Il regime fiscale non è altro che il regime contabile adottato. In Italia ne esistono diversi, e in questo articolo scoprirai le caratteristiche di ognuno.

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Il regime fiscale decide il modo in cui un’impresa o un lavoratore autonomo dovranno gestire la contabilità dell’attività. 

In Italia esistono principalmente tre regimi fiscali: in questo articolo parleremo delle loro caratteristiche e dei soggetti che possono adottare ciascun regime fiscale. 

Cos’è un regime fiscale?

Un regime fiscale non è altro che un regime contabile: a seconda del tipo di contabilità, gli imprenditori e i lavoratori autonomi sono obbligati a seguire certe regole. 

L’adozione di un particolare regime ha infatti dei requisiti e dei limiti, ma non richiede che gli interessati facciano particolari comunicazioni: all’apertura della partita IVA il lavoratore dovrà comunicare il volume d’affari che suppone interesserà l’attività, e in base a quello si adotterà un regime fiscale piuttosto che un altro. La scelta sarà evidente a partire dalla prima dichiarazione dei redditi. È però bene specificare che non sempre si tratta di una scelta: qualora si dovessero superare i limiti previsti per ogni regime, infatti, passare a un altro regime diventa un obbligo. 

In ogni caso, la contabilità non è solo il mezzo attraverso il quale stabilire quale sia la pressione fiscale alla quale è soggetta l’attività, ma soprattutto il mezzo per valutare gli sviluppi della stessa attraverso dati oggettivi. Pertanto è sempre bene tenere conto in modo ordinato di tutte le operazioni che la riguardano. 

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Quali sono i regimi fiscali?

In Italia, i regimi fiscali sono principalmente tre: 

Esiste poi anche il regime dei minimi, che può essere utilizzato solo dalle attività che lo avevano adottato prima che venisse eliminato dai regimi fiscali attivabili. 

Come abbiamo anticipato, la scelta del regime fiscale comporterà determinati obblighi – e alle volte non si tratterà di una scelta. Pertanto analizzeremo le caratteristiche di ciascun requisito, in modo che possa valutare il regime fiscale più conveniente per la tua attività. 

Il regime forfettario

Si tratta del regime fiscale italiano che prevede più agevolazioni per i contribuenti. 

Il reddito imponibile viene calcolato a seconda del tipo di attività: indipendentemente dal regime fiscale, a ogni attività viene affidato un codice – il codice ATECO – che permette di identificare il tipo di beni o servizi di cui si occupa. A seconda del codice ATECO vengono stabiliti dei coefficienti di redditività che rappresenteranno la percentuale di imponibile. 

Questo regime può essere adottato dalle persone fisiche che rispettano i seguenti requisiti: 

  • Non superano i 65.000 € di fatturato in un anno d’esercizio;
  • Non superano i 20.000 € per il lavoro dipendente e accessorio.

Questo regime è dunque conveniente per coloro che non hanno grosse spese: in questo regime, infatti, le spese vengono calcolate forfettariamente in base al tipo di attività, e non sarà possibile dedurre niente dall’imponibile. 

Tra i vantaggi di questo regime troviamo: 

  • Assenza dell’obbligo di inserire l’IVA in fattura,
  • Pagamento di un’imposta sostitutiva al 15% – che scende al 5% per i primi 5 anni se l’attività rispetta particolari requisiti,
  • Assenza dell’obbligo della redazione di bilanci e dei registri contabili.

Il regime semplificato

Il regime contabile semplificato prevede una contabilità più semplice rispetto alla contabilità ordinaria e limiti più alti rispetto al forfettario. 

I soggetti che possono attivarlo sono: 

I limiti di fatturato sono molto più alti rispetto al forfettario:

  • Quando la prestazione di servizi è l’unica attività o l’attività prevalente, il limite massimo è di 400.000 €;
  • 700.000 € per tutte le altre attività – anche per quelle in cui non è possibile stabilire quale sia l’attività prevalente.

Le attività soggette al regime semplificato hanno l’obbligo di tenere alcuni registri contabili: 

  • Registri IVA – al contrario del forfettario, l’IVA deve essere aggiunta e vige l’obbligo di fatturazione elettronica;
  • Il registro di incassi e pagamenti;
  • Il registro dei beni ammortizzabili.

Va inoltre tenuto il Libro Unico del Lavoro quando l’attività ha dei dipendenti. 

Anche la tassazione differisce da quella del forfettario – per calcolare l’imponibile si utilizza il principio di cassa, e si dovranno versare: 

  • Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF);
  • Imposta sul valore aggiunto (IVA);
  • Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) – a meno che non si rientri tra i soggetti esenti;
  • Imposta sul reddito delle società (IRES) – nei casi in cui l’attività è una società di persone.

Il regime ordinario

Se ti stai chiedendo quale regime fiscale scegliere, sappi che il regime ordinario può essere adottato da tutti per scelta – tranne dalle società di capitali, che sono sempre obbligate ad aderire a questo regime contabile. 

Una ditta individuale, così come una società di persone o un libero professionista, possono dunque scegliere di adottare l’ordinario anche qualora i ricavi fossero inferiori ai limiti previsti. 

In generale, chiunque superi i limiti previsti dal semplificato deve rientrare obbligatoriamente in questo regime fiscale, che è senza dubbio il regime più complesso. Chi adotta questo regime ha infatti l’obbligo di tenere più libri contabili di chi rientra nel semplificato, fra cui: 

  • Registri IVA;
  • Registro dei beni ammortizzabili;
  • Libro giornale – in cui vanno segnalate tutte le transazioni relative all’attività;
  • Il libro inventari – da compilare sia a inizio attività che alla fine di ogni periodo amministrativo;
  • Il libro mastro – vanno segnalati i movimenti finanziari relativi all’attività, utilizzando una pagina diversa per ogni conto aziendale;
  • Le scritture di magazzino – se l’attività ha ricavi superiori a 5.164.568,99 € e rimanenze superiori a 1.032.913,80 €.

Per quanto riguarda la tassazione, anche qui le principali imposte saranno quattro: 

  • IVA;
  • IRPEF – essendo un’imposta progressiva, si pagherà in base al reddito;
  • IRES – per le società;
  • IRAP – quando prevista.

Va inoltre specificato che, contrariamente a quanto accade per il semplificato, il principio da adottare per calcolare l’imponibile è quello di competenza. Anche in questo caso potranno essere dedotte le spese. 

È per questa ragione che alcuni scelgono di non optare per il forfettario anche qualora ci fossero i requisiti: con il semplificato e l’ordinario si possono effettivamente dedurre tutte le spese sostenute, seguendo le normative vigenti; mentre con il forfettario le spese sono calcolate con percentuali predeterminate in base al tipo di attività, e questo potrebbe risultare poco conveniente per chi ha costi maggiori. 

Conclusioni 

Conoscere le caratteristiche di ogni regime fiscale è fondamentale per soci, titolari di imprese e lavoratori autonomi, perché anche qualora non si potesse scegliere si avrebbero più strumenti per capire l’effettivo rendimento dell’azienda. 

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