In attesa del rientro di settembre, quando molti lavoratori torneranno negli uffici e riapriranno le scuole, le città si rifanno il look per poter ricominciare a garantire vitalità e socialità in sicurezza.

Ad esempio Milano, in vista del grande rientro di fine agosto, investe sulla mobilità alternativa costruendo piste ciclabili che collegano i punti nevralgici della periferia con il centro, mentre  a Roma sono al vaglio soluzioni che non solo consentano di attrarre nuovamente i turisti nel centro storico, ma che siano anche capaci di trasformarla in una “città resiliente”.

In questo quadro ancora nebuloso, il digitale è di estrema importanza per garantire la ripartenza del tessuto sociale ed economico delle città italiane che ora più che mai necessitano di diventare “smart”, ossia “intelligenti”. 

A questo proposito, Ernest&Young nel suo recente studio “Smart City Index 2020 – Le città italiane e la ripartenza post COVID” individua sei leve fondamentali per la ripartenza:

1. Un’organizzazione della risposta sanitaria all’altezza (posti letto negli ospedali, medici di medicina generale, farmacie per la distribuzione dei dispositivi di protezione);

2. Infrastrutture di mobilità capienti (in grado comunque di trasportare un certo numero di cittadini senza eccessivo affollamento), flessibili (ad es. integrate con bike e car sharing e anche i monopattini, secondo alcuni il mezzo più indicato nella nuova situazione) e organizzate per la logistica urbana, il tutto supportato da servizi di infomobilità (es. app), che ne consentano un più facile e immediato utilizzo;

3. Ampia copertura delle infrastrutture di comunicazione a banda ultralarga fissa (fibra ottica) e mobile (5G), wi-fi pubblico capillare, scuole e amministrazioni già connesse in fibra ottica; Peraltro il 5G sarà un’opportunità di sviluppo rilevante anche per i servizi fintech, come quelli offerti da Finom;

4. Capacità di tenere sotto controllo la città attraverso sensori e centraline di controllo, elementi indispensabili per monitorare in tempo reale i flussi di spostamento dei cittadini, prevenire le situazioni di congestionamento e regolare tempi e orari di spostamento delle persone, evitando i picchi degli orari di punta;

5. Servizi pubblici interamente digitalizzati, che permettono la continuità di erogazione dei servizi evitando l’affollamento agli sportelli;

6. Elevata alfabetizzazione digitale dei cittadini (comunicazione con app e social network), perché aumenta la probabilità che le app di tracciamento vengano scaricate dalla maggioranza dei cittadini, ormai sempre più abituati a interagire con la PA attraverso gli strumenti digitali.

Le città che hanno le infrastrutture più resilienti e le tecnologie più avanzate sono, dunque, pronte più di altre a ripartire.

Il processo trasformativo delle città riguarda anche gli uffici. I 6 mesi di smart working incideranno fortemente sul futuro di questi spazi: se da un canto sta aumentando la richiesta di uffici di dimensioni medio – grandi, in grado di garantire il distanziamento sociale tra i dipendenti e situati in zone periferiche delle città, dall’altro è sempre più crescente la richiesta di flex office e coworking, che offrono massima flessibilità e agilità. Ma senza ovviamente dimenticare la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Infine, anche i pagamenti elettronici, che hanno registrato una fortissima crescita a partire dall’inizio del lockdown come confermano i dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Polimi e di Netcomm, contribuiranno in maniera decisiva alla ridefinizione delle smart cities.

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I pagamenti digitali rappresentano infatti una componente significativa delle città intelligenti poiché caratterizzano la maggior parte dei servizi di base offerti ai cittadini, incidono sulla qualità del rapporto tra cittadino, pubblica amministrazione e fornitori di servizi, garantendo maggiore sicurezza del contante.

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