Il futuro delle PMI italiane è strettamente legato al Recovery Plan, il poderoso pacchetto di investimenti e riforme da 191,5 miliardi, approvato lo scorso giugno dalla Commissione europea e destinato a diventare il volano principale per la ripresa del tessuto socio – economico italiano, gravemente colpito dalla pandemia.
Strutturato in 6 Missioni, ognuna delle quali legata a un preciso obiettivo strategico di lungo termine già individuato nel Next Generation EU, il Recovery Plan consentirà alle PMI italiane, che, per storia e tradizione, sono il cuore pulsante dell’economia italiana, di reinventarsi e riconquistare la propria competitività, dopo lo stress test senza precedenti affrontato da marzo 2020.
Qui a Finom abbiamo analizzato le principali misure programmatiche, previste a favore delle piccole-medie imprese nelle sei Missioni.
MISSIONE 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”
Questa Missione, che vale 49,2 miliardi (di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, strumento chiave del Next Generation EU, e 8,5 miliardi dal Fondo complementare, finanziato con lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile) vuole promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori che caratterizzano l’Italia: turismo e cultura.
Il potenziamento della banda ultra-larga, della connettività mobile in aree a fallimento di mercato (ossia, in quelle aree dove ad oggi non sono presenti reti veloci, perché per gli operatori sarebbe antieconomico investire) e delle connessioni veloci in tutto il Paese rappresenta sicuramente una misura importante, a beneficio delle imprese e della loro trasformazione digitale. Una trasformazione dalla quale – come abbiamo imparato nel corso della prima ondata pandemica - non si può più prescindere. Proprio nell’ottica di superare il digital divide, anche culturale, che rappresenta una delle principali lacune del sistema produttivo italiano, sono previsti incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e lo sviluppo delle competenze digitali dei lavoratori.
MISSIONE 2 - “Rivoluzione verde e transizione ecologica”
Nella Missione 2 Rivoluzione verde e transizione ecologica del valore di 68,6 miliardi, troviamo gli incentivi previsti per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici (come il Superbonus 110%), che servono anche a dare nuovo slancio alle imprese del settore edile e dell’indotto, dai professionisti coinvolti nei progetti di riqualificazione alle imprese del settore delle fonti di energia rinnovabili.
MISSIONE 3 - “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”
La terza Missione del PNRR prevede incentivi per affrontare le sfide ambientali e logistiche nel settore della mobilità. Le risorse economiche destinate alla Missione 3 sono complessivamente 25,40 miliardi di euro, ripartite in 2 aree di intervento: l’una da 24,77 mld di euro rivolta agli “Investimenti sulla rete ferroviaria”; l’altra molto più piccola, 630 milioni, riguarderà l’intermodalità logistica integrata.
Dalla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali deriveranno vantaggi anche per le PMI: incentivare lo sviluppo dei treni ad alta velocità significa ridurre i tempi di trasporto delle merci, con un conseguente aumento della capacità dei treni. Ciò implicherà che il miglioramento delle reti ferroviarie avrà impatti positivi anche sui servizi di trasporto delle merci, che diventeranno così più competitivi: faciliteranno le importazioni e le esportazioni e spingeranno le aziende a localizzare i loro siti di produzione e/o servizi vicino a nodi di trasporto efficienti.
MISSIONE 4 – “ Istruzione e ricerca”
La Missione 4 si focalizza sulla relazione che intercorre tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro.
La Missione 4 Istruzione e Ricerca vale 31,9 miliardi di euro e investe sul futuro della nuova generazione, andando ad esempio ad aggiornare la disciplina dei dottorati, aumentandone il numero di circa 3mila unità, e sviluppando un’istruzione professionalizzante con il rafforzamento della filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Questa Missione supporterà la creazione e il rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”, attraverso il finanziamento di progetti finalizzati a ridurre il dislivello tra competenze richieste dalle imprese e competenze fornite dalle università e a sviluppare attività di ricerca condotte e/o infrastrutture di ricerca realizzate congiuntamente dalle Università e dalle imprese, in particolare le PMI.
MISSIONE 5 – “Inclusione e coesione”
Alla Missione 5 del Recovery Plan saranno complessivamente destinati 22,4 miliardi di euro. Tale dote servirà a realizzare una riforma organica delle politiche attive del lavoro, a rafforzare il ruolo strategico dei centri per l’impiego e dei servizi socio-sanitari in un’ottica integrata, ma anche a promuovere progetti di inclusione sociale e rigenerazione urbana, in particolare nelle aree interne e svantaggiate del Paese.
Per farlo gli enti pubblici potranno agire in sinergia con le associazioni del Terzo settore e operatori privati, in un reciproco scambio di competenze ed esperienze. Per realizzarli tutti questa Missione si muoverà su più fronti. In primo luogo, si cercherà di sostenere l’empowerment femminile, contrastare le discriminazioni di genere, favorire l’incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, sostenere il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.
Inoltre, verranno incoraggiate attività di upskilling, reskilling e lifelong learning dei lavoratori per stimolare la produttività e migliorare la competitività delle PMI attraverso misure come l’apprendistato duale (formazione e lavoro) e il Servizio Civile Universale creare nuovi posti di lavoro.
MISSIONE 6 – “Salute”
La Missione 6, dal valore di 18,5 miliardi, oltre all’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), prevede anche il rafforzamento della rete territoriale delle aziende sanitarie. Una Missione la cui importanza strategica è stata messa in evidenza dalla pandemia da Covid-19, che ha confermato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale, la rilevanza macroeconomica dei servizi sanitari e l’importanza di poter contare su: tecnologie avanzate, elevate competenze digitali, professionali e manageriali, nuovi processi per l’erogazione delle prestazioni e delle cure e un più efficace collegamento fra la ricerca, l’analisi dei dati, le cure e la loro programmazione a livello di sistema.
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