Esattamente un anno fa trovava piena applicazione la direttiva europea PSD2, dando impulso ad un nuovo modo di fare banca, più aperto (grazie all’ingresso di nuovi attori nel sistema bancario tradizionale), più accessibile, più facile, tanto per i clienti quanto per le imprese.

Con Marta Ghiglioni, consulente indipendente e board member di Walliance, abbiamo parlato degli effetti della PSD2 e degli effetti positivi che questo nuova direttiva può avere sulle tante PMI italiane.

Marta, grazie di aver accettato il nostro invito. Raccontaci di te, del tuo percorso professionale e del momento in cui hai capito che il Fintech era la tua grande passione.

“Ho iniziato il mio percorso lavorativo con l’obiettivo di avvicinare il mondo della regolamentazione alla tecnologia. Troppo spesso pensiamo all'innovazione come ad una scoperta tecnologica, ma la vera innovazione avviene quando la tecnologia raggiunge le persone su larga scala e ne cambia la vita, il lavoro, la realtà. La mia intuizione è stata quella di credere che per fare vera innovazione servano professionalità "ibride", che capiscono la tecnologia e la legge, senza venire dall'uno o dall'altro settore, ma sapendo comunicare efficacemente con professionisti di entrambe le aree.

Il Fintech è un settore tra i primi in cui questa mia intuizione si è dimostrata rilevante: creando soluzioni finanziarie innovative e nativamente digitali, in un ambiente regolamentato e in cui la capacità di assicurarsi la fiducia dei clienti è assolutamente cruciale, la necessità e l’interesse verso professionalità ibride è stata da subito elevata. Per questo, il Fintech è diventata sia la mia area principale di interesse professionale, sia la mia passione: portare prodotti sicuri, affidabili e innovativi, disegnati per le esigenze dei clienti è una sfida di cui non mi stanco mai”.

Come immagini il panorama fintech italiano ed europeo nel medio-lungo periodo? Il lockdown, secondo te, ha ridotto la distanza del servizio fra banche tradizionali e challenger banks?

“Dal mio punto di vista penso che nei prossimi anni assisteremo a un consolidamento dell'offerta Fintech europea, anche attraverso fusioni e acquisizioni, e allo sviluppo di più player paneuropei. Inoltre, la collaborazione tra banche e Fintech, di cui tanto si è parlato negli ultimi anni, diventerà nel breve medio periodo una pratica consolidata e, oserei dire, imprescindibile per tutti gli attori del settore.

D'altra parte penso che nel lungo periodo il panorama Fintech si popolerà di aziende che poco hanno a che fare con la finanza e la banca. Nuovi player che si concentreranno sul legame tra la finanza e la vita delle persone, sviluppando soluzioni sempre più integrate nella nostra quotidianità.

Per quanto riguarda la pandemia dei mesi scorsi, non credo avrà impatti profondi di lungo termine sul Fintech, come ha avuto, invece, la crisi finanziaria del 2009. In breve, penso che la fase del lockdown abbia agito da cartina tornasole di processi non solo bancari. Ha stressato, accelerato, complicato tutte le attività, ma era anche un'emergenza, e come tale straordinaria, in cui tante cose sono a posteriori anche ridimensionate e perdonate. Ora che quella fase è trascorsa (speriamo nella sua interezza), non ci sono dati a sostegno della tesi che in Europa la pandemia abbia influenze di lungo termine sulle abitudini bancarie dei clienti. Con questo non voglio dire che non ci sarà un aumento della digitalizzazione dei servizi finanziari, ma solo che non scaturirà dalla pandemia, ma dall'efficienza e fiducia che i player del settore sapranno dimostrare alla clientela”.

Quando parliamo di Fintech, è inevitabile oramai parlare di Open Banking e PSD2. In riferimento al tessuto imprenditoriale italiano, costituito in netta prevalenza da PMI, quali sono secondo te i vantaggi più importanti introdotti da questa direttiva europea per le piccole medie imprese?

“A mio avviso il più grande merito della PSD2 è stato quello di identificare i dati finanziari come proprietà a disposizione degli utenti cui si riferiscono, nonché quello di riconoscere alle istituzioni finanziarie il ruolo di gestori e manutentori, e non appunto di proprietari.

Questa impostazione della normativa europea ha una portata fondamentale ma ancora non del tutto espressa per il settore Fintech.  Da un lato perché il processo tecnologico di sviluppo e rilascio di soluzioni non è stato prorompente come qualcuno si attendeva, per motivi burocratici e di disponibilità delle infrastrutture. Dall’altro, l'adozione di soluzioni PSD2 richiede che la popolazione sia consapevole dei vantaggi, ma anche educata sui rischi e capace di prendere decisioni informate. In merito a questo secondo aspetto, le piccole e medie imprese italiane sono tra i soggetti che più beneficiano e beneficeranno dei servizi offerti grazie alla PSD2.

Innanzitutto le PMI italiane, nella loro incredibile varietà, che va per esempio da imprese del manifatturiero che generano milioni di utili, fino a piccoli commercianti e operatori del turismo, vedranno l'offerta loro dedicata specializzarsi, anche grazie all'analisi di dati attuali e affidabili relativi al cashflow”.

Inoltre, diverse sono le Fintech italiane ed europee che si rivolgono proprio alla piccola e media impresa, nel supporto alla contabilità, automatizzando e semplificando, grazie all'open banking, processi altrimenti complessi.

Ma non solo, anche nella relazione con il cliente, l'innovazione dei sistemi di pagamento porterà sempre più utenti ad acquistare attraverso ecommerce e ridurrà il costo della gestione del contante, grazie ai pagamenti digitali”.

Quali sono, invece, i principali vincoli culturali e strutturali su cui le istituzioni e gli operatori bancari (banche tradizionali e challenger bank) devono insistere e sono chiamati a cooperare, affinché l’open banking non faccia paura ai piccoli imprenditori, ma diventi un nuovo volano di crescita per loro?

“Partiamo dal presupposto che l'avversione al cambiamento è di per sé un istinto naturale, disegnato per proteggere l'essere umano dai pericoli. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un cambiamento rapidissimo della realtà, che molte piccole imprese italiane di lungo corso non hanno abbracciato, per un naturale timore del cambiamento. Tuttavia, ad oggi non si può continuare a pensare che internet e il digitale siano delle novità. Per questo credo che prima di tutto dobbiamo da italiani superare lo scetticismo generalizzato e disfattista che troppo spesso adottiamo, sostituendolo con del sano senso critico, di chi vuole conoscere quel che c'è di nuovo per cogliere opportunità. In questo senso credo che focalizzandosi sui benefici concreti, più che sugli strumenti, banche tradizionali e challenger banks posizioneranno in modo sempre più efficace prodotti digitali sul mercato delle PMI. Dal canto loro le istituzioni, con iniziative come la fatturazione elettronica e gli incentivi all'uso di strumenti di pagamento digitale, stimolano nel Paese un cambiamento che tende alla trasparenza, e aiuta la creazione di un sistema in cui l'innovazione trova terreno fertile”.

Marta non ha alcun accordo commerciale con Finom e la ringraziamo per il suo tempo e per aver condiviso con noi la sua visione.

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