Le immobilizzazioni immateriali sono dei beni intangibili che generano valore nel tempo, come i brevetti, le licenze o i costi di sviluppo. In questo articolo scopriamo come si classificano, come si valutano e come si ammortizzano secondo le regole OIC.
Cosa sono le immobilizzazioni immateriali?
Le immobilizzazioni immateriali sono risorse aziendali prive di forma fisica che rappresentano un valore importante per l’impresa. Sebbene non siano tangibili, contribuiscono allo sviluppo e alla stabilità grazie al loro legame con aspetti come l’innovazione, la gestione interna o la proprietà intellettuale.
Si tratta di beni che offrono dei benefici economici per più anni consecutivi, e non solo nell’esercizio in cui vengono acquisiti. Per questo motivo, non vengono contabilizzati come dei semplici costi, ma sono inseriti tra le attività dello stato patrimoniale.
La differenza tra immobilizzazioni materiali e immateriali
Il principale elemento distintivo tra immobilizzazioni materiali e immateriali riguarda la loro natura. Le immobilizzazioni materiali comprendono esclusivamente beni fisici come edifici, impianti e macchinari. Le immateriali, invece, non hanno consistenza fisica.
Entrambe le tipologie, pur diverse, svolgono un ruolo molto importante nella costruzione del patrimonio dell’impresa e nel sostenere la sua continuità economica nel tempo.
Scopri il nostro conto businessOIC e immobilizzazioni immateriali
Secondo il principio contabile OIC 24, le immobilizzazioni immateriali possono essere contabilizzate tra le attività di bilancio solo se rispettano alcuni requisiti:
- è necessario che siano in grado di generare dei benefici economici futuri
- tali benefici devono essere misurabili in modo attendibile
- il relativo costo di acquisizione o produzione deve poter essere chiaramente determinato
Questo approccio assicura che solo le risorse effettivamente correlate a un ritorno economico concreto e duraturo vengano capitalizzate come attivo patrimoniale.
La disciplina OIC 24
L’OIC 24 disciplina in modo puntuale tutte le fasi di gestione delle immobilizzazioni immateriali. Offre, inoltre, dei criteri distinti per ciascuna tipologia di bene intangibile precisando le modalità di iscrizione, di ammortamento e l’eventuale procedura di eliminazione dal bilancio.
Capitalizzazione dei costi
Un aspetto centrale riguarda la capitalizzazione dei costi: questa è ammessa solo se tutte le condizioni previste dalla direttiva sono rispettate al momento in cui il costo si manifesta.
Non è, infatti, possibile in alcun caso capitalizzare retroattivamente delle spese già imputate a conto economico in esercizi precedenti. Questo principio deve essere applicato anche nel caso in cui cambino le circostanze aziendali. In sostanza, non è ammessa alcuna tipologia di deroga.
Il caso dei beni prodotti internamente
L’OIC 24 fornisce anche delle indicazioni pratiche su specifiche casistiche, evidenziando che la capitalizzazione di beni prodotti internamente (come ad esempio dei software sviluppati in azienda) o ricevuti in modo gratuito è consentita solo se tali beni hanno un costo misurabile in modo certo.
In assenza di elementi oggettivi per la valutazione, tali risorse non possono essere iscritte nel bilancio di esercizio.
Il principio dell’attenta documentazione
Al fine di garantire la trasparenza e la corretta rappresentazione della situazione aziendale, l’OIC 24 richiede, inoltre, un’attenta documentazione dei criteri adottati per la capitalizzazione delle immobilizzazioni immateriali.
Essi devono essere chiariti in modo esaustivo all’interno della nota integrativa allegata al bilancio.
Bilancio e immobilizzazioni immateriali
Nel bilancio d’esercizio, le immobilizzazioni immateriali sono riportate tra le attività dello stato patrimoniale e suddivise in categorie definite dal principio contabile OIC 24.
