Con Impact Hub andiamo alla scoperta delle start up italiane ad alto impatto sociale, quelle che vogliono migliorare il mondo in cui viviamo!

Secondo il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021, l’Italia è un Paese guida nel campo dell’economia circolare. Un settore che impiega 112.000 persone, per un fatturato aggregato che vale 70 miliardi di euro, in costante crescita.

In questo contesto gioca un ruolo importante la bioedilizia, un tassello importante nella rivoluzione della sostenibilità. Lo sanno bene Tiziana Monterisi e Alessio Colombo, co-fondatori di Ricehouse, la società benefit  ospitata nella sede di Milano di Impact Hub, l’incubatore di startup ad alto impatto sociale e ambientale. Noi di Finom inauguriamo proprio oggi una partnership con Impact Hub, perché ci piace chi vuole migliorare il mondo e vogliamo raccontarvi le loro storie!

 

1. Tiziana, come e perché nasce Ricehouse? In che misura questa startup, poi diventata società benefit, affonda le sue origini nei tuoi studi di Architettura?

Mi sono sempre occupata di bioedilizia e di economia sostenibile fin dai tempi del Politecnico, quando studiavo Architettura. Poi la vita mi ha portato a Biella e da qui, osservando come gli scarti del riso venivano distrutti, quindi bruciati nei campi o mandati negli inceneritori, ho cercato di capire come poterli riutilizzare. Studiando la paglia di riso, ho scoperto che questo materiale che la natura ci offre ha caratteristiche organolettiche ottimali per l’impiego nei cantieri. Così nel 2016, insieme ad Alessio, geologo –, che è anche il mio compagno di vita, ho fondato la startup Ricehouse, che produce e commercializza prodotti 100% naturali per la bioedilizia.

Ricehouse nasce con l’obiettivo di sviluppare un modello di impresa sostenibile, mettendo al centro del proprio business la sintonia tra uomo e ambiente. Successivamente, nel 2020, siamo diventati una Società Benefit. Ciò significa che la startup mantiene lo scopo di lucro, ma in aggiunta ha un’ulteriore finalità: quella di promuovere un cambiamento responsabile nella società. Ricehouse rappresenta un esempio concreto di “economia circolare”, che va a scardinare l’edilizia tradizionale, ritenuta la terza attività più inquinante al mondo. Ma non ci siamo fermati qui! Attualmente abbiamo intrapreso il percorso per ottenere la certificazione B Corporation® (o B Corp®).

Ricehouse si è recentemente riorganizzata, prevedendo al suo interno 3 diverse business unit: progetto, materiali e open innovation. La prima è dedicata ai progetti di architettura che hanno subito un grande impulso con il superbonus 110% per i lavori di efficientamento energetico, la seconda si occupa dello sviluppo di nuovi materiali edili 100% naturali e l’ultima, ma non per importanza, è la “open innovation” che offre consulenza alle aziende di diversi settori - dal design alla moda passando per la salute - che vogliono utilizzare come materie prime prodotti naturali.

 

2. Quali sono le vostre aspettative per il 2021 per quanto riguarda la vostra impresa e il settore dell'economia circolare?

Con Ricehouse vogliamo sviluppare progetti sempre più innovativi e raggiungere gli obiettivi prefissati: 3 milioni di fatturato per il 2021, che equivale a 10 volte il fatturato 2020, oltre all’espansione in nuovi mercati esteri, a cominciare da Svezia, Austria, Germania e Francia.

Miscelando calce e lolla di riso, ad oggi realizziamo una ventina di prodotti, 100% naturali e biodegradabili - che vanno dai mattoni ai pannelli, dai massetti alle finiture, fino alle vernici – ma vogliamo continuare a investire in ricerca e tecnologia per ampliare ulteriormente la nostra gamma.

Oggi più che mai è necessario uscire dalle logiche di “economia lineare” - che negli ultimi 50 anni ha fortemente sfruttato il pianeta - ed entrare in un’ottica di “economia circolare”. Già da tempo ho eliminato completamente dai miei cantieri l'impiego di materiali di origine petrolchimica, sostituendoli con materiali 100% naturali, che arrivati a fine vita non andranno a impattare sull’ambiente, in quanto bio compostabili e biodegradabili.

 

3. La vittoria al Premio Marzotto nel 2019 vi ha consentito di accedere a un percorso di accelerazione, della durata di tre mesi, in Impact Hub Milano. Cosa ha significato per voi questa esperienza e quale è il valore aggiunto nel vivere la crescita della propria impresa in un contesto innovativo e disruptive come questo? 

Networking, seed money, training, mentoring e co-working: questo è quello che offre il percorso di accelerazione di Impact Hub, rivolto a startup ad alto impatto sociale, ambientale e culturale. Per noi questa esperienza ha rappresentato davvero un ottimo trampolino di lancio e possiamo tranquillamente affermare che la vincita del premio Gaetano Marzotto è stato il primo passo che ci ha portato verso l’aumento di capitale di 600 mila euro recentemente concluso. Il round di finanziamento è stato sottoscritto da tre importanti investitori - Boost Heroes (Gruppo B Holding), Impact Hub e a|impact (Avanzi Etica Sicaf EuVECA spa) -, da una realtà all'avanguardia nel panorama dell'industria alimentare come Riso Gallo e da un pool di privati, fra cui l’imprenditore francese Jean-Sébastien Decaux, azionista di JCDecaux Holding e di JCDecaux SA.

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4. Come i servizi finanziari online possono aiutare una startup a crescere? Quali sono le necessità di questo tipo che si possono meglio soddisfare con un servizio online, rispetto a uno tradizionale?

I servizi finanziari online rappresentano un pilastro importante per il successo di una startup, in quanto la sostengono e l’aiutano a crescere. Dal mio punto di vista, la gestione economica online rappresenta un aiuto concreto per tutti quegli imprenditori, che si devono quotidianamente scontrare con l‘alto tasso di burocrazia del nostro paese. Con l’online, per esempio, una startup può accedere molto più facilmente a una serie di strumenti di finanza agevolata, come incentivi e garanzie sul credito, oltre a finanziamenti per startup a fondo perduto, finanziamenti per startup a vocazione femminile o contributi per incrementare l’imprenditorialità giovanile.

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