Insieme ad Impact Hub continuiamo il nostro viaggio tra le startup che vogliamo migliorare il mondo!

Secondo l’ultima Relazione del Ministero del lavoro e INAPP (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) sullo stato di attuazione della legge che disciplina il diritto al lavoro dei disabili, sono quasi 900.000 gli italiani iscritti al collocamento mirato, finalizzato all’integrazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità.

Eppure, secondo l’ISTAT, solo il 30% degli italiani con disabilità riesce ad accedere a un posto di lavoro, che possa consentire l’autonomia economica e il riconoscimento della piena cittadinanza.

In questo quadro desolante, aggravato dalla pandemia dell’ultimo anno, si colloca, però, l’esperienza positiva di Abile Job, una startup a vocazione sociale nata nel 2016 a Torino, che lavora all’interno dell’Impact Hub piemontese. 

Per saperne di più, abbiamo intervistato Renzo Marcato, founder di Abile Job, da anni impegnato nel volontariato e che ha fatto dell’inclusione sociale delle persone con disabilità una delle sue ragioni di vita.

Renzo, innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito per questa chiacchierata. Partiamo subito dal tuo percorso professionale. Nel 2016 hai deciso di cambiare decisamente rotta professionale. Cosa ti ha spinto a lasciare, dopo 30 anni, il tuo lavoro nella divisione HR di una nota multinazionale per reinventarti startupper e fondare di Abile Job?

RM: In questi anni ho incontrato un giovane startupper, al quale ho rivolto la stessa domanda. Lui mi ha risposto così: “Nella vita, prima o poi, è necessario darsi un obiettivo nobile”. Un po’ per il mio background di volontariato ma anche, e soprattutto, per merito dell’esperienza vissuta in azienda, dove sono stato coinvolto nella realizzazione e promozione di progetti di inclusione sociale, è nata l’idea: creare un’agenzia per il lavoro dedicata in modo specifico al collocamento mirato (Legge 68/99). Una modalità “ponte” tra il mondo delle imprese e le persone con disabilità/invalidità in cerca di opportunità lavorative.

I disabili sono uno degli anelli più deboli della nostra società e la pandemia ha ribadito ulteriormente questa fragilità. Quanto è importante incentivare il collocamento mirato e quanto è necessario lavorare sulle competenze delle persone con disabilità, per consentire loro la piena integrazione nel mondo del lavoro?

RM: Credo che parlare di “anello debole” sia improprio. Piuttosto, viviamo in una società dove il parametro dello “scarto” è predominante rispetto all’inclusione. E questo aspetto è trasversale, poiché riguarda tutte e tutti. Per questo è necessario operare in un’ottica di crescita culturale e di conoscenza attraverso una formazione specifica.

Spesso le aziende inquadrano l’obbligo di legge in quanto tale: un obbligo, null’altro. In realtà, questo dovere può rivelarsi un’opportunità, perché le persone possiedono delle competenze e, se messe nelle giuste condizioni, possono divenire delle risorse vere e proprie. Puntare su ciò che le persone sanno fare sposta il punto di vista e consente di valorizzare l’inserimento. Inoltre, chi ha vissuto o vive sulla propria pelle una disabilità o una situazione di salute critica, spesso ha acquisito una maggiore resilienza ed affronta la vita di tutti i giorni con una carica che fa la differenza.

"I FormidAbili" è uno dei vostri progetti di inclusione sociale più importanti a cui state lavorando in questo periodo. In cosa consiste e quali sono gli obiettivi da raggiungere? 

RM: Mi fa piacere parlare di questo progetto! Tutto è nato grazie al contatto con la società benefit (RI)Generiamo, costituita nel giugno 2020 con il sostegno di Leroy Merlin, che ci ha chiesto di proporre un’idea innovativa per l’inclusione di persone con disabilità nei negozi di questa importante catena della GDO. Noi abbiamo elaborato una progettualità che è stata approvata e, iniziando con due store “test” a Moncalieri e Fiumicino, siamo partiti. Il coinvolgimento degli store è stato fantastico! Ad oggi, sono entrati in gioco 21 negozi, sui 50 totali in Italia, per inserire persone autistiche e con la Sindrome di Down. L’obiettivo è, attraverso un percorso strutturato e sostenibile nel tempo, consentire alle persone di essere assunte, dopo un tirocinio iniziale. In questi casi si tratta di seguire una serie di step, dalla formazione dei comitati di direzione dei negozi e dei tutor volontari interni (affidata al Centro Paideia di Torino), ai sopralluoghi nei negozi, l’individuazione dei ruoli, il confronto e la collaborazione con associazioni presenti sul territorio (siamo in partnership con AIPD e ANGSA nazionali). È un progetto nel quale possiamo crescere tutte e tutti, imparare molte cose, migliorare la nostra relazione con gli altri. Insomma, una grande avventura e sfida, nella quale non bisogna lasciare nulla al caso.

Ultima domanda! I servizi finanziari online come possono aiutare una startup a crescere? Quali sono le necessità di questo tipo che si possono meglio soddisfare con un servizio online, rispetto a uno tradizionale?

 Certamente i servizi finanziari online possono rappresentare un punto di riferimento importante per chi si avvia ad un’attività di startup. Nella maggior parte dei casi, i neoimprenditori devono autofinanziarsi e, come è facile immaginare, il nodo procedurale e burocratico tradizionale, può risultare di impedimento al processo di sviluppo iniziale. La modalità on line agevola i procedimenti e permette di snellire e ottimizzare i tempi, aspetto fondamentale per uno startupper.

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