Il prestito infruttifero è un accordo tra due parti al fine di prestare una somma di denaro senza interessi. Questa formula è spesso usata tra parenti o soci per far fronte a esigenze temporanee di liquidità. Scopri nel dettaglio come funziona e quando questa operazione può essere conveniente.

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Prestito infruttifero: significato e caratteristiche

Il prestito infruttifero è un accordo attraverso il quale una persona (il prestatore) concede una somma di denaro a un’altra (il beneficiario), senza pretendere il pagamento di interessi oltre alla sua restituzione.

A differenza del classico prestito bancario, in questo caso l’obiettivo non è quello di guadagnare, ma semplicemente di aiutare chi riceverà l’importo di denaro. Spesso, infatti, viene applicato in un contesto familiare o tra soci di una stessa società (per esempio di una SRL).

Cosa significa prestito infruttifero dal punto di vista giuridico?

Dal punto di vista giuridico, si parla di mutuo infruttifero ai sensi dell’articolo 1813 del Codice Civile. Anche se non prevede interessi, è comunque un contratto vero e proprio, valido anche se concluso verbalmente. Per evitare malintesi o potenziali complicazioni a livello fiscale, però, è sempre preferibile formalizzarlo con una scrittura privata firmata da entrambe le parti.

Prestito infruttifero e donazione indiretta: differenze fondamentali

La donazione indiretta comporta un trasferimento di denaro senza l’obbligo di restituzione e, spesso, richiede un atto pubblico con un notaio. Il prestito infruttifero, invece, prevede la restituzione della somma, anche senza interessi, ed è esente dall’imposta di donazione.

Prestito infruttifero tra parenti: regole e vantaggi

In Italia, prestare denaro a un parente senza interessi è del tutto legale e piuttosto diffuso, soprattutto quando si vuole dare una mano a un figlio, a un genitore o a un fratello in difficoltà. Non esiste alcun divieto nel farlo all’interno della famiglia, ma è importante seguire alcune precauzioni per evitare problemi con il Fisco.

Anche se la legge non obbliga a mettere tutto per iscritto, è fortemente consigliato farlo. Una semplice scrittura privata, firmata da entrambi, accompagnata magari da una ricevuta del bonifico con una causale chiara, basta per dimostrare che si tratta di un prestito vero e proprio e non di una donazione. Così si evitano equivoci e si è tutelati in caso di controlli.

Quando conviene fare un prestito infruttifero a un parente?

Il prestito infruttifero può essere una soluzione intelligente per aiutare un familiare in difficoltà o per supportare un progetto importante, come l’avvio di un’attività (per esempio una società di persone) o l’acquisto di un’auto.

È vantaggioso perché non prevede interessi, non genera dei redditi imponibili e permette di mantenere la gestione del denaro in ambito privato, senza passare da istituti di credito.

Come prestare denaro ai familiari per l’acquisto di una casa?

Una delle situazioni più comuni è il prestito infruttifero per l’acquisto della prima casa. In questi casi, è fondamentale formalizzare il tutto con una scrittura privata indicando con precisione l’importo, la data e la causale del bonifico (es. “prestito infruttifero per acquisto prima casa”).

Questo serve sia per evitare che l’operazione venga considerata una donazione (con la necessità di dover versare le relative imposte), sia per proteggere il prestatore in caso di accertamenti fiscali. È, inoltre, utile conservare una copia del rogito e delle ricevute di pagamento legate alla transazione.

Quante volte si può concedere un prestito infruttifero tra familiari?

In teoria, non c’è un limite al numero di prestiti infruttiferi che è possibile concedere a un familiare. È perfettamente legale aiutarsi in famiglia anche più volte, soprattutto in momenti di bisogno.

Tuttavia, se le operazioni diventano frequenti o coinvolgono delle somme elevate, è bene fare attenzione: l’Agenzia delle Entrate potrebbe, infatti, insospettirsi e chiedere dei chiarimenti.

