La Partita IVA agricola è indispensabile per avviare un’attività nel settore agricolo, anche su piccola scala. Scopri quali sono i requisiti, i costi e i vantaggi fiscali che possono essere applicati nel 2025.

Contenuti

Cos’è la Partita IVA agricola?

La Partita IVA agricola è una posizione fiscale necessaria per chi svolge delle attività legate all’agricoltura in modo abituale e continuativo. Serve per emettere fatture, acquistare beni strumentali e aprire un’azienda agricola in modo regolare, anche a livello familiare o come secondo lavoro.

I requisiti per la Partita IVA agricola: chi può aprirla?

Possono aprire una Partita IVA agricola:

  • Agricoltori singoli, anche a conduzione familiare
  • Imprenditori agricoli professionali (IAP)
  • Coltivatori diretti
  • Società agricole, purché almeno uno dei soci abbia la qualifica IAP

IAP e Coltivatore Diretto: che differenza c’è?

Due figure ricorrono spesso quando si parla di Partita IVA agricola:

  • Il Coltivatore Diretto, chi lavora stabilmente la terra con il proprio lavoro (e quello dei familiari), garantendo almeno 104 giornate lavorative annue e coprendo almeno un terzo del fabbisogno lavorativo dell’azienda.
  • L’IAP, invece, deve dimostrare il possesso di competenze professionali (titolo di studio o esperienza documentata) e dedicare almeno il 50% del proprio tempo e del reddito all’attività agricola.

Entrambi hanno diritto ad agevolazioni fiscali e previdenziali, ma con il titolo di IAP è possibile accedere a finanziamenti pubblici e bandi regionali dedicati all’agricoltura.

Come aprire una Partita IVA agricola?

Aprire una Partita IVA agricola è oggi più semplice rispetto al passato, grazie alla procedura telematica chiamata ComUnica. Essa permette di svolgere, con un’unica comunicazione, tutti gli adempimenti necessari presso l’Agenzia delle Entrate, la Camera di Commercio, l’INPS e l’INAIL.

La pratica può essere gestita direttamente online, tramite un commercialista o un’associazione di categoria come Coldiretti.

Documenti necessari

Per avviare correttamente la procedura, occorre avere a disposizione i seguenti documenti:

  • Documento d’identità in corso di validità
  • Codice fiscale
  • Eventuale documentazione sui terreni, come visure catastali o atti di proprietà, soprattutto se si intende dimostrare l’effettivo possesso o utilizzo agricolo del fondo

Nel caso di apertura come società agricola, sarà necessario presentare anche l’atto costitutivo e indicare i soci, specificando se almeno uno possiede la qualifica di IAP.

Scelta del codice ATECO per Partita IVA agricola

Un passaggio importante è la scelta del codice ATECO, cioè il codice identificativo dell’attività economica svolta.

Per le attività agricole, i codici più comuni iniziano con 01 e si suddividono in base alla tipologia di attività. Alcuni esempi sono:

  • 01.11.00 – Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi
  • 01.13.12 – Coltivazione di ortaggi e meloni in colture protette fuori suolo
  • 01.48.30 – Apicoltura
  • 01.21.00 – Coltivazione della vite
  • 01.43.00 – Allevamento di equini e di altri animali

È fondamentale scegliere il codice ATECO corretto perché da esso dipendono l’inquadramento fiscale e previdenziale, le agevolazioni accessibili e gli obblighi contabili.

Ricordiamo che, a partire dal 1° aprile 2025, sono diventati operativi i nuovi codici ATECO 2025. L’aggiornamento del 2025 ha introdotto alcune modifiche rilevanti, tra cui la riorganizzazione delle sottocategorie per le coltivazioni specializzate e l’unificazione di codici secondari non più utilizzati. Ad esempio, alcune attività miste come l’apicoltura integrata con trasformazione sono ora riclassificate. Per maggiori dettagli pratici o per scegliere il codice corretto in base alla tua attività, è possibile rivolgersi a un’associazione come Coldiretti, che offre assistenza specifica sull’inquadramento ATECO e sugli adempimenti fiscali connessi.