Tra le principali tipologie troviamo:
- costi di impianto e ampliamento, ossia le spese sostenute per l’avvio dell’attività o per la crescita delle operazioni aziendali
- costi di sviluppo, gli investimenti indirizzati all’innovazione di prodotti, servizi o processi, nel momento in cui sussistono i requisiti di capitalizzazione
- diritti di brevetto e opere dell’ingegno, che comprendono software, licenze, brevetti e diritti d’autore, rappresentando degli strumenti giuridici essenziali per la tutela dell’innovazione
- licenze, marchi e concessioni dei beni intangibili giuridicamente protetti che attribuiscono un valore competitivo e la distinguibilità all’azienda sul mercato
- avviamento, il quale riflette l’insieme delle qualità immateriali come la reputazione, la fedeltà della clientela e il know-how aziendale
- immobilizzazioni in corso e acconti, ossia gli stanziamenti relativi a progetti in fase di realizzazione, che saranno qualificati definitivamente a completamento dell’opera
- altre immobilizzazioni immateriali, una categoria residuale che può comprendere le banche dati, i diritti di distribuzione, i costi di pubblicità capitalizzabili e altri investimenti intangibili rilevanti per la gestione aziendale.
Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
L’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali è un passaggio contabile importante che permette di distribuire nel tempo il costo di un bene intangibile, in base alla sua durata di utilizzo. Invece di registrare tutto il costo nell’anno in cui il bene viene acquistato o realizzato, questo viene ripartito in più esercizi, in modo coerente con i benefici economici che produrrà nel tempo.
Questa logica serve a collegare correttamente i costi ai ricavi degli anni in cui il bene sarà effettivamente utile, offrendo così un quadro più fedele dell’andamento economico dell’azienda e del suo patrimonio.
Impatto contabile e fiscale
Secondo l’OIC 24, la quota di ammortamento va calcolata in modo sistematico e razionale, tenendo conto della tipologia del bene, di come verrà usato e delle sue caratteristiche tecniche e giuridiche.
Alcuni beni hanno anche dei limiti normativi specifici: ad esempio, i costi di impianto, ampliamento e sviluppo devono essere ammortizzati in massimo cinque anni, salvo casi eccezionali. Per altre tipologie, come i marchi e l’avviamento nelle immobilizzazioni immateriali, la normativa fiscale (TUIR) prevede delle regole ben precise sulla deducibilità delle quote.
Dal punto di vista contabile, le quote di ammortamento vengono registrate nel conto economico tra i costi della produzione, alla voce B10a). Questo impatta direttamente sul risultato d’esercizio e sulla lettura di indicatori come il ROI o il reddito d’impresa, fondamentali per valutare l’efficienza dell’attività aziendale.
Aliquota di ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
L’aliquota di ammortamento delle immobilizzazioni immateriali rappresenta la percentuale del costo del bene che viene attribuita come spesa ogni anno all’interno del conto economico.
Questa aliquota è determinata sulla base di diversi fattori: la tipologia dell’immobilizzazione, la vita utile stimata e il metodo di ammortamento scelto. Non esiste un’unica aliquota valida per tutte le immobilizzazioni immateriali: ogni categoria presenta delle regole e delle limitazioni diverse. Ad esempio:
- I costi di impianto, ampliamento e sviluppo vanno ammortizzati entro un periodo massimo di cinque anni, salvo casi eccezionali adeguatamente motivati e documentati.
- I marchi, secondo il TUIR, possono essere ammortizzati in 18 anni.
- Per i brevetti, la normativa fiscale consente in alcuni casi di ammortizzare fino al 50% del valore all’anno.
I metodi per il calcolo dell’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
Il metodo più utilizzato è quello a quote costanti, che suddivide in parti uguali il valore del bene lungo la sua vita utile. Sono ammessi anche altri metodi, come le quote decrescenti o il calcolo basato sull’effettivo utilizzo del bene (ad esempio, numero di prodotti generati), ma solo se supportati da dati concreti.
Non è, invece, consentito usare i metodi a quote crescenti, perché anticiperebbero ricavi non ancora maturati, andando contro il principio della prudenza. Esso, infatti, impone di non anticipare ricavi incerti e di contabilizzare subito i costi e le perdite potenziali.
