viene applicato il reverse charge ci sono le transazioni tra i Paesi membri dell’UE di beni e servizi, la vendita di alcuni prodotti elettronici, le cessioni di gas, cessioni di energia elettrica e il settore edilizio. 

Il meccanismo funziona in questo modo:

  1. Il fornitore emette una fattura senza IVA.
  2. Il destinatario riceve e integra la fattura ricevuta, registrando l’IVA sia a debito che a credito.
  3. Il destinatario paga l’IVA dovuta al fisco.

Scopo e vantaggi del reverse charge

Il reverse charge ha come scopo principale la riduzione del rischio di frodi IVA, specialmente in settori ad rischio, come quello edilizio, dove le transazioni possono avvenire tra soggetti difficilmente rintracciabili. Queste frodi spesso consistono nell’utilizzo di società fittizie per evitare il pagamento dell’IVA.

I vantaggi principali del reverse charge sono:

  • Riduzione delle frodi IVA: assegnando l’obbligo dell’IVA al destinatario, viene ridotto notevolmente il rischio di truffe.
  • Semplificazione amministrativa: migliora il flusso di cassa delle imprese, che non devono anticipare l’IVA sui beni o servizi acquistati.
  • Allineamento con le normative europee: vengono ridotte le distorsioni nel mercato unico, facilitando così il commercio intracomunitario.

Quando si applica il reverse charge?

Il reverse charge viene utilizzato in diversi contesti. Vediamo insieme quali sono.

Applicazione del reverse charge nelle operazioni tra aziende e soggetti registrati

Il reverse charge si applica alle operazioni tra aziende e soggetti registrati quando entrambe le parti sono soggetti passivi d’imposta. In queste situazioni:

  • Il fornitore emette una fattura senza addebitare l’IVA, specificando che l’operazione è soggetta a reverse charge.
  • L’acquirente registra l’IVA sia come imposta a debito che a credito, neutralizzando così l’effetto fiscale.

Questo meccanismo del reverse charge è particolarmente utile per prevenire le frodi carosello, ovvero quelle frodi in cui l’IVA viene riscossa ma non versata all’erario.

Applicazione del reverse charge nel settore edilizio 

Nel settore edilizio, il reverse charge viene utilizzato principalmente per contrastare le pratiche di concorrenza sleale. Questo meccanismo si applica a numerosi servizi, tra cui la costruzione, la ristrutturazione, la manutenzione e la demolizione di edifici.

Analogamente a quanto avviene per le operazioni tra aziende e soggetti registrati, le imprese edili che forniscono i servizi devono emettere la fattura senza addebitare l’IVA, specificando che l’operazione è soggetta a reverse charge.

In questo caso, il committente, che può essere sia un’altra impresa del settore edile che un soggetto registrato, è responsabile del versamento dell’IVA.

Questo sistema riduce il rischio di frodi fiscali e garantisce che l’IVA venga versata correttamente all’erario.

Applicazione del reverse charge nelle operazioni transfrontaliere 

Le operazioni transfrontaliere sono un altro ambito in cui viene applicato il reverse charge.

Quando un’azienda italiana compra dei beni o dei servizi da un’azienda estera, l’operazione è soggetta a reverse charge.

In questi casi:

  • Il fornitore estero emette una fattura senza addebitare l’IVA.
  • L’azienda italiana si occupa di integrare la fattura, registrando l’IVA sia come imposta a debito che a credito.

Questo meccanismo riduce gli oneri amministrativi per le imprese, semplificando il commercio internazionale. Grazie al reverse charge, le aziende hanno la possibilità di operare in un contesto globale più sicuro, in cui le leggi fiscali sono applicate in modo uniforme.

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Reverse charge interno e esterno

Il reverse charge viene applicato sia a livello nazionale (interno) sia a livello internazionale (esterno), con modalità e implicazioni differenti. Ma quali sono esattamente queste modalità? Vediamo tutti i dettagli.

Cos’è il reverse charge interno e come funziona? 

