Il coefficiente di redditività è un parametro fondamentale per calcolare il reddito imponibile nel regime forfettario. Si tratta di una percentuale applicata ai ricavi che determina l’importo su cui vengono calcolate tasse e contributi. Scopri come funziona e come applicarlo correttamente alla tua attività.

Contenuti

Cos’è il coefficiente di redditività?

Il coefficiente di redditività è una percentuale stabilita dall’Agenzia delle Entrate che determina la quota di ricavi considerata come reddito imponibile nel regime forfettario.

Questa percentuale varia in base al codice ATECO dell’attività svolta e serve a semplificare la gestione fiscale, evitando la necessità di tenere traccia delle spese effettivamente sostenute.

La sua funzione principale è quella di fornire un metodo rapido per determinare il reddito imponibile su cui vengono calcolate le imposte e i contributi previdenziali, facilitando la pianificazione fiscale per le partite IVA.

Perché è importante conoscere il coefficiente di redditività?

Il coefficiente di redditività ha un ruolo centrale nel calcolo del reddito imponibile per chi aderisce al regime forfettario. Poiché viene applicato direttamente ai ricavi, esso permette di determinare in modo rapido la base su cui effettuare il calcolo per tasse e contributi previdenziali, senza dover documentare le spese sostenute.

Conoscere il coefficiente corretto offre diversi vantaggi:

  • Semplificazione fiscale: il regime forfettario elimina la necessità di registrare ogni singola spesa, riducendo di conseguenza la burocrazia.
  • Previsione delle imposte:conoscere in anticipo il reddito imponibile consente di stimare con precisione gli importi da versare all’Erario.
  • Gestione finanziaria più efficace: avere chiaro l’impatto fiscale aiuta a pianificare entrate e uscite in modo più strategico.

L’impatto sulle tasse e sui contributi previdenziali è determinante: un coefficiente più alto implica una maggiore quota di reddito soggetta a imposte, mentre un coefficiente più basso consente di beneficiare di una percentuale maggiore di spese forfettarie deducibili.

Regime forfettario e coefficiente di redditività

Il regime forfettario è un sistema fiscale agevolato pensato per liberi professionisti, freelance e piccole imprese con un fatturato annuo inferiore a 85.000 euro. Questo regime si caratterizza per la semplificazione contabile e fiscale in quanto applica un’imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività).

Uno degli elementi fondamentali del regime forfettario è il collegamento tra codice ATECO e coefficiente di redditività. Il codice ATECO identifica l’attività economica principalmente svolta e determina il coefficiente di redditività, ovvero la percentuale dei ricavi considerata reddito imponibile. Questo coefficiente varia in base al settore, permettendo di calcolare in modo standardizzato le tasse e i contributi da versare.

I vantaggi del regime forfettario per piccole imprese e professionisti sono:

  • Semplificazione contabile: non è richiesta la tenuta della contabilità ordinaria.
  • Aliquota fiscale ridotta: imposta sostitutiva più bassa rispetto ai regimi ordinari.
  • Esenzione IVA: i forfettari non applicano l’IVA sulle fatture emesse.
  • Costi deducibili calcolati in modo forfettario: non è necessario documentare le spese perché il coefficiente di redditività già incorpora una percentuale forfettaria dei costi.

Grazie a queste caratteristiche, il regime forfettario è particolarmente conveniente per chi ha dei costi di gestione contenuti e desidera una gestione fiscale più semplice, oltre che efficiente.

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Quali sono i coefficienti di redditività del regime forfettario?

Nel regime forfettario, il coefficiente di redditività è un parametro fondamentale per determinare la percentuale di ricavi su cui si calcolano le imposte e i contributi previdenziali. Questo valore varia a seconda del codice ATECO, che identifica le tipologie di attività svolte.