Scrittura privata e validità del prestito infruttifero

Quando si effettua un prestito infruttifero, specialmente tra privati o familiari, la scrittura privata è il modo più semplice ed efficace per mettersi al riparo da possibili malintesi o da potenziali problemi con il Fisco.

Si tratta di un documento firmato da entrambe le parti coinvolte (prestatore e beneficiario) in cui si attesta l’esistenza del prestito, l’importo, le condizioni e l’impegno alla restituzione della somma anche se non vi sono interessi.

Fac simile della scrittura privata per un prestito infruttifero

Redigere una scrittura privata per un prestito infruttifero è semplice, ma ci sono alcuni elementi che non devono mai mancare:

  • Dati anagrafici completi di entrambe le parti (nome, cognome, codice fiscale, indirizzo);
  • Importo del prestito con indicazione in cifre e lettere;
  • Data di erogazione del prestito e modalità di versamento (es. bonifico bancario);
  • Clausola sulla gratuità, con la specifica chiara che il prestito è “infruttifero”, quindi senza interessi;
  • Termini di restituzione, anche se generici (es. “entro 24 mesi” oppure “a semplice richiesta del prestatore”);
  • Firma autografa di entrambe le parti e data di sottoscrizione.

La scrittura può essere redatta in forma libera, anche su carta semplice, e deve essere conservata con cura assieme alla prova del trasferimento di denaro (ricevuta o contabile bancaria).

Forma epistolare e raccomandata: alternative valide e legittime al contratto di prestito infruttifero

Oltre alla classica scrittura privata, un prestito infruttifero può essere documentato anche con una semplice lettera firmata. Ad esempio, una delle parti può confermare per iscritto l’avvenuto invio o la ricezione della somma. L’importante è che il contenuto sia chiaro, completo e non lasci spazio a dubbi.

Per conferire valore legale alla comunicazione, è consigliabile inviare la lettera tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o, in alternativa, tramite PEC. In questo modo si ha una prova certa sia dell’invio sia della ricezione del documento.

Prestito infruttifero e causale del bonifico

Per evitare fraintendimenti con l’Agenzia delle Entrate, è fondamentale compilare con attenzione la causale del bonifico relativo al prestito infruttifero. Ci sono tre elementi che non devono mancare:

  1. L’indicazione che si tratta di un prestito (specificare “prestito” o “mutuo”);
  2. La natura infruttifera (cioè senza interessi);
  3. L’obbligo di restituzione, anche se non viene indicata una scadenza precisa.

Alcune formule corrette possono essere: “Prestito infruttifero familiare con restituzione entro il 2027” oppure “Trasferimento fondi - prestito infruttifero ex art. 1813 c.c.”.

Attenzione: omettere la causale o usare formule vaghe come “aiuto economico”, “anticipo” o “regalo” potrebbe destare dei sospetti da parte del Fisco, in caso di controlli. In alcuni casi, l’Agenzia delle Entrate potrebbe desumere che si tratti di una donazione, invece che di un prestito, con la possibile richiesta di versamento delle imposte dovute.

Perché il bonifico bancario è consigliato: vantaggi di tracciabilità

Il bonifico bancario è la modalità più sicura per effettuare un prestito infruttifero. Oltre a essere semplice da eseguire, permette di lasciare una traccia chiara e ufficiale dell’operazione che sarà facilmente consultabile in caso di bisogno.

Rispetto al denaro contante, il bonifico:

  • Documenta con precisione l’importo, la data e le parti coinvolte nell’operazione;
  • Consente di allegare una causale esplicita;
  • È accettato come prova sia in sede legale che fiscale.

Tassazione del prestito infruttifero e rapporti con l’Agenzia delle Entrate

In caso di accertamento, la responsabilità di dimostrare che si tratta di un prestito infruttifero (e non di un trasferimento a titolo gratuito o di un’entrata imponibile) ricade sul contribuente. 