Il reverse charge interno viene applicato a tutte le operazioni che vengono effettuate tra soggetti passivi d’imposta all’interno dello stesso Paese. In questo caso:

  • Il fornitore non addebita l’IVA nella fattura.
  • L’acquirente calcola l’imposta, la registra come IVA a debito e la versa direttamente all’erario.

In poche parole, l’acquirente si sostituisce all’impresa fornitrice come debitore dell’IVA, diventando responsabile del suo versamento. 

Il reverse charge interno è obbligatorio in molti settori economici, in particolare in caso di operazioni che coinvolgono beni o servizi considerati a rischio elevato di evasione fiscale, come il settore della costruzione e quello della compravendita di rottami metallici.

I vantaggi principali del reverse charge interno sono:

  • Maggiore controllo fiscale: l’IVA viene pagata direttamente dal destinatario, facilitando la verifica delle transazioni da parte delle autorità fiscali.
  • Semplificazione amministrativa: questo meccanismo agevola la gestione dell’IVA per le imprese, eliminando la necessità di anticipare l’imposta su beni o servizi acquistati.
  • Prevenzione delle frodi: riduce il rischio che i fornitori trattengano gli importi dovuti senza versarli allo Stato.

Cos’è il reverse charge esterno e come funziona? 

Il reverse charge esterno è un meccanismo fiscale che si applica alle transazioni tra soggetti residenti in Paesi diversi, sia all’interno dell’Unione Europea che al di fuori di essa. Questo sistema è stato introdotto per semplificare l’applicazione dell’IVA nelle operazioni internazionali, evitando la doppia imposizione fiscale e sollevando il fornitore dall’obbligo di recuperare l’IVA nel Paese dell’acquirente.

Affinché il reverse charge esterno funzioni correttamente, è necessario che il destinatario della transazione sia registrato per l’IVA nel proprio Paese e rispetti gli obblighi fiscali locali.

Quando un’azienda italiana acquista beni o servizi da un fornitore estero, l’IVA non viene pagata direttamente al fornitore: è responsabilità dell’azienda italiana calcolare l’IVA dovuta, registrarla sia come imposta a debito che a credito e versarla allo Stato. Questo processo garantisce una corretta contabilizzazione dell’imposta senza gravare il fornitore estero con ulteriori oneri amministrativi. Allo stesso tempo, l’azienda italiana ha l’obbligo di rispettare le normative fiscali nazionali, compresa l’integrazione delle fatture estere con l’indicazione dell’IVA dovuta.

Uno dei principali vantaggi del reverse charge esterno è la semplificazione amministrativa per le imprese che operano a livello internazionale. Le aziende possono concentrarsi sull’espansione dei loro mercati senza dover affrontare le complessità burocratiche e le normative fiscali di più Paesi. Questo meccanismo riduce gli oneri legati alla registrazione fiscale in ogni giurisdizione in cui l’azienda commercia, rendendo il commercio internazionale più accessibile e gestibile.

Tuttavia, il reverse charge esterno presenta anche delle sfide. In particolare, l’acquirente deve essere in grado di calcolare correttamente l’IVA e versarla nei tempi previsti, evitando errori che potrebbero portare a sanzioni o controversie fiscali. La responsabilità si sposta quindi sul destinatario della transazione, che deve garantire una corretta gestione fiscale. Inoltre, è fondamentale che le imprese coinvolte conoscano le specifiche normative dei Paesi con cui operano, in quanto le regole del reverse charge possono variare a seconda delle giurisdizioni e del tipo di operazione.

Il reverse charge esterno rappresenta uno strumento efficace per facilitare le transazioni internazionali, ma richiede una gestione fiscale accurata da parte dell’acquirente. Se applicato correttamente, questo sistema consente alle imprese di operare in un contesto globale più snello, riducendo i rischi di errori e garantendo il rispetto delle normative fiscali.

Fattura elettronica e reverse charge

Ad oggi, la fattura elettronica è uno strumento essenziale, poiché facilita la trasmissione e la conservazione delle fatture grazie al formato digitale. Vediamo insieme come funziona sia nel reverse charge interno sia nel reverse charge esterno. 