Elenco dei principali coefficienti di redditività per settore

SettoreCodici ATECOCoefficiente di redditività
Industrie alimentari e bevande10-1140%
Commercio all’ingrosso e al dettaglio45, 46.2-46.9, 47.1-47.7, 47.940%
Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande47.8140%
Commercio ambulante di altri prodotti47.82-47.8954%
Costruzioni e attività immobiliari41-42-43, 6886%
Intermediari del commercio46.162%
Servizi di alloggio e ristorazione55-5640%
Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, istruzione, servizi finanziari e assicurativi64-65-66, 69-70-71-72-73-74-75, 85, 86-87-8878%
Altre attività economiche01-02-03, 05-09, 12-33, 35-39, 49-53, 58-63, 77-82, 84, 90-96, 97-9967%

Esempi per settori specifici

Un commerciante al dettaglio con codice ATECO 47.1, operando nel settore del commercio, avrà un coefficiente di redditività del 40%. Ciò significa che solo il 40% del suo fatturato sarà considerato reddito imponibile, mentre il restante 60% verrà trattato come spese forfettarie e non sarà soggetto a imposte.

Per un consulente freelance che svolge attività di supporto alle imprese, il codice ATECO di riferimento potrebbe essere il 70.22.09, con un coefficiente di 78%. Questo valore implica che il 78% dei ricavi della sua attività sarà tassato, mentre il 22% sarà considerato come spese non documentabili.

Nel settore della ristorazione, un titolare di ristorante con codice ATECO 56.10.11 applicherà un coefficiente del 40%, proprio come nel commercio al dettaglio. Anche in questo caso, il 40% del fatturato sarà soggetto a tassazione, mentre il 60% rappresenterà la quota forfettaria di costi deducibili.

Come identificare il coefficiente corretto per la propria attività?

Per conoscere il coefficiente di redditività applicabile, il primo passo è individuare il proprio codice ATECO, assegnato al momento dell’apertura della partita IVA. Questo codice può essere reperito sul certificato di attribuzione della partita IVA, all’interno della visura camerale (se si possiede una ditta individuale) oppure accedendo al cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate.

Nel caso in cui un lavoratore svolga attività diverse, è possibile che abbia più codici ATECO, ognuno con un proprio coefficiente di redditività. In questo scenario, il fatturato complessivo dovrà essere suddiviso tra le varie attività in base ai ricavi generati da ciascuna, applicando il coefficiente corrispondente a ogni settore di riferimento.

Come si calcola il reddito imponibile con il coefficiente di redditività?

Il reddito imponibile nel regime forfettario si calcola applicando il coefficiente di redditività al fatturato annuo. Questo metodo sostituisce il calcolo tradizionale basato sulle spese effettive, semplificando la gestione fiscale.

Formula per il calcolo del reddito imponibile

Per determinare il reddito imponibile, si utilizza la seguente formula: Reddito Imponibile = Fatturato x Coefficiente di Redditività

Una volta ottenuto il reddito imponibile, su questo si calcolano le imposte e i contributi previdenziali dovuti.

Esempi pratici per attività con coefficienti diversi

Un libero professionista che offre consulenze, con un codice ATECO appartenente alla categoria delle attività professionali (coefficiente 78%), ha un fatturato annuo di 40.000 euro.

Il suo reddito imponibile sarà: 40.000 x 78% = 31.200 euro

Questo significa che su 31.200 euro verranno calcolate le imposte e i contributi, mentre il restante 22% del fatturato sarà considerato spesa forfettaria e non sarà soggetto a tassazione.

Se, invece, prendiamo in considerazione un commerciante al dettaglio con codice ATECO 47.1 e coefficiente di 40%, con un fatturato annuo di 50.000 euro, il calcolo sarà: 50.000 x 40% = 20.000 euro

In questo caso, solo 20.000 euro saranno soggetti a imposte e contributi, mentre il 60% del fatturato sarà considerato come spese forfettarie.

Un’impresa edile con codice ATECO 41, con un coefficiente di 86%, e un fatturato di 70.000 euro, avrà un reddito imponibile pari a: 70.000 x 86% = 60.200 euro

Poiché il coefficiente è elevato, la parte di fatturato esclusa dal calcolo delle imposte è solo il 14%, quindi l’impatto fiscale sarà più alto rispetto ad altri settori.