Questo principio si chiama inversione dell’onere della prova, ossia non è l’Agenzia delle Entrate a dover provare che il prestito è irregolare, ma il contribuente a dover dimostrare che il tutto è stato effettuato nel modo corretto.

Peraltro, dal 1º gennaio 2025 il D.Lgs.139/2024 ha modificato le regole sulle liberalità indirette, richiedendo maggiore attenzione nella documentazione. 

Per evitare problemi, quindi, è essenziale conservare:

  • La scrittura privata firmata da entrambe le parti;
  • La copia del bonifico contenente la causale esplicita;
  • Eventuali ricevute o note integrative legate alla restituzione dell’importo prestato.

Tutti questi elementi aiutano a ricostruire e a provare la natura dell’operazione, anche a distanza di anni.

Registrazione del prestito in contabilità ordinaria (PMI e professionisti)

Quando un’impresa opera in regime di contabilità ordinaria, anche un prestito infruttifero deve essere correttamente registrato in bilancio. In base al principio di competenza economica, l’importo va indicato tra i debiti, nella sezione del passivo dello stato patrimoniale.

Lo stesso vale per i professionisti con contabilità ordinaria: il prestito va contabilizzato come finanziamento ricevuto. Tuttavia, non incide sul reddito imponibile, perché non genera né ricavi né costi deducibili.

Come gestire un prestito infruttifero nella contabilità di un’impresa o società?

Se a ricevere il prestito è una società, l’importo deve essere registrato in bilancio come debito verso soci o terzi, specificando che si tratta di un finanziamento senza interessi. Se invece il prestito è concesso dalla società o da un privato, l’importo va indicato tra le attività patrimoniali, come credito da recuperare.

In entrambi i casi, è fondamentale:

  • Predisporre un contratto scritto;
  • Allegare la relativa documentazione bancaria (es. bonifico);
  • Conservare tutti i documenti per almeno 10 anni, in linea con le norme civilistiche e fiscali (art. 2220 del Codice Civile).

Come richiedere, fare e restituire un prestito infruttifero

Prestare soldi a un familiare o a un amico, senza chiedere interessi, è un gesto semplice e spesso spontaneo. Anche quando c’è fiducia, però, è bene fare attenzione ad alcuni accorgimenti, soprattutto per tutelarsi in caso di controlli fiscali.

Il primo passo è accordarsi con chiarezza sull’importo, sulle modalità di versamento (preferibilmente tramite bonifico) e sulle tempistiche per la restituzione, anche solo indicative. Poi basta redigere una scrittura privata, firmata da entrambe le parti, in cui si dichiara che il prestito è a titolo gratuito e che l’importo verrà restituito.

Per garantire la tracciabilità del trasferimento, il bonifico è la scelta migliore. Nella causale è bene specificare qualcosa di chiaro, come: “prestito infruttifero con obbligo di restituzione”.

Infine, bisogna conservare con cura tutti i documenti: contratto firmato, ricevute bancarie, eventuali comunicazioni.

La restituzione del prestito infruttifero rispettando la legge

Quando arriva il momento della restituzione, basta seguire quanto concordato. Non essendoci interessi, l’importo da restituire corrisponde esattamente alla cifra ricevuta.

Anche in questo caso, il bonifico è la soluzione più sicura. È importante scrivere una causale chiara, ad esempio: “Restituzione prestito infruttifero del [data]”. Così si mantiene la tracciabilità dell’operazione e si evitano fraintendimenti con il Fisco.

Tempi e modalità di restituzione: cosa è previsto e cosa è consigliato

La normativa non impone una scadenza fissa. Le parti sono libere di scegliere come gestire la restituzione: si può indicare una data precisa (“entro il 31 dicembre 2025”) oppure una formula più flessibile, come “a semplice richiesta del prestatore”.

In ogni caso, è sempre consigliabile inserire queste condizioni all’interno della scrittura privata.