Funzionamento della fattura elettronica per reverse charge interno 

Nel reverse charge interno la fattura elettronica è molto importante perché consente una completa e sicura tracciabilità delle transazioni. facilitando così i controlli da parte delle autorità fiscali e migliorando i servizi offerti dal sistema fiscale, in particolare per le prestazioni di servizio soggette a reverse charge.

La fattura elettronica soggetta al reverse charge interno emessa dall’azienda, deve sempre riportare la dicitura “inversione contabile” o “reverse charge” e il riferimento normativo che giustifica l’applicazione di questo meccanismo. Inoltre, la fattura elettronica deve contenere tutte le informazioni richieste dalle normative fiscali, come la descrizione dei beni e dei servizi forniti, il numero della partita IVA del fornitore, il numero della partita IVA dell’acquirente e il totale dell'importo senza l’IVA applicata.

Quando riceverà la fattura elettronica, l’acquirente dovrà calcolare da solo l’IVA, registrandola nel registro delle fatture e nel registro degli acquisti. 

Funzionamento della fattura elettronica per reverse charge esterno

Per quanto riguarda il reverse charge esterno, la fattura elettronica facilita tutte le transazioni e le operazioni intracomunitarie. Il fornitore situato in un altro Paese all’interno o all’esterno dell’Unione Europea emette una fattura elettronica senza addebitare l’IVA, che verrà poi pagata direttamente dall’azienda italiana allo Stato. 

Anche nel caso del reverse charge esterno, la fattura deve necessariamente contenere il numero della partita IVA di entrambe le parti, la descrizione dei beni o dei servizi forniti e il valore della transazione.

Questo sistema permette ai diversi Paesi di avere una maggiore integrazione, perché migliora la cooperazione e la trasparenza a livello internazionale.

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Come funziona il reverse charge?

Nelle sezioni seguenti esamineremo nel dettaglio il funzionamento del reverse charge nei diversi aspetti operativi. Analizzeremo come emettere correttamente una fattura, come gestire le relative registrazioni contabili e includeremo un esempio pratico di fattura in reverse charge.

Come funziona l’emissione della fattura

Nel reverse charge, la fattura deve obbligatoriamente avere questa dicitura: “Inversione contabile ai sensi dell’art. 17, comma 6, del D.P.R. 633/1972 - Reverse charge”. Inoltre, deve contenere tutte le informazioni relative alla transazione. 

Registrazioni contabili

Nel reverse charge, le registrazioni contabili per entrambe le parti sono molto importanti per il corretto adempimento degli obblighi fiscali.

Per il fornitore, la registrazione sarà come una vendita ordinaria perché non è lui a pagare l’IVA. Il suo compito è quello di annotare il ricavo ricevuto dalla vendita. 

L’acquirente, invece, deve calcolare l’IVA, versarla e inserire nella contabilità l’importo della transazione e dell’IVA.

Registrazioni in partita doppia

Le operazioni di reverse charge richiedono più attenzione in caso di registrazioni contabili in partita doppia, anche se non è il fornitore che effettua l’applicazione dell’imposta. L’acquisto dell’acquirente viene registrato come un acquisto di beni o di servizi, mentre l’IVA viene annotata sia come debito IVA (imposta che l’acquirente deve pagare all’erario) che come credito IVA (importo che l’acquirente può detrarre, ma solo se ha il diritto di farlo). 

Se l’acquirente ha il diritto alla detrazione dell’IVA, la registrazione contabile avviene nel seguente modo:

Acquisto:

  • Dare: conto acquisti (importo senza IVA)
  • Avere: debito verso fornitori (importo senza IVA)

IVA (in reverse charge):

  • Dare: credito IVA (l’importo dell’IVA calcolato da un acquirente)
  • Avere: debito IVA (l’importo dell’IVA calcolato da un acquirente)

In questo caso, l’acquirente calcola l’IVA come se fosse applicato il regime normale, ma poiché l’operazione è soggetta a inversione contabile, l’acquirente ha l’obbligo di registrare l’IVA. L’IVA deve essere registrata sia a debito che a credito, senza cambiare il valore della fattura (che rimane senza IVA). 