Errori comuni da evitare nel calcolo

Uno degli errori più frequenti è applicare il coefficiente di redditività solo a una parte del fatturato, anziché all’intero importo annuale. Questo può portare a una stima errata delle imposte e a dei problemi in fase di dichiarazione dei redditi.

Un altro errore riguarda la sottrazione delle spese effettive dal fatturato prima di applicare il coefficiente. Nel regime forfettario, infatti, le spese non vengono considerate in modo diretto: il coefficiente di redditività incorpora già una percentuale forfettaria di costi.

Infine, chi svolge più attività con codici ATECO differenti deve ricordare di applicare il coefficiente corretto a ciascuna attività e non calcolare un’unica percentuale media. In caso di errori, si rischia di versare imposte in eccesso o, al contrario, di incorrere in sanzioni per la presentazione di una dichiarazione errata.

Coefficiente di redditività e codice ATECO: quali sono le imposte e i contributi da pagare?

Il regime forfettario prevede un sistema di tassazione semplificato, in cui il calcolo delle imposte e dei contributi previdenziali avviene applicando il coefficiente di redditività ai ricavi dell’attività. Questo metodo consente di determinare il reddito imponibile, su cui si calcolano le imposte e gli oneri previdenziali.

Imposta sostitutiva nel regime forfettario

Nel regime forfettario, il pagamento delle imposte avviene attraverso un’unica imposta sostitutiva dell’IRPEF, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP.

L’aliquota fiscale applicabile è:

  • 5% per i primi 5 anni di attività, se si rispettano determinati requisiti per le nuove Partite IVA.
  • 15% a partire dal sesto anno di attività o per chi non può accedere all’aliquota agevolata.

Questa imposta sostitutiva viene applicata sul reddito imponibile, calcolato moltiplicando il fatturato annuo per il coefficiente di redditività specifico del codice ATECO.

Ad esempio, un consulente con fatturato di 30.000 euro e coefficiente di 78% avrà un reddito imponibile di 23.400 euro. Se è nei primi cinque anni di attività, pagherà il 5% di imposta sostitutiva, quindi 1.170 euro. Se invece è oltre il quinto anno, l’imposta da versare salirà al 15%, per un totale di 3.510 euro.

Determinazione dei contributi INPS

Oltre alle imposte, chi aderisce al regime forfettario deve versare i contributi previdenziali, che variano in base alla categoria di appartenenza:

  • Liberi professionisti con cassa previdenziale dedicata (ad esempio ingegneri, avvocati, commercialisti) versano i contributi secondo le regole della propria cassa professionale.
  • Artigiani e commercianti iscritti alla gestione INPS devono pagare contributi fissi annuali, indipendentemente dal fatturato, più un’aliquota variabile calcolata sul reddito imponibile.
  • Liberi professionisti senza cassa previdenziale rientrano nella Gestione Separata INPS, versando un contributo proporzionale al reddito imponibile.

Per artigiani e commercianti, i contributi minimi da versare all’INPS nel 2025 sono:

  • 4.427,04 euro annui per gli artigiani (suddivisi in 4 rate trimestrali), con un’aliquota aggiuntiva del 24% sui redditi superiori a 18.415 euro.
  • 4.515,43 euro annui per i commercianti, con un’aliquota aggiuntiva del 24,48% sui redditi superiori a 18.415 euro.

Per un commerciante con un fatturato di 50.000 euro e coefficiente di 40%, il reddito imponibile sarà 20.000 euro. Poiché supera la soglia del minimale contributivo, dovrà versare 4.515,43 euro di contributi fissi più il 24,48% su 1.585 euro (la parte di reddito oltre i 18.415 euro), per un totale di circa 4.900 euro.

