Le immobilizzazioni materiali rappresentano beni tangibili a lungo termine che non sono destinati alla vendita, ma che servono a supportare l’attività produttiva nel tempo. Vediamo cosa sono, come si classificano e come vanno gestite correttamente in bilancio.
Cosa sono le immobilizzazioni materiali e perché sono importanti?
Le immobilizzazioni materiali sono beni fisici destinati a rimanere a lungo nell’organizzazione dell’impresa. Ne sono un esempio gli immobili, gli impianti, i macchinari e le attrezzature.
Dal punto di vista contabile, le immobilizzazioni materiali sono iscritte nell’attivo dello stato patrimoniale. Una loro gestione corretta non solo assicura la qualità del bilancio di esercizio, ma incide positivamente sulla redditività e sul valore complessivo dell’azienda.
La differenza tra immobilizzazioni materiali e immateriali sta nella loro natura: le prime sono beni concreti e tangibili, mentre le immobilizzazioni immateriali includono risorse prive di consistenza fisica, come software, licenze e brevetti.
Scopri il nostro conto businessLa classificazione delle immobilizzazioni materiali secondo OIC 16
Secondo l’OIC 16, le immobilizzazioni materiali si suddividono in diverse categorie:
- I terreni e fabbricati comprendono sia gli immobili utilizzati direttamente per le attività aziendali (come stabilimenti, uffici e magazzini) sia quelli detenuti come investimento.
- Impianti e macchinari fanno parte della dotazione tecnica produttiva, si va dagli impianti industriali fino ai macchinari automatizzati e alle attrezzature specialistiche.
- Le attrezzature industriali e commerciali includono strumenti manuali, apparecchiature di supporto e utensili, solitamente soggetti a un’usura più rapida rispetto agli altri beni.
- Nella categoria altri beni rientrano gli arredi, i veicoli aziendali, i computer e altri strumenti che non sono direttamente coinvolti nella produzione, ma comunque indispensabili per il corretto funzionamento dell’attività.
- Completano l’elenco le immobilizzazioni materiali in corso di realizzazione e gli anticipi su immobilizzazioni materiali pagati per l’acquisto di beni che devono ancora essere completati o consegnati.
Iscrizione a bilancio delle immobilizzazioni materiali: criteri e tempistiche
Le immobilizzazioni materiali vengono iscritte a bilancio nel momento in cui l’azienda acquisisce il bene e può iniziare a utilizzarlo, anche se l’effettivo impiego avviene in un secondo momento.
Il valore da registrare corrisponde al costo di acquisto o di produzione, comprensivo di tutte le spese direttamente collegate: trasporto, montaggio, collaudo e così via.
Secondo quanto previsto dal principio contabile delle immobilizzazioni materiali, è proprio la disponibilità all’uso a determinare il momento in cui il bene deve essere contabilizzato.
Scopri il servizio di fatturazione gratuitoOIC 16 e immobilizzazioni materiali: guida sintetica
L’OIC 16 è il principio contabile che regola la gestione delle immobilizzazioni materiali nel bilancio redatto secondo il Codice Civile italiano. Fornisce una guida completa su come rilevare, classificare, valutare e rappresentare correttamente questi beni all’interno dello stato patrimoniale.
Il principio chiarisce anche quando è possibile procedere a svalutazioni o a rivalutazioni, come gestire i contributi pubblici e in quali casi è ammessa la capitalizzazione dei costi delle immobilizzazioni materiali, ad esempio per spese straordinarie od oneri finanziari legati alla loro costruzione.
Ammortamenti delle immobilizzazioni materiali: come calcolarli?
L’ammortamento delle immobilizzazioni materiali serve a suddividere il costo di un bene lungo la sua vita utile, rappresentando in bilancio la perdita di valore che si verifica nel tempo.