Se l’IVA non viene versata all’erario, la partita doppia viene chiusa con la registrazione del pagamento dell’imposta.

Autofattura nel reverse charge

In alcuni casi, soprattutto quando l’operazione riguarda un fornitore che non applica l’IVA, l’acquirente è obbligato a emettere un’autofattura. In pratica, l’acquirente emette la fattura a proprio nome per documentare l’operazione e l’IVA che deve versare.

Per esempio, viene emessa un’autofattura nel caso di una cessione di beni da parte di un fornitore che non ha l’obbligo di emettere la fattura. 

L’autofattura deve contenere tutte le informazioni richieste per una fattura normale, comprese eventuali diciture obbligatorie previste dalla normativa fiscale. Successivamente, l’acquirente deve registrare l’autofattura nei propri libri contabili, seguendo le stesse modalità previste per la registrazione delle operazioni di acquisto.

Esempio di fattura in reverse charge

Ecco un esempio pratico di fattura in reverse charge: 

Fattura n. 12345

Data: 10 gennaio 2025

Fornitore: Azienda XYZ S.r.l. 

Partita IVA: IT1234567890

Indirizzo: Via Roma, 10, 00100 Roma, Italia

Cliente: Azienda ABC S.p.A.

Partita IVA: IT9876543210 

Indirizzo: Corso Italia, 20, 20100, Milano, Italia

Descrizione dei beni o servizi forniti:

  • Fornitura di servizi di consulenza IT

Importo totale (senza IVA): €10.000,00

Dicitura obbligatoria: "Inversione contabile ai sensi dell'art. 17, comma 6, del D.P.R. 633/1972 - Reverse charge"

Soggetti esclusi dal reverse charge 

Alcune operazioni non sono soggette al reverse charge. Di seguito i principali casi:

Operazioni con consumatori finali

Quando un soggetto passivo d’IVA vende beni o servizi a un consumatore finale, si applica il regime ordinario d’IVA, non viene il reverse charge. Ad esempio, in caso di acquisto in un negozio, il negozio prima addebita l’IVA al consumatore e poi versa l’imposta al fisco. Questo avviene perché il consumatore finale non è un soggetto passivo d’IVA e non può registrare l’IVA né a debito né a credito.

Transazioni tra persone fisiche non titolari di partita IVA

Le operazioni effettuate tra privati cittadini che non esercitano un’attività d’impresa o una professione non sono operazioni soggette a reverse charge. Dunque, se un privato vende online un bene usato a un altro privato, la transazione non è soggetta a IVA e, di conseguenza, non si applica il reverse charge.

Sanzioni per errata applicazione del reverse charge 

Come per tutti i meccanismi fiscali, anche per il reverse charge esistono sanzioni in caso di applicazione errata. Queste sanzioni variano in base alla gravità dell’infrazione commessa dalle aziende o dai soggetti che ne usufruiscono e dal tipo di errore commesso, per il quale va rilasciato una nota di credito

Tra le principali sanzioni troviamo la multa per omessa o per errata dichiarazione dell’IVA, che prevede un aumento della pena nel caso in cui la frode fiscale sia intenzionale.

Risulta dunque fondamentale che le imprese adottino sempre delle precise procedure interne di controllo, così da evitare eventuali errori nell’applicazione del reverse charge. Inoltre, nel caso di errori, è necessario cercare sempre di correggere tempestivamente le eventuali incongruenze.

Vediamo nello specifico in cosa consistono queste sanzioni.

