Aprire la partita IVA non è obbligatorio per tutti i lavoratori, e per questa ragione è bene comprendere in quali casi la partita IVA va aperta e con quali modalità.
In questo articolo tratteremo l’argomento per eliminare dubbi e sfatare alcune false convinzioni sulla partita IVA.
Cos’è la partita IVA?
Si tratta di un codice di 11 cifre che permette di identificare un’attività a livello fiscale: mentre le prime 7 cifre identificano il soggetto richiedente, le ultime 4 cifre servono sia a identificare l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate presso il quale viene richiesta l’apertura della partita IVA che a permettere le corrette procedure di controllo.
Come vedremo nel corso di questo articolo, non tutti sono tenuti ad attivare la partita IVA, ma chi è tenuto a farlo dovrà tenere un’ottima contabilità per poter essere in grado di rispettare gli importi di imposte, tasse e contributi previdenziali dovuti in base al regime fiscale e al reddito.
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Chi deve aprire la partita IVA
La partita IVA va aperta in tutti i casi in cui si svolga un’attività continuativa volta alla produzione e scambio di beni e servizi.
Le partite IVA e i regimi fiscali non sono uguali per tutte le attività economiche:
- Un lavoratore autonomo è tenuto all’apertura di una partita IVA quando svolge un’attività di tipo professionale in modo continuativo. È bene evidenziare questo punto perché spesso si crede che siano tenuti all’apertura di partita IVA solo coloro che superano i 5.000 euro di guadagno annuale: in realtà, chiunque svolga lavoro autonomo - tra i quali i liberi professionisti - e lo faccia in modo professionale e costante, è tenuto a comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio della propria attività entro 30 giorni.
In questo caso il lavoratore può optare per il regime forfettario, a patto che non fatturi più di 65.000 euro annui.
- Le persone fisiche possono anche aprire delle ditte individuali, sempre aprendo partita IVA riferita al richiedente. Anche in questo caso si può optare per il regime forfettario - sempre secondo i limiti indicati. La particolarità di questo regime sta nel fatto che il titolare non deve emettere fatture che includano l’IVA - questa viene considerata un costo da versare tramite modello F24.
- Anche nel caso di apertura di società di persone si può optare per diversi regimi fiscali, e in questi casi la partita IVA verrà aperta per conto della società. Lo stesso vale per le società di capitali - che però possono ricorrere solo al regime ordinario.
A parte i casi in cui ad aprire la partita IVA è un lavoratore autonomo, i titolari di attività dovranno non solo procedere con l’apertura di partita IVA, ma anche con la registrazione dell’attività presso la Camera di Commercio.
Chi non può aprire una partita IVA?
Coloro che non sono tenuti ad aprire partita IVA, proprio perché il requisito fondamentale è la costanza dell’attività lavorativa, sono i lavoratori che svolgono un’attività in modo saltuario.
Una prestazione occasionale, dunque, non dovrà essere considerata per l’apertura di una nuova partita IVA, e inoltre queste prestazioni richiedono al massimo una ricevuta e non una fattura.
Non sono poi tenuti ad aprire partita IVA tutti i lavoratori i cui guadagni provengano da lavoro dipendente.
Come aprire partita IVA?
Oggi l’apertura della partita IVA richiede una procedura semplice e gratuita.
Il richiedente può usare tre modalità:
- Recarsi presso l’Agenzia delle Entrate;
- Inviare una raccomandata all’ufficio territoriale competente;
- Comunicare l’inizio dell’attività attraverso lo sportello telematico messo a disposizione dall’Agenzia.
In ogni caso, chi apre una partita IVA dovrà presentare il proprio documento di riconoscimento o una copia. Dovrà anche comunicare il giusto codice ATECO in base al tipo di attività svolta e scegliere un regime fiscale - anche se a volte non è possibile scegliere, come abbiamo visto nella parte precedente.
I lavoratori autonomi e le ditte individuali dovranno utilizzare il modello AA9/7, mentre per le società sarà necessario utilizzare il modello AA7/7. I tempi di apertura possono variare - da 1 giorno per i lavoratori autonomi a circa due settimane per gli altri tipi di attività.