Il metodo più utilizzato è quello delle quote costanti, che prevede la stessa quota di ammortamento ogni anno, calcolata con la formula:
Quota annuale = Costo del bene / Vita utile (anni)
Tuttavia, si possono adottare anche i metodi a quote decrescenti o quelli legati all’effettiva produzione, qualora risultino più rappresentativi della reale usura del bene.
Ad esempio, se un macchinario viene acquistato a 20.000 € e ha una vita utile di 5 anni, applicando la formula sopra citata, avremo: 20.000 € / 5 anni = 4.000 € / anno. Ogni anno si ammortizzeranno quindi 4.000 €, registrando la quota come costo d’esercizio immobilizzazione materiale nel conto economico e creando, nello stato patrimoniale, un fondo di ammortamento.
Le aliquote di ammortamento delle immobilizzazioni materiali variano a seconda della natura e del grado di usura del bene. L’aliquota percentuale si applica secondo la formula:
Quota annuale = Costo del bene × Aliquota %
Per esempio, un automezzo di valore 40.000 € si può ammortizzare al 25% (quindi 40.000 € × 25% = 10.000 € / anno), mentre un fabbricato di valore 500.000 € generalmente al 3% (quindi 500.000 € × 3% = 15.000 €/anno).
Scopri di più su FinomValutazione e capitalizzazione delle immobilizzazioni materiali
La valutazione delle immobilizzazioni materiali avviene inizialmente al costo storico, cioè il prezzo di acquisto o di produzione comprensivo di tutte le spese necessarie per rendere il bene pienamente operativo. Solo i costi direttamente collegati alla realizzazione o al miglioramento del bene (come lavori straordinari che ne aumentano l’efficienza o la durata) possono essere capitalizzati, ossia sommati al valore del bene stesso.
Nel corso del tempo, il valore delle immobilizzazioni materiali può variare. In bilancio, le rivalutazioni sono consentite soltanto se previste da specifiche disposizioni di legge, mentre le svalutazioni devono essere effettuate ogni volta che si verifica una perdita durevole di valore, ad esempio a causa di danni o dell’obsolescenza. Qualora le condizioni migliorino in un momento successivo, è possibile procedere alla ripresa di valore, nei limiti delle svalutazioni precedentemente contabilizzate.
Tutte queste operazioni devono essere riportate in modo trasparente all’interno della nota integrativa allegata al bilancio.
Dismissioni e vendite delle immobilizzazioni materiali: impatto contabile
Quando un’impresa vende o dismette un bene iscritto tra le immobilizzazioni materiali, il bilancio deve essere aggiornato al fine di riflettere puntualmente l’operazione. Il bene viene eliminato dall’attivo, sottraendo il suo valore netto contabile, cioè il valore d’origine diminuito degli ammortamenti già effettuati.
Se il prezzo di vendita supera tale importo, si registra una plusvalenza, che va inserita tra gli altri ricavi del conto economico. Al contrario, se il corrispettivo ricevuto è inferiore, si riconosce una minusvalenza da rilevare tra gli oneri di gestione.
Anche per le cessioni gratuite o per le rottamazioni, è necessario registrare la rimozione del bene, riflettendo l’eventuale perdita economica che ne deriva.
Immobilizzazioni materiali e IAS 16: confronto normativo
Nel confronto tra l’OIC sulle immobilizzazioni materiali e i principi contabili internazionali, il riferimento principale è lo IAS 16, che regola la gestione delle immobilizzazioni materiali secondo gli standard IFRS. Lo IAS 38, invece, riguarda esclusivamente le immobilizzazioni immateriali.
In linea generale, entrambi stabiliscono che il bene vada iscritto inizialmente al costo, includendo tutte le spese direttamente collegate. La vera differenza emerge nella fase successiva:
- Modello di valutazione. Lo IAS 16 permette di scegliere tra il modello del costo (in linea con l’OIC 16) e il modello del valore rivalutato, che prevede aggiornamenti periodici delle stime.