Come rimettere un debito: differenza tra restituzione e rinuncia

Succede, soprattutto in famiglia, che chi ha prestato i soldi decida di non volerli più indietro. In questi casi si parla di remissione del debito: un atto formale con cui il creditore rinuncia al suo diritto al rimborso.

Anche questa scelta va messa per iscritto, per evitare malintesi e dimostrare che il debito è stato effettivamente annullato.

Attenzione però: se il prestito era tra parenti, il Fisco potrebbe considerarlo una donazione indiretta, e quindi richiedere il pagamento delle relative imposte. Per questo, prima di procedere, è sempre una buona idea chiedere consiglio a un commercialista o a un consulente fiscale.

Limiti, problemi legali e recupero del prestito infruttifero

Anche se nasce da un rapporto di fiducia, un prestito infruttifero non è esente da rischi. Il problema più comune? Il beneficiario che non restituisce quanto ricevuto. In questi casi, la prima cosa da fare è tentare un confronto diretto e pacifico, ricordando con garbo gli accordi presi e proponendo magari un piano di restituzione a rate.

Se il dialogo non porta risultati, bisogna valutare l’ipotesi di agire per vie legali. Ma attenzione: senza documenti scritti, come la scrittura privata o le ricevute dei bonifici con una causale chiara, dimostrare che si trattava davvero di un prestito può diventare complicato.

Come farsi restituire un prestito infruttifero in caso di contenzioso

Quando la controversia non si risolve in modo amichevole, il creditore può rivolgersi al giudice per recuperare la somma prestata. La via più rapida è il ricorso per decreto ingiuntivo: si tratta di una procedura semplificata dalla “Riforma Cartabia” del 2022 (ora è anche in via digitale) che permette di ottenere un titolo esecutivo, cioè un documento che obbliga il debitore a effettuare il pagamento.

Ovviamente, è necessario presentare tutte le prove: scrittura privata, bonifici, eventuali comunicazioni. Se il debitore non paga nemmeno dopo l’emissione del decreto, si può passare al pignoramento dei beni, seguendo le regole previste dal Codice di Procedura Civile.

In alternativa, si può avviare una causa ordinaria. In questo caso, però, oltre all’assistenza di un avvocato, bisogna mettere in conto tempi molto più lunghi.

Prestito infruttifero garantito da cambiali: come funziona e quando conviene

Per chi vuole tutelarsi fin da subito, una soluzione può essere quella di legare il prestito infruttifero a una cambiale. Questo documento ha un valore legale particolare: permette, infatti, di saltare la causa ordinaria e di procedere direttamente con l’esecuzione forzata in caso di mancato rimborso.

È una scelta che può rivelarsi utile soprattutto quando si presta una somma importante o quando si ha bisogno di una maggiore sicurezza. In poche parole, la cambiale offre una protezione in più a patto che sia compilata correttamente e firmata da entrambe le parti.

Prestiti infruttiferi tra privati e PMI

Il prestito infruttifero rappresenta una risorsa preziosa anche per le piccole e medie imprese, soprattutto quando serve liquidità immediata senza dover affrontare costi finanziari. Può trattarsi, ad esempio, di un anticipo versato da un socio, di un aiuto temporaneo da parte di un familiare dell’imprenditore o di un sostegno tra due aziende unite da un rapporto di fiducia.

Tra i vantaggi principali di questo metodo di finanziamento troviamo:

  • L’assenza di interessi, quindi nessun costo aggiuntivo;
  • La flessibilità nelle condizioni di restituzione;
  • La maggiore autonomia rispetto alle soluzioni bancarie, spesso più lente o vincolanti.

Tuttavia, il principale limite è che tale operazione non genera delle deduzioni fiscali, né per chi riceve la somma né per chi concede il prestito. Inoltre, se non correttamente documentato, può generare dubbi da parte dell’Agenzia delle Entrate, specie quando le somme sono di importo elevato.