I professionisti senza cassa previdenziale, invece, versano i contributi alla Gestione Separata INPS, con un’aliquota del 26,07% sul reddito imponibile. Ad esempio, un web designer con fatturato di 40.000 euro e coefficiente di 78% avrà un reddito imponibile di 31.200 euro e pagherà circa 8.130 euro di contributi previdenziali.

Come trovare e applicare il proprio coefficiente di redditività?

Per determinare correttamente il proprio coefficiente di redditività, è fondamentale identificare il codice ATECO assegnato all’attività e consultare le tabelle ufficiali dell’Agenzia delle Entrate.

Passaggi per individuare il codice ATECO corretto

Il codice ATECO è un numero che identifica l’attività economica svolta ed è attribuito al momento dell’apertura della partita IVA.

Per trovare il codice corretto è possibile:

  • Consultare il certificato di attribuzione della Partita IVA rilasciato dall’Agenzia delle Entrate.
  • Verificare la visura camerale, se si è titolari di una ditta individuale o di una società iscritta alla Camera di Commercio.
  • Accedere al proprio cassetto fiscale sul sito dell’Agenzia delle Entrate per controllare i dati registrati.
  • Utilizzare i motori di ricerca dei codici ATECO, disponibili online, inserendo parole chiave relative alla propria attività.

Se si svolgono più attività, è possibile avere più codici ATECO, ognuno con un proprio coefficiente di redditività. In questi casi, il fatturato va suddiviso per ogni attività e tassato con il coefficiente corrispondente.

Dove trovare informazioni ufficiali sul proprio coefficiente di redditività

L’elenco aggiornato dei coefficienti di redditività è disponibile nei documenti ufficiali pubblicati dall’Agenzia delle Entrate.

Per verificarlo, è possibile:

  • Consultare la guida ufficiale dell’Agenzia delle Entrate dedicata al regime forfettario.
  • Accedere alla sezione Codici ATECO sul sito dell’ISTAT per verificare la corretta classificazione dell’attività.
  • Contattare un commercialista per ricevere assistenza nella scelta del codice più vantaggioso dal punto di vista fiscale.

Strumenti e risorse utili per il calcolo

Per calcolare il reddito imponibile e determinare l’importo delle tasse e dei contributi da versare, si possono utilizzare diversi strumenti:

  • Calcolatori online: disponibili su siti di consulenza fiscale, permettono di inserire il fatturato e il codice ATECO in modo da ottenere il reddito imponibile.
  • Software di contabilità: programmi dedicati alla gestione delle partite IVA forfettarie che automatizzano il calcolo delle imposte e dei contributi.

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  • Applicazioni fiscali: strumenti digitali forniti da alcuni servizi di consulenza, che aiutano a monitorare le scadenze fiscali e a stimare i costi fiscali in modo anticipato.

Coefficiente di redditività: esempi pratici e simulazioni di calcolo 

Per comprendere meglio come il coefficiente di redditività influisca sul reddito imponibile e, di conseguenza, sulle imposte da versare nel regime forfettario, vediamo alcune simulazioni di calcolo per diverse categorie ATECO.

Simulazioni di calcolo per diverse categorie ATECO

Esempio 1: Consulente freelance (Codice ATECO 70.22.09 – Coefficiente 78%)

Un consulente aziendale che offre servizi di strategia e comunicazione ha un fatturato annuo di 50.000 euro. Applicando il coefficiente di redditività del 78%, il reddito imponibile sarà: 50.000 x 78% = 39.000 euro

Se il consulente è nei primi cinque anni di attività e ha diritto all’aliquota agevolata del 5%, pagherà: 39.000 x 5% = 1.950 euro di imposta sostitutiva

Se, invece, ha superato i cinque anni, l’aliquota sale al 15%, quindi: 39.000 x 15% = 5.850 euro di imposta sostitutiva

Oltre all’imposta, il consulente dovrà versare anche i contributi INPS alla Gestione Separata, pari al 26,07% del reddito imponibile: 39.000 x 26,07% = 10.167,30 euro di contributi previdenziali