È fondamentale che i criteri adottati per la determinazione delle aliquote vengano descritti in modo chiaro all’interno della nota integrativa del bilancio, specificando il metodo prescelto, eventuali rivalutazioni o contributi e la motivazione delle scelte contabili.
Questo consente di assicurare trasparenza, attendibilità e rispetto delle normative di riferimento, garantendo una rappresentazione equilibrata e fedele delle immobilizzazioni immateriali in bilancio.
Esempio di calcolo dell’ammortamento di un’immobilizzazione immateriale
Supponiamo che un’azienda acquisti un software gestionale, spendendo 10.000 €, e che preveda di utilizzarlo per i successivi cinque anni. Per determinare l’importo della quota annuale di ammortamento ai fini contabili, basta dividere il costo totale per la durata dell’utilizzo stimato. In questo caso, abbiamo:
10.000 € / 5 anni = 2.000 € all’anno
Quindi, ogni anno l’azienda andrà a inserire nel conto economico una quota di ammortamento pari a 2.000 €, fino a coprire l’intero valore del bene acquistato.
Scopri di più su FinomCapitalizzazione delle immobilizzazioni immateriali
La capitalizzazione delle immobilizzazioni immateriali consente di registrare certi costi come investimenti nel bilancio, invece di considerarli subito come spese. Questo approccio è possibile solo quando si prevede che quei costi continueranno a portare vantaggi economici anche negli anni a venire, non solo nell’esercizio in cui sono stati sostenuti.
È il caso, per esempio, dell’acquisto di un brevetto, dello sviluppo interno di un software o della progettazione di un nuovo prodotto. In queste situazioni, l’investimento ha effetti che si estendono nel tempo, ed è quindi corretto distribuirne il valore su più esercizi.
Al contrario, una spesa legata alla ricerca di base (se non ha ancora prodotto risultati concreti) non può essere capitalizzata. Non essendo possibile prevedere con affidabilità se porterà un ritorno negli anni a venire, deve essere trattata come un costo immediato e rilevata nel conto economico.
Come decidere se capitalizzare o meno un’immobilizzazione immateriale?
Decidere se capitalizzare o meno richiede, quindi, una valutazione precisa e attenta, da fare al momento in cui il costo si presenta. Questo è particolarmente importante per voci più complesse come i costi di sviluppo o l’avviamento, che non sono facilmente misurabili.
In tali casi, è fondamentale poter dimostrare che l’investimento genererà effettivamente dei ricavi in futuro. E non basta una previsione generica: servono dati concreti, come un piano operativo, un’analisi di mercato o eventuali accordi già sottoscritti.
Se questi elementi mancano, entra in gioco il principio della prudenza, il quale impone di registrare subito la spesa, evitando di gonfiare artificialmente il patrimonio o il risultato d’esercizio.
I problemi più comuni nella gestione delle immobilizzazioni immateriali
Gestire correttamente le immobilizzazioni immateriali può comportare diverse difficoltà. Una delle più comuni riguarda la stima della vita utile: capire con precisione per quanto tempo un bene immateriale porterà dei benefici all’impresa non è sempre semplice. Questo vale in particolare per elementi come l’avviamento o i marchi, che possono avere una durata molto variabile o addirittura indefinita.
Un altro aspetto delicato è la capitalizzazione dei costi. Non sempre è chiaro quali spese possano essere registrate come immobilizzazioni immateriali e quali invece debbano essere considerate come costi d’esercizio. Se si commettono errori in questa fase, si rischia di sovrastimare o sottostimare il valore degli investimenti, con conseguenze dirette sull’attendibilità del bilancio.
Infine, è importante monitorare con regolarità l’eventuale perdita di valore di questi beni. Le immobilizzazioni immateriali vanno rivalutate nel tempo per verificare che mantengano la loro utilità economica. Se emergono dei potenziali segnali di perdita (noti anche come impairment), è necessario adeguare i valori in bilancio così da evitare sopravvalutazioni e mantenere una rappresentazione corretta del patrimonio aziendale.