Quando conviene usare un prestito infruttifero in azienda?

Il prestito infruttifero può essere una scelta strategica in diverse situazioni aziendali:

  • Per coprire una temporanea carenza di liquidità senza dover ricorrere al credito bancario;
  • Per finanziare piccoli investimenti o degli acquisti urgenti;
  • Per evitare l’indebitamento oneroso, soprattutto durante la fase di avvio dell’attività.

Questa forma di finanziamento è piuttosto comune quando il prestatore è una persona vicina all’azienda, come un socio, un amministratore o un familiare, e c’è un forte rapporto di fiducia. Anche in questi casi, però, è fondamentale mettere tutto per iscritto con un contratto chiaro e garantire la massima tracciabilità bancaria, così da tutelare entrambe le parti.

Prestiti infruttiferi tra soci: rischi fiscali e opportunità

I prestiti infruttiferi tra soci e società sono perfettamente leciti, ma, se non adeguatamente documentati, possono essere visti dal Fisco come dei finanziamenti atipici o, peggio, come delle operazioni simulate volte a evitare la tassazione di utili o di dividendi.

Per evitare potenziali contestazioni, è importante:

  • Redigere un contratto chiaro contenente l’importo, la durata e le modalità di rimborso del prestito;
  • Effettuare i versamenti tramite bonifico corredato da una causale esplicita;
  • Registrare correttamente l’operazione in contabilità, come debito verso soci.

Attenzione ai contratti informali: pro e contro

Capita spesso che un prestito infruttifero tra amici, familiari o soci venga gestito in modo informale, magari con una semplice stretta di mano o per mezzo di una promessa verbale. È una pratica diffusa, certo, ma anche molto rischiosa. Senza una prova scritta, infatti, diventa complicato dimostrare che si tratta davvero di un prestito e non, per esempio, di una donazione.

È chiaro che un accordo verbale è molto veloce, semplice e privo di burocrazia. Tuttavia, i rischi sono decisamente maggiori. In caso di mancata restituzione o di controlli da parte del Fisco, l’assenza di documentazione può, infatti, portare a dei problemi seri, come sanzioni, accertamenti e difficoltà a far valere i propri diritti.

FAQ

Un prestito infruttifero tra società collegate può generare problemi fiscali?

Sì, un prestito infruttifero tra società collegate può generare dei problemi fiscali se non viene adeguatamente documentato. L’Agenzia delle Entrate potrebbe, infatti, sospettare un’operazione elusiva o una distribuzione indiretta di utili. Meglio sempre formalizzare l’accordo in forma scritta indicando dei termini chiari per l’operazione.

Come cambia la gestione contabile di un prestito infruttifero in un bilancio consolidato?

In un bilancio consolidato, un prestito infruttifero tra società del gruppo viene eliminato per compensazione tra crediti e debiti reciproci. Questo perché, ai fini del consolidamento, si considerano solo le relazioni con l’esterno, escludendo le operazioni infragruppo in modo da evitare delle duplicazioni nei valori contabili.

Un prestito infruttifero può influenzare il rating creditizio di un’impresa?

Sì, un prestito infruttifero può influenzare il rating creditizio di un’impresa, soprattutto se costituisce un debito rilevante senza una chiara capacità di rimborso. Anche se privo di interessi, viene comunque considerato un’imposizione finanziaria e può incidere sugli indici di solvibilità analizzati dagli istituti di credito o dalle agenzie di rating.

È obbligatorio indicare un prestito infruttifero nel bilancio d’esercizio?

Sì, è obbligatorio indicare un prestito infruttifero all’interno del bilancio d’esercizio. Anche se non genera interessi, l’operazione va comunque registrata come debito o credito nello stato patrimoniale. In questo modo, si garantisce la completa trasparenza e una corretta rappresentazione della situazione finanziaria dell’impresa.

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