Esempio 2: Commerciante al dettaglio (Codice ATECO 47.19.10 – Coefficiente 40%)

Un commerciante che gestisce un negozio di abbigliamento ha un fatturato annuo di 50.000 euro. Il coefficiente di redditività per il commercio al dettaglio è del 40%, quindi il reddito imponibile sarà: 50.000 x 40% = 20.000 euro

Se rientra nell’aliquota agevolata del 5%, pagherà: 20.000 x 5% = 1.000 euro di imposta sostitutiva

Se, invece, è oltre i primi cinque anni: 20.000 x 15% = 3.000 euro di imposta sostitutiva

Essendo un commerciante, dovrà inoltre versare i contributi fissi INPS, pari a 4.515,43 euro annui, più il 24,48% sulla parte di reddito eccedente i 18.415 euro: (20.000 - 18.415) x 24,48% = 386,99 euro

Quindi i contributi totali ammonteranno a circa 4.900 euro annui.

Comparazione tra redditi imponibili di attività simili con coefficienti diversi

Vediamo ora il confronto tra due attività con lo stesso fatturato annuo di 50.000 euro, ma con coefficienti di redditività diversi:

AttivitàCodice ATECOCoefficiente di RedditivitàReddito ImponibileImposta al 15%Contributi Previdenziali
Consulente freelance70.22.0978%39.000 €5.850 €10.167 € (Gestione Separata)
Commerciante al dettaglio47.19.1040%20.000 €3.000 €4.900 € (Artigiani/Commercianti INPS)

Dall’analisi emerge come il coefficiente di redditività incida significativamente sull’ammontare del reddito imponibile e, di conseguenza, sulle imposte e sui contributi da versare.

Il consulente freelance, avendo un coefficiente più alto (78%), si trova a dichiarare un reddito imponibile quasi doppio rispetto al commerciante, pagando così imposte e contributi maggiori. Tuttavia, il commerciante, pur avendo un reddito imponibile più basso, deve comunque versare i contributi fissi INPS, che rappresentano un costo fisso indipendente dal fatturato.

Coefficiente di redditività: strategie di ottimizzazione fiscale

La scelta del regime fiscale e la corretta gestione del coefficiente di redditività possono influenzare significativamente il carico fiscale di un professionista o di un’impresa. Con una pianificazione attenta, è possibile ridurre legalmente le imposte e massimizzare i benefici fiscali.

Come scegliere il regime fiscale più vantaggioso

Il regime forfettario è spesso la scelta migliore per chi ha un fatturato annuo inferiore a 85.000 euro, pochi costi documentabili e desidera una gestione fiscale semplificata. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente il proprio coefficiente di redditività.

Ad esempio, un consulente con codice ATECO 70.22.09 e coefficiente del 78% avrà un reddito imponibile elevato rispetto al fatturato, il che potrebbe rendere più conveniente il regime ordinario, dove può detrarre i costi effettivi. Al contrario, un commerciante con coefficiente del 40% potrebbe trarre vantaggio dal regime forfettario, in quanto la percentuale di spese deducibili è più alta.

Per chi ha elevati costi di gestione, come affitti, forniture o dipendenti, il regime ordinario potrebbe risultare più vantaggioso, permettendo la deduzione di tutte le spese reali e la detrazione dell’IVA.

Suggerimenti per ridurre legalmente il carico fiscale

Esistono diverse strategie per ottimizzare la fiscalità nel regime forfettario:

  • Valutare il codice ATECO più adatto: la scelta del codice ATECO può influenzare il coefficiente di redditività e, quindi, il reddito imponibile. Se si svolgono più attività, è possibile suddividere il fatturato tra più codici in modo da ottimizzare il calcolo delle imposte.
  • Sfruttare l’aliquota agevolata del 5%: nei primi cinque anni di attività, le partite IVA forfettarie possono beneficiare di un’imposta sostitutiva ridotta al 5%. Pianificare l’avvio dell’attività in modo da rientrare in questa fascia può portare a notevoli risparmi fiscali.
  • Monitorare il limite degli 85.000 euro di fatturato: superare questa soglia comporta l’uscita dal regime forfettario e il passaggio alla contabilità ordinaria, con un aumento della tassazione. Una gestione attenta della fatturazione può evitare di oltrepassare questo limite e di mantenere i vantaggi fiscali.
  • Valutare i contributi previdenziali: per artigiani e commercianti, i contributi fissi possono rappresentare un costo rilevante. Chi ha un fatturato basso potrebbe valutare l’iscrizione alla Gestione Separata INPS, dove i contributi sono calcolati solo in base al reddito imponibile.
  • Compensare i contributi con la deduzione fiscale: i contributi previdenziali versati sono deducibili dal reddito imponibile. Pianificare in anticipo i versamenti può ridurre l’importo delle imposte da pagare.

Errori da evitare nella pianificazione fiscale

Molti lavoratori autonomi commettono errori che possono portare a pagare più imposte del necessario o a perdere vantaggi fiscali.

Tra gli errori più comuni ci sono:

  • Sottovalutare il coefficiente di redditività: alcuni professionisti scelgono il regime forfettario senza considerare che un coefficiente elevato potrebbe portarli a pagare più tasse rispetto al regime ordinario.
  • Dimenticare la soglia degli 85.000 euro: un piccolo sforamento può comportare l’uscita dal regime agevolato e l’applicazione della tassazione ordinaria per l’intero anno fiscale.
  • Non pianificare i versamenti contributivi: chi non prevede con anticipo il pagamento dei contributi INPS potrebbe trovarsi a dover affrontare costi imprevisti a fine anno.
  • Ignorare le possibili deduzioni: anche se il regime forfettario non prevede la detrazione delle spese, è comunque possibile dedurre i contributi previdenziali, riducendo l’imponibile e l’importo delle imposte.
  • Ignorare gli aggiornamenti normativi: le aliquote fiscali e previdenziali possono cambiare ogni anno. Controlla sempre i dati aggiornati sui siti ufficiali, come quello dell'INPS e dell'Agenzia delle Entrate, oppure affidati a professionisti come commercialisti o consulenti fiscali.
  • Calcolo errato dei contributi aggiuntivi: Assicurati di calcolare correttamente il contributo aggiuntivo sull'importo che supera il reddito minimo previsto dal tuo attuale regime fiscale.

Domande Frequenti

Come si differenzia il coefficiente di redditività dal margine di profitto?

Il coefficiente di redditività è una percentuale fissa usata nel regime forfettario per calcolare il reddito imponibile, mentre il margine di profitto misura il guadagno effettivo sottraendo i costi reali dai ricavi.

Qual è la differenza tra coefficiente di redditività e ROI (Return on Investment)?

Il coefficiente di redditività determina la quota di ricavi tassabile nel regime forfettario, mentre il ROI (Return on Investment) misura la redditività di un investimento rispetto al capitale investito.

È possibile calcolare il coefficiente di redditività per un progetto specifico?

No, il coefficiente di redditività è fissato dall’Agenzia delle Entrate in base al codice ATECO dell’attività, quindi non può essere calcolato per un singolo progetto.

Come confrontare i coefficienti di redditività tra diverse aziende?

Per confrontare i coefficienti di redditività tra aziende, bisogna considerare il codice ATECO di ciascuna attività, poiché ogni settore ha percentuali diverse stabilite dall’Agenzia delle Entrate.

Cosa indica un coefficiente di redditività basso?

Un coefficiente di redditività basso indica che una maggiore percentuale del fatturato è considerata spesa forfettaria, riducendo il reddito imponibile e, di conseguenza, le imposte da pagare.

In quali settori il coefficiente di redditività è più utile?

Il coefficiente di redditività è più utile nei settori con bassi costi documentabili, come consulenza, professioni liberali e servizi, dove semplifica il calcolo delle imposte senza necessità di dedurre spese reali.

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