Eliminazione delle immobilizzazioni immateriali completamente ammortizzate
L’eliminazione delle immobilizzazioni immateriali è una procedura contabile che si applica quando un bene intangibile non ha più utilità per l’azienda. Questo può accadere per diversi motivi: perché ha raggiunto la fine della sua vita utile, è diventato obsoleto, è stato dismesso oppure ceduto a terzi.
Se il bene è stato completamente ammortizzato, il suo valore residuo è pari a zero e deve essere semplicemente rimosso dall’attivo dello stato patrimoniale. In questo modo, il bilancio riflette in modo aggiornato e corretto la reale situazione patrimoniale dell’impresa.
Quando, invece, l’eliminazione avviene prima del termine dell’ammortamento, bisogna calcolare il valore residuo del bene, ossia la differenza tra il costo originario e il fondo di ammortamento cumulato. Questo valore va poi confrontato con l’eventuale prezzo di cessione. Se il corrispettivo è maggiore, si genera una plusvalenza; se è inferiore, una minusvalenza. In entrambi i casi, la differenza va registrata nel conto economico tra i proventi o gli oneri di gestione.
Per garantire trasparenza e chiarezza, l’operazione va anche spiegata nella nota integrativa, specificando le motivazioni dell’eliminazione e gli effetti sul bilancio. Questo adempimento assicura una rappresentazione fedele delle immobilizzazioni immateriali, in linea con i principi contabili vigenti.
FAQ
Come si valutano le immobilizzazioni immateriali apportate dai soci?
Quando un socio conferisce un bene immateriale all’impresa, come un brevetto, un marchio o un software, è fondamentale stabilirne con precisione il valore. Per farlo, serve una perizia giurata, redatta da un professionista indipendente, che certifichi il valore reale del bene in base a determinati criteri di mercato. Solo così è possibile inserire correttamente l’operazione nel bilancio, garantendo trasparenza e attendibilità contabile.
Come calcolare le immobilizzazioni immateriali nel rendiconto finanziario?
Nel rendiconto finanziario, le immobilizzazioni immateriali si calcolano considerando gli investimenti effettuati nel periodo, come acquisti o sviluppi interni, al netto delle eventuali dismissioni. Questi movimenti vanno inseriti tra i flussi dell’attività di investimento, così da evidenziare l’impatto sulla liquidità e le variazioni rispetto all’esercizio precedente.
Come si risolvono gli esercizi sulle immobilizzazioni immateriali?
Per risolvere gli esercizi sulle immobilizzazioni immateriali, è fondamentale individuare la tipologia del bene (es. brevetto, licenza, costo di sviluppo), determinarne il costo d’acquisto o di produzione, calcolare correttamente le quote di ammortamento e riportare i dati nelle voci di bilancio appropriate. Gli esercizi spesso richiedono anche di valutare se un determinato costo è capitalizzabile o va imputato al conto economico. L’importante è seguire i criteri dell’OIC 24 e applicare con coerenza i principi contabili.
Come fare un business plan per le immobilizzazioni immateriali?
Per fare un business plan che includa le immobilizzazioni immateriali, è importante stimare con cura i costi da sostenere (es. sviluppo software, brevetti, licenze) e indicare chiaramente come questi investimenti genereranno valore nel tempo. Bisogna definire gli obiettivi del progetto, la durata prevista della vita utile del bene e il ritorno economico atteso, supportando il tutto con dati realistici. Tale approccio aiuta a valutare la convenienza della capitalizzazione e a pianificare correttamente gli ammortamenti, oltre che l’impatto sul bilancio.
Come si calcolano le immobilizzazioni immateriali nella cessione d’azienda?
Nel contesto di una cessione d’azienda, le immobilizzazioni immateriali si calcolano considerando il loro valore netto contabile, ovvero il costo originario al netto delle quote di ammortamento già registrate. Elementi come marchi, licenze, brevetti e avviamento vanno valutati singolarmente oppure come parte del complesso aziendale, spesso con l’aiuto di una perizia. È importante che il valore rifletta la capacità effettiva di questi beni di generare utili futuri per il nuovo acquirente.
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