Sanzioni per omessa applicazione del reverse charge

Un’azienda o un soggetto passivo d’IVA possono ricevere sanzioni amministrative serie se non applicano correttamente il reverse charge. Queste sanzioni variano in base all’importo dell'IVA che non è stata pagata correttamente e includono:

  • Sanzioni pecuniarie: gli importi possono variare dai €250 ai €10,000.
  • Sanzioni amministrative: in alcuni casi possono essere imposte ulteriori sanzioni per il mancato rispetto delle normative fiscali e contabili.
  • Interessi di mora: oltre alle precedenti sanzioni, possono essere applicati interessi di mora sull'importo dell’IVA versata in modo sbagliato o tardivo.

Sanzioni per fatturazione errata

In caso di errori nella fatturazione a pa con il reverse charge, un’azienda può ottenere sanzioni specifiche, ovvero:

  • Sanzioni pecuniarie: una fattura errata può far ottenere sanzioni che variano dal 5% al 10% dell’importo fatturato, con un minimo di 1,000 €.
  • Correzioni obbligatorie: l’azienda è obbligata a comunicare le correzioni apportate alla fattura errata alle autorità fiscali competenti.
  • Riflessi contabili: le fatture devono essere corrette anche nelle scritture contabili dell’azienda, garantendo la coerenza e la conformità con le normative fiscali.

Operazioni erroneamente assoggettate al reverse charge

Anche quando un’operazione viene erroneamente assoggettata al reverse charge, possono insorgere problemi fiscali con conseguenti sanzioni. Le principali conseguenze includono:

  • Sanzioni pecuniarie: è prevista una sanzione pari al 30% dell’importo assoggettato in modo errato al reverse change.
  • Ripetizione disciplina ordinaria: l’operazione assoggettata in modo errato deve essere rettificata e ripetuta utilizzando la disciplina ordinaria d’IVA. 
  • Obbligo di rimborso: potrebbe essere necessario rimborsare l’importo che è stato erroneamente riscosso, ai clienti o allo Stato.

Reverse charge e split payment: differenze

Il reverse charge e lo split payment sono due meccanismi introdotti per combattere l’evasione fiscale e garantire una corretta riscossione dell’IVA. Sebbene abbiano lo stesso obiettivo, funzionano in modo diverso e vengono applicate in contesti distinti. La differenza principale risiede nel tipo di acquirente e nelle modalità operative.

Capire le differenze tra l’applicazione del reverse charge e lo split payment è molto importante. Vediamo insieme quali sono:

  • Nel reverse charge il fornitore emette una fattura senza IVA ed è l’acquirente in quanto soggetto passivo IVA che calcola e versa l’IVA dovuta allo Stato, registrandola sia come debito che come credito (come stabilito dall’Agenzia delle Entrate). Questo sistema viene utilizzato nei settori ad alto rischio di evasione fiscale.
  • Nello split payment il fornitore emette una fattura comprensiva di IVA, ma l’acquirente paga solo l’importo netto (senza IVA). In questi casi, l’acquirente, che è un ente pubblico o una società qualificata (ad esempio, una società quotata in borsa), trattiene l’IVA e si occupa di versarla direttamente all’erario.

Le differenze principali tra reverse charge e split payment

Per capire meglio il concetto, ecco una tabella riassuntiva delle principali differenze tra il reverse charge e lo split payment:

CARATTERISTICAREVERSE CHARGESPLIT PAYMENT
DefinizioneMeccanismo in cui l’obbligo di calcolare e versare l’IVA è trasferito dal venditore all’acquirente, che registra l’IVA a debito e a credito.Meccanismo in cui l’acquirente versa direttamente allo Stato l’IVA addebitata in fattura, trattenendola dal pagamento al fornitore.
Settori di applicazioneEdilizia e vendita di rottami, materiali di recupero, beni elettroniciTransazioni con enti pubblici, alcune società quotate in borsa
Soggetto che versa l’IVAAcquirente (soggetto passivo IVA)Acquirente (ente pubblico o società quotata)
Obiettivo Ridurre il rischio di frodi fiscali nei settori con un rischio alto di evasione fiscale e garantire una corretta riscossione dell’IVA da parte dello StatoRidurre il rischio di frodi fiscali e garantire una corretta riscossione dell’IVA nelle transazioni con enti pubblici o società quotate in borsa
Modalità di versamento dell’IVAL’acquirente calcola e versa l’IVA direttamente allo StatoL’acquirente paga l’importo netto al fornitore e versa l’IVA direttamente all’erario
Impatto sul fornitoreNon incassa l’IVA, riducendo il rischio di frodeNon incassa l’IVA, riducendo il rischio di frode
Impatto sull’acquirenteHa l’obbligo di calcolare e versare l’IVA, aumentando gli oneri amministrativiDeve versare l’IVA direttamente allo Stato, semplificando così la gestione fiscale
Normativa di riferimento Art. 17, comma 6, del D.P.R. 633/1972Art. 17-ter del D.P.R. 633/1972
Esempi di applicazioneSubappalto in edilizia, vendita di rottami, cessione di beni elettroniciAcquisti da parte di enti pubblici, forniture a società quotate
Benefici principaliRiduzione del rischio di evasione fiscale, maggiore trasparenza nelle transazioniRiduzione del rischio di evasione fiscale, maggiore trasparenza nelle transazioni
CriticitàAumento degli oneri amministrativi per l’acquirente e potenziale impatto sulla liquidità del fornitoreAumento degli oneri amministrativi per l’acquirente e potenziale impatto sulla liquidità del fornitore

Domande frequenti

Quali lavori rientrano nel reverse charge?

Il reverse charge viene applicato a una serie di lavori o di servizi specifici, specialmente in quelli ad alto rischio di evasione fiscale. Per esempio, è comune nel settore edilizio per i lavori di costruzione, di ristrutturazione, manutenzione, riparazione e demolizione. Inoltre, viene applicato a tutti i servizi di vendita di rottami e materiali di recupero, alla cessione di beni elettronici come telefoni o cellulari, tablet, e computer, nei servizi di pulizia, nei servizi di vigilanza e in quelli di logistica.

Come registrare una nota di credito con reverse charge?

La nota di credito con il reverse charge segue uno specifico processo. Quando viene emessa una nota di credito con reverse charge si deve indicare che l’IVA non viene applicata, la nota deve riportare una dicitura obbligatoria e deve specificare qual è il suo riferimento normativo. La registrazione contabile, inoltre, deve riflettere l’annullamento o la rettifica dell'operazione. 

Quando non si applica il reverse charge in edilizia?

In edilizia, il reverse charge non viene usato in situazioni specifiche, come nel caso di lavori edili effettuati da privati e non da soggetti passivi di IVA. Possono essere esclusi dall’applicazione del reverse charge anche i lavori che vengono fatti da enti pubblici che non sono soggetti passivi di IVA. Per verificare se il reverse charge può essere applicato o no, è molto importante controllare tutte le normative specifiche per ogni tipo di lavoro edile. 

Come registrare una fattura elettronica in reverse charge?

In una transazione soggetta a reverse charge, per registrare correttamente una fattura elettronica deve essere chiaramente indicato che l’IVA non viene addebitata all’acquirente mediante la dicitura "inversione contabile” o “reverse charge”, accompagnata dal relativo riferimento normativo. L’azienda che riceve la fattura è tenuta a registrare l’IVA sia nel registro delle vendite che in quello degli acquisti, garantendo così trasparenza e conformità normativa. Inoltre, deve calcolare l’IVA e registrarla nei propri sistemi contabili, un processo noto come autoliquidazione dell’IVA.

Quale aliquota IVA applicare nel reverse charge?

Nel reverse charge, l’aliquota applicabile dipende dalla natura dei beni o dei servizi forniti. In Italia, l’aliquota standard è del 22%, e viene applicata alla maggior parte dei beni o dei servizi soggetti al reverse charge. Alcuni beni, però, sono soggetti ad aliquote ridotte del 10%, come i lavori di ristrutturazione edilizia, o del 4%. Anche in questo caso, è importante conoscere le normative riguardanti l’aliquota IVA corretta da applicare. 

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