Partita IVA: tassazione e contributi previdenziali
Anche la tassazione funziona in modo diverso a seconda del tipo di attività, ma vediamo quali sono le imposte più comuni:
- IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche): si tratta di un’imposta personale e progressiva. Il pagamento è dovuto da tutti i lavoratori - anche dipendenti, ma a loro verrà trattenuta in busta paga. Essendo un’imposta progressiva, le aliquote saranno diverse a seconda del reddito. Si specifica che i soci pagano questa imposta, ma sugli utili percepiti dalla società.
La legge di bilancio per il 2022 ha introdotto alcune modifiche alle aliquote, e attualmente i quattro scaglioni corrispondono alle seguenti aliquote: 23% per redditi fino a 15.000 euro; aliquota al 25% per redditi da 15.000 € a 28.000 €; aliquota al 35% per redditi che vanno da 28.000 a 50.000 euro; aliquota al 43% per redditi superiori a 50.000 € - è stata dunque eliminata l’aliquota al 41% per redditi da 55.000 a 75.000 euro.
- IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive): questa deve essere versata da tutti coloro che non svolgono attività in modo completamente autonomo, e che si avvalgono dunque di collaboratori. L’IRAP è un’imposta regionale e ogni regione stabilisce quale sia la percentuale di reddito imponibile da pagare, ma si parte da una base del 3,9%.
- IRES (Imposta sul Reddito delle Società): come suggerito dal nome, solo le società devono versare questa imposta. Anche per il 2022 è stata confermata l’aliquota al 24%.
Vediamo invece come funzionano i contributi previdenziali. I titolari di partita IVA, infatti, dovranno anche procedere con il regolare la propria posizione previdenziale oltre che a comunicare l’inizio della propria attività.
- Gestione separata: l’iscrizione alla gestione separata INPS viene richiesta a tutti i lavoratori autonomi che svolgono attività incluse in quelle che vengono definite libere professioni e che allo stesso tempo non possiedono casse previdenziali di categoria. Vi rientrano anche coloro che svolgono prestazioni occasionali e superano un certo massimale. È complesso dire con certezza quanti siano i contributi da versare, perché sono diversi in base al tipo di attività lavorativa, ma generalmente si parla di aliquote che vanno dal 24% a oltre il 33% del reddito imponibile.
- Commercianti e artigiani: in questo tipo di gestione previdenziale rientrano invece i commercianti e gli artigiani, ossia i titolari di ditte individuali operanti in settori in cui il lavoro tecnico e manuale è centrale, o nel settore del commercio. Questi sono tenuti al versamento di contributi fissi e di contributi variabili oltre un certo massimale, che solitamente prevedono aliquote che vanno dal 22% al 24%.
- Casse previdenziali di categoria: queste sono le casse previdenziali dedicate a quei liberi professionisti che svolgono attività per le quali è prevista una gestione previdenziale specifica - come gli avvocati o i giornalisti, e dalla quale dipenderà l’importo dei contributi da versare.
- INAIL: in questo caso si tratta di contributi che vanno versati all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro in tutti quei casi in cui un’azienda svolge attività per le quali potrebbero verificarsi incidenti e infortuni. Sono sempre a carico del datore di lavoro o del lavoratore autonomo che vuole assicurarsi contro possibili inconvenienti che potrebbero impedirgli di svolgere la propria attività.
In definitiva, sebbene l’apertura della partita IVA sia gratuita, vanno considerate tutte le spese da sostenere, le imposte, le tasse, i contributi - come anche nei casi in cui bisogna versare determinate somme alla Camera di Commercio per iscrivere la propria attività. È per questo che ogni imprenditore e lavoratore autonomo dovrebbe fare un’attenta valutazione dei possibili costi e oneri prima di mettersi in proprio.
Conclusioni
Aprire la partita IVA è l’inizio di una grande avventura professionale, ma è sempre bene conoscere quali siano gli obblighi e i costi di gestione.
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