- Vita utile. Per lo IAS 16 la vita utile deve essere rivista regolarmente e, se necessario, modificata, con un piano di ammortamento aggiornato.
- Perdite durevoli di valore. Lo IAS 16 introduce test rigorosi di impairment per verificare che il valore contabile non superi quello recuperabile.
Nel complesso, gli standard internazionali offrono una maggiore flessibilità nella valutazione dei beni, ma impongono anche un livello superiore di dettaglio e di trasparenza informativa.
Per le aziende che redigono il bilancio consolidato secondo gli IFRS, conoscere e gestire correttamente queste differenze è fondamentale per garantire una rappresentazione fedele e coerente della situazione patrimoniale.
Investimenti e immobilizzazioni materiali: strategia finanziaria
Investire in immobilizzazioni materiali richiede una pianificazione attenta e una visione strategica di lungo periodo. Che si tratti di acquistare nuovi macchinari, di ampliare uno stabilimento o di rinnovare le attrezzature, ogni decisione deve essere valutata rispetto alla reale capacità dell’impresa di sostenere l’investimento nel tempo.
Per questo è fondamentale monitorare costantemente la liquidità aziendale, prevedere i flussi di cassa e considerare possibili scenari alternativi. Disporre di strumenti efficaci per l’analisi finanziaria e la gestione dei pagamenti aiuta a individuare il momento più opportuno per investire, evitando potenziali squilibri nei risultati d’esercizio e nel bilancio complessivo.
Un investimento ben pianificato nelle immobilizzazioni materiali può aumentare la produttività, migliorare il ritorno sull’investimento (ROI) e rafforzare la competitività dell’impresa, a patto che sia supportato da una gestione solida e consapevole.
FAQ
Come fare la revisione delle immobilizzazioni materiali?
Per fare la revisione delle immobilizzazioni materiali è importante verificare che tutti i beni iscritti in bilancio siano ancora presenti, utilizzati e correttamente valutati. Bisogna controllare ammortamenti, eventuali perdite di valore e coerenza tra i dati contabili e la situazione reale. In caso di errori o di variazioni, si deve procedere con le relative rettifiche o aggiornamenti.
Come si declina l’obiettivo di completezza delle immobilizzazioni materiali?
L’obiettivo di completezza delle immobilizzazioni materiali si raggiunge assicurandosi che tutti i beni effettivamente in uso, e che soddisfano i requisiti previsti, siano correttamente rilevati in bilancio. Ciò significa non tralasciare nessun bene rilevante, anche se ricevuto gratuitamente o costruito internamente, e includere tutti i costi accessori necessari per il loro utilizzo.
Come si tassano le immobilizzazioni materiali?
Le immobilizzazioni materiali non sono tassate direttamente, ma incidono sulla fiscalità attraverso gli ammortamenti, i quali rappresentano un costo deducibile dal reddito d’impresa. Inoltre, in caso di vendita, eventuali plusvalenze o minusvalenze contribuiscono alla formazione del reddito imponibile e, quindi, vanno a influenzare le imposte dovute.
Cosa sono le immobilizzazioni materiali nette?
Le immobilizzazioni materiali nette sono il valore contabile aggiornato dei beni materiali ancora in uso nell’impresa, ottenuto sottraendo dal valore d’acquisto gli ammortamenti già effettuati e le eventuali svalutazioni. È questo valore netto che viene riportato nello stato patrimoniale e rappresenta quanto valgono oggi gli immobili, i macchinari e le attrezzature dell’azienda.
Cosa va nei conti riclassificati XBRL delle immobilizzazioni materiali?
Nei conti riclassificati XBRL relativi alle immobilizzazioni materiali vanno inserite le principali voci previste dall’art. 2424 del Codice Civile: terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature, altri beni e immobilizzazioni in corso e acconti. Ogni voce deve essere indicata con il valore lordo, il fondo ammortamento e il valore netto, secondo gli schemi previsti per il bilancio in formato elettronico.
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