Quale regime fiscale scegliere per la Partita IVA agricola: esonero, speciale od ordinario?

Al momento dell’apertura di una Partita IVA agricola, una delle decisioni più importanti riguarda la scelta del regime fiscale. Esistono tre opzioni principali: regime di esonero, regime speciale e regime ordinario. Ognuno con caratteristiche diverse per obblighi contabili, gestione dell’IVA e limiti di reddito.

Confronto tra i regimi fiscali agricoli

La tabella seguente riassume le principali caratteristiche dei tre regimi disponibili:

CaratteristicaRegime di esoneroRegime specialeRegime ordinario
Limite ricavi annuiFino a 7.000 € (almeno 2/3 da attività agricole)Oltre 7.000 € (attività agricola in senso stretto ex art. 2135 c.c.)Nessun limite specifico
Gestione IVANon applicata su vendite, né detraibile sugli acquistiApplicata su vendite, compensazione forfettariaApplicata integralmente, IVA detraibile sugli acquisti
ContabilitàNessun obbligo di registri né dichiarazioni IVA o IRAPRegistri minimi obbligatoriContabilità ordinaria con obblighi completi
Adempimenti fiscaliNessuna dichiarazione IVA/IRAP, nessun versamento IVAIVA semplificata con percentuali di compensazioneFatturazione elettronica, liquidazioni periodiche, versamenti IVA
Accesso agevolazioni pubblicheLimitatoMedioPieno accesso a bandi, finanziamenti e crediti d’imposta
Compatibilità con altro lavoroOttima (per attività marginali o familiari)Buona (in caso di secondi lavori non prevalenti)Totale, ma richiede organizzazione contabile
Principali vantaggiNessuna burocrazia, costi minimi, ideale per attività hobbistiche o familiariGestione IVA agevolata, adatto ad aziende in crescitaFlessibilità completa, possibilità di detrazione e accesso a tutti i mercati

Regime di esonero

Il regime di esonero è riservato a chi ha ricavi annui inferiori a 7.000 €, derivanti per almeno due terzi da attività agricole. È pensato per chi coltiva o produce su piccola scala, spesso a livello familiare o amatoriale.

Chi rientra in questo regime:

  • Non applica l’IVA sulle vendite;
  • Non è tenuto a registrare le fatture né a presentare dichiarazioni IVA o IRAP;
  • Può vendere solo sul territorio nazionale, in modalità diretta.

Si tratta di un’opzione vantaggiosa per iniziare l’attività senza troppi adempimenti. Tuttavia, non consente di recuperare l’IVA sugli acquisti e limita fortemente l’attività commerciale.

Regime speciale

Il regime speciale si applica a chi supera i 7.000 € di fatturato, ma svolge comunque un’attività agricola rientrante nei limiti dell’art. 2135 del Codice Civile, ovvero coltivazione, silvicoltura, allevamento e trasformazione/vendita diretta dei propri prodotti.

Qui la gestione dell’IVA è agevolata grazie al sistema delle percentuali di compensazione: l’imprenditore applica l’imposta sulle vendite, ma ne versa allo Stato solo una parte predefinita, in base al tipo di prodotto.

In questo regime:

  • È obbligatoria la fatturazione con IVA;
  • Si può detrarre parte dell’IVA in modo forfettario;
  • Sono richiesti dei registri minimi delle operazioni.

Si tratta di una soluzione intermedia, ideale per chi ha un’attività in crescita, ma non è ancora pronto per la gestione completa della contabilità ordinaria.

Regime ordinario

Il regime ordinario si applica a chi ha un’attività agricola strutturata, con ricavi consistenti, oppure a chi sceglie volontariamente una gestione contabile completa. È il regime più impegnativo sotto il profilo fiscale, ma anche il più flessibile e adatto a chi opera su larga scala.

Comporta:

  • La tenuta della contabilità ordinaria;
  • La registrazione contabile di tutte le operazioni;
  • Il versamento dell’IVA calcolata tra vendite e acquisti;
  • L’obbligo di presentare dichiarazioni periodiche.

Questo regime consente di vendere online, esportare e recuperare integralmente l’IVA sugli investimenti, ma richiede una maggiore attenzione agli adempimenti amministrativi.

Quanto costa la Partita IVA agricola? Costi, spese e obblighi da conoscere

Anche se l’apertura della Partita IVA agricola in sé è gratuita, esistono comunque delle spese obbligatorie legate all’avvio e alla gestione dell’attività, oltre a dei contributi previdenziali e fiscali da tenere in considerazione. I costi possono variare anche in base alla Regione o alle agevolazioni locali disponibili al momento dell’avvio.

Costo di apertura

Aprire una Partita IVA agricola non comporta un costo fisso, ma è importante sapere che ci sono alcune spese iniziali da sostenere per avviare correttamente l’attività.

Nel dettaglio:

  • Si pagano marca da bollo e diritti camerali per l’iscrizione al Registro delle Imprese (circa 35-50 €);
  • Se ci si affida a un commercialista o a un CAF, il compenso varia generalmente tra 100 € e 300 €, a seconda del servizio offerto.

Nel caso di società agricole o di aperture seguite da consulenti che includono assistenza fiscale e contabile, il costo complessivo può arrivare anche a 400-500 €.

Costi annuali

Oltre alle spese di avvio, ci sono anche dei costi ricorrenti da considerare per mantenere attiva la Partita IVA agricola:

  • Contributi INPS, che variano in base all’inquadramento (coltivatore diretto, IAP, imprenditore agricolo non professionale) e al reddito dichiarato. Il coltivatore diretto versa contributi fissi, calcolati su un reddito convenzionale, con rate trimestrali (in media tra 3.000 e 3.500 € l’anno).L’IAP (Imprenditore Agricolo Professionale) può invece essere soggetto a una contribuzione più articolata, soprattutto se esercita l’attività in forma societaria o con dipendenti, con calcolo su base reddituale effettiva.Anche chi è già lavoratore dipendente può essere tenuto a versare i contributi agricoli se l’attività diventa rilevante.
  • Tasse e imposte, come l’IRPEF, calcolata sulla rendita catastale dei terreni o sul reddito d’impresa.
  • Consulenza contabile, se ci si affida a un professionista per la gestione fiscale (mediamente 300-600€ all’anno).

Per chi rientra nel regime di esonero, i costi annuali si riducono drasticamente: non ci sono obblighi contabili, non si versano IVA e imposte dirette, e spesso non è necessario nemmeno il commercialista.

Agevolazioni e incentivi per imprenditori agricoli

Fortunatamente, esistono anche agevolazioni fiscali e incentivi pubblici dedicati al settore agricolo, soprattutto per giovani imprenditori o nuove imprese:

  • Riduzioni sull’imposta catastale per chi registra i terreni come azienda agricola;
  • Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, erogati da Regioni, ISMEA o bandi europei;
  • Accesso a programmi di primo insediamento per under 40 che aprono una nuova attività agricola.

Partita IVA agricola come secondo lavoro

La Partita IVA agricola può essere aperta anche come attività secondaria, affiancandola a un lavoro principale. Questa flessibilità rappresenta un’opportunità concreta per chi desidera valorizzare un terreno di famiglia, dedicarsi all’apicoltura o alla coltivazione di ortaggi, senza dover rinunciare al proprio impiego principale.

Partita IVA agricola e lavoro dipendente: sono compatibili?

Sì, in linea generale è possibile avere un lavoro dipendente (pubblico o privato) e, allo stesso tempo, gestire un’attività agricola con Partita IVA. Tuttavia, ci sono alcune regole da rispettare, soprattutto per evitare conflitti di interesse o problemi con il proprio datore di lavoro.

Dipendenti privati e pubblici: cosa cambia?

Per i lavoratori del settore privato, non ci sono particolari vincoli, a patto che l’attività agricola non sia in concorrenza con quella svolta per l’azienda e non superi per impegno e reddito quella principale.

Per i dipendenti pubblici, la situazione è, invece, più delicata. In genere, serve l’autorizzazione formale da parte dell’amministrazione di appartenenza. L’attività agricola deve, inoltre, essere marginale rispetto al lavoro pubblico e non compromettere gli obblighi contrattuali.

Esenzione dai contributi INPS per la Partita IVA agricola

Una delle domande più frequenti riguarda il versamento dei contributi INPS. Se si è già coperti da un lavoro dipendente (con contributi versati regolarmente), in alcuni casi è possibile evitare il doppio versamento. Tuttavia, molto dipende dal regime fiscale scelto e dalla rilevanza economica dell’attività agricola.

Per esempio, chi rientra nel regime di esonero con redditi molto bassi spesso non è tenuto a versare altri contributi. Se l’attività, però, cresce e diventa prevalente, l’iscrizione alla gestione previdenziale agricola può diventare obbligatoria.

In pratica, chi ha un impiego dipendente a tempo pieno può, in determinate condizioni, ottenere l’esonero dal versamento dei contributi agricoli, purché l’attività agricola resti marginale e non prevalente per reddito o tempo dedicato.

Per dimostrare ciò, può essere necessario presentare:

  • il contratto di lavoro dipendente attivo;
  • le ultime buste paga o il modello CU;
  • un’autocertificazione sui ricavi agricoli;
  • una dichiarazione del commercialista, se richiesta, che attesti la natura accessoria dell’attività agricola.

È sempre consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale o a un’associazione di categoria come Coldiretti per valutare correttamente la propria situazione e gestire gli aspetti previdenziali in modo conforme.

Domande frequenti (FAQ)

Quanto terreno serve per aprire una Partita IVA agricola?

Non esiste un minimo di terreno obbligatorio: conta la continuità dell’attività e il rispetto dei requisiti fiscali e previdenziali previsti per legge.

È possibile aprire una Partita IVA agricola senza terreno?

In genere no: serve almeno la disponibilità di un terreno agricolo, anche in affitto, per poter esercitare l’attività e ottenere la qualifica necessaria.

Cos’è la Partita IVA agricola hobbistica?

È un’attività agricola svolta in modo occasionale e senza scopo di lucro: non richiede Partita IVA se i ricavi sono minimi e non continuativi.

Cosa significa avere una Partita IVA agricola sotto i 7.000 euro?

Significa rientrare nel regime di esonero, senza obbligo di IVA, fatturazione o contabilità, purché almeno due terzi del reddito derivino da attività agricole.

È possibile avere una Partita IVA agricola senza contributi INPS?

Solo in alcuni casi: se l’attività è marginale e si è già coperti da un altro lavoro dipendente, può non essere obbligatoria l’iscrizione all’INPS.

Quali codici ATECO scegliere per la Partita IVA agricola?

I più comuni sono i codici ATECO che iniziano per 01, come 01.11.00 per i cereali, 01.13.12 per gli ortaggi, 01.48.30 per l’apicoltura e 01.21.00 per la viticoltura.

Serve il titolo di studio per aprire una Partita IVA agricola?

No, non è obbligatorio avere un titolo di studio specifico per aprire una Partita IVA agricola. Tuttavia, per ottenere la qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) — necessaria per accedere a determinati finanziamenti e agevolazioni — è richiesto il possesso di un diploma o laurea in ambito agrario, oppure un’esperienza documentata nel settore.

Cosa succede se supero i 7.000 € annui previsti dal regime di esonero agricolo?

Se i ricavi derivanti dall’attività agricola superano i 7.000 € l’anno, non si può più rientrare nel regime di esonero. In questo caso, sarà necessario adottare il regime speciale o quello ordinario, con l’obbligo di fatturazione, tenuta dei registri e dichiarazioni fiscali. È quindi importante monitorare l’andamento dell’attività per passare tempestivamente al regime fiscale più